Dizionario Opera

Kluge, Die

Orff incominciò a lavorare all’opera già nel 1938, affiancandola alla precedente fiaba Der Mond , con l’intento di formare un dittico rappresentabile in un’unica serata; la coppia di operine doveva presentare caratteri divergenti, estrinsecando in sostanza le due anime della tradizione popolare, quella godereccia e truffaldina da un lato ( Der Mond ) e quella saggia dall’altro. Ancora una volta il compositore attinse l’intreccio dalle favole dei fratelli Grimm, eliminandone però ogni retaggio Biedermeier . Lo scioglimento dei tre enigmi è addirittura un archetipo narrativo antico di millenni, e garantisce al soggetto la pacatezza di un tono saldamente radicato nell’immaginario ancestrale.

Un contadino trova nel proprio campo un pestello d’oro e, tutto speranzoso in un ricco compenso, decide di consegnarlo al re; la sua saggia figliola tenta di metterlo in guardia contro questa ingenuità, dal momento che difficilmente il re potrà credere che il pestello sia stato rinvenuto senza mortaio e sospetterà il contadino di furto. Mentre il padre, rinchiuso in carcere come previsto, impreca contro i sovrani ingiusti e la sorte avversa, la figlia risolve tre enigmi che il re le propone per metterla alla prova. Affascinato dalla sua intelligenza, il re sposa la giovane, ma dopo qualche tempo decide di ripudiarla, infastidito dalla sua intromissione a favore di un asinaio, condannato a torto dallo stesso sovrano. Per non infierire, il re concede alla consorte di portare via con sé ciò che le è più caro, chiudendolo in una cassapanca che egli le dona; ma sarà proprio lui a venire addormentato dalla donna e adagiato nella cassapanca, dove si ritroverà al risveglio, quando la commozione imporrà, com’è naturale, il perdono reciproco.

Se in Der Mond il palcoscenico era divido in tre diversi livelli, a simboleggiare il cielo, la terra e l’Ade, in Die Kluge la volontà di mantenere distinti la coppia regale e il comune popolino detta il ricorso alla struttura del teatro elisabettiano, con i due spazi distinti dell’ inner stage e del main stage . Shakespeare è un po’ il nume nel cui segno scorre quest’opera, sia per la presenza di alcune citazioni (il motto conclusivo deriva da Troilus and Cressida ) sia, soprattutto, per l’inserimento delle figure dei tre vagabondi, che Orff ammise espressamente di aver desunto dai buffoni shakespeariani, pur calcando un po’ sulla componente grottesca e assimilandoli, quindi, anche alla commedia dell’arte. Rispetto a Der Mond , l’opera è impostata secondo una ritmica più composta ma anche più rigorosa, in sintonia con il carattere di ragionevolezza e di equilibrio che connota la protagonista; se vengono meno gli incanti ‘lunari’ irradiati da strumentini iridescenti, interviene però una componente melodica più sciolta e appassionata, che si addice all’attrazione amorosa del re e della saggia, preludendo alle tenerezze della Bernauerin . È inoltre interessante l’avvicinamento di Orff alla tecnica brechtiana della Entfremdung , fin dall’esordio in cui compare la dicitura ‘Storia del re e della donna saggia’; la scarnificazione dell’apparato scenico-orchestrale a favore di un’estrema oggettività si rispecchia anche in certi recitativi sorretti dalle sole percussioni, con esiti ancora inediti nella sperimentazione ritmica di Orff. L’orchestra non si limita però a una funzione esornativa, e anzi acquista nella sua essenzialità una forza ancor più graffiante; in questo modo (pur in assenza di un narratore, materialmente presente sulla scena a delucidare gli eventi) l’opera ritrova nell’apparato strumentale il più eloquente commento esplicativo, non succedaneo al plot , ma capace di illuminare la fisionomia individuale dei personaggi e il loro dinamico interagire.

Type:

(La saggia) Dodici scene

Author:

Carl Orff (1895-1982)

Subject:

libretto proprio

First:

Francoforte, St&aulm;dtische Bühnen, 20 febbraio 1943

Cast:

il re (Bar), il contadino (B), sua figlia (S), il carceriere (B), l’uomo con l’asino (T), l’uomo con il mulo (Bar), tre vagabondi (T, Bar, B)

Signature:

e.f.

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