Kirk Douglas
Cinema,  Spettacolo

Kirk Douglas è morto: i 10 film da non perdere

Kirk Douglas ci lascia a 103 anni

Icona intramontabile della vecchia Hollywood, Kirk Douglas si è spento all’età di 103 anni, lasciando in eredità al grande pubblico un patrimonio cinematografico d’eccezione: lo ricordiamo infatti nei panni del ribelle e statuario Spartaco, del folle e geniale Van Gogh e del colonnello Dax in Orizzonti di gloria, solo per citarne alcuni.

Nel corso della sua lunga vita ha collaborato con celebri registi del calibro di Stanley Kubrick, Billy Wilder e Jacques Torneur.

I dieci film più famosi

Le catene della colpa (1947)

Secondo film della carriera di Douglas, diretto da Torneur, rientra a pieno titolo nel genere noir, con gli elementi caratteristici del genere: l’atmosfera tenebrosa, la dark lady e le ombre del passato che tornano a tormentare il protagonista. Kirk Douglas, appena trentunenne, veste i panni del gangster With Sterling che tallona un detective per un riscatto.

Kirk Douglas
Kirk Douglas ne “Le catene della colpa”

Lo zoo di vetro (1950)

Tratto dall’opera teatrale di Tennessee Williams, ha voluto sondare i lati bui e contraddittori dell’America del dopoguerra. Al centro campeggiano Laura Wingfield, un’ingenua fanciulla zoppa, e il pragmatico ex compagno di liceo Jim O’ Connor, di cui la ragazza si innamora inutilmente.

L’asso nella manica (1951)

Una delle migliori interpretazioni di Douglas, che qui interpreta il ruolo di un giornalista spregiudicato e arrivista, che decide di intervistare un operaio rimasto sepolto vivo in una miniera del New Mexico. Inoltre il film, con singolare preveggenza, anticipa la morbosa, crescente spettacolarizzazione di tragedie familiari o, più semplicemente, della vita quotidiana.

Da Ulisse a Van Gogh: Kirk Douglas trasformista

Ulisse (1954)

Probabilmente uno dei film più celebri di Douglas, ma forse uno dei quelli meno riusciti: il suo Ulisse, rispetto a quello di Bekim Fehmiu per lo sceneggiato televisivo di Franco Rossi, manca della malinconia e delle sfumature psicologiche che fanno di Ulisse l’eroe omerico più affascinante e sfaccettato di sempre. Infatti si mostra troppo sano, troppo scattante: Douglas, comunque, magnetizza lo spettatore come un vero eroe hollywoodiano.

20.000 leghe sotto i mari (1954)

Tratto dall’acclamato romanzo di Jules Verne, vede Douglas nei panni del marinaio Ned, affiancato dal capitano James Mason (Nemo). Douglas è il protagonista della scena clou del film: l'”infiocinatura” del calamaro gigante che salverà la vita al capitano.

Il cacciatore di indiani (1955)

Uno dei primi western movie che inizia a mostrare simpatia per l’altra faccia della medaglia, la controparte indiana: per Douglas, nei panni del nerboruto Johnny Hawks, non sarà una sfida banale effettuare la traversata del territorio Sioux.

Brama di vivere (1956)

Douglas veste i panni del controverso e geniale pittore Vincent van Gogh, muovendosi tra le tinte oscure della Parigi bohémienne e quelle vivaci e distese della campagna di Arles. Infatti, la somiglianza fisica con il Vincent degli autoritratti e la devozione con cui Douglas interpreta il ruolo ne fanno uno dei lavori più riusciti. Qui recita ancora con Anthony Quinn, suo avversario in Ulisse, qui nei panni di Paul Gaugin.

Con Kubrick, Kirk Douglas sale di livello

Orizzonti di gloria (1957)

È il primo dei due film con Kubrick (l’altro è Spartacus), antimilitarista e antiviolento. Per l’appunto, Douglas interpreta il colonnello Dax, impegnato sul fronte occidentale in un delicato frangente della Prima Guerra Mondiale.

Kirk Douglas
Kirk Douglas in “Orizzonti di gloria”

Spartacus (1960)

Il più celebre ribelle della storia trova un interprete d’eccezione nel fisico statuario e inamovibile di Douglas. In particolare, l’attore insistette perché fosse accreditato nei titoli lo sceneggiatore Dalton Trumbo, nella lista dei maccartisti.

Uomini e cobra (1970)

In questo western diretto da Joseph Mankiewicz, Douglas è un prigioniero evaso che va alla ricerca di un bottino nascosto in precedenza: si tratta di una rilettura un po’ ironica del western di genere, considerato che Douglas interpreta con sagacia la figura dell’idiota accecato dalla sete di guadagno e pronto a tutto.

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