cina università italiane
News

La Cina punta alle università italiane in cambio di tecnologia senza controlli: l’allarme dei servizi di intelligence

La Cina all’assalto delle università italiane: preoccupazioni per l’intelligence

Da settimane nel Paese si è aperto un capitolo che preoccupa la nostra intelligence. Si tratta del rapporto tra Italia e Cina. Negli ultimi anni, soprattutto con i due governi di Conte, si erano registrate grandi aperture. Invece, Mario Draghi sembra voler alzare delle barriere agli interessi cinesi nel nostro Paese. Nonostante ciò, le aziende asiatiche hanno scelto una strada alternativa meno appariscente: intensificare gli scambi e le partnership con le università italiane, incrementando i centri di ricerca.

La Cina e l’interesse per le università italiane: nessuna regolamentazione

Due le scelte messe in atto da Draghi. La prima riguarda la gara del Viminale per il 5G. Il governo ha infatti escluso, per il momento, le società che utilizzano tecnologia cinese, Huawei e Zte, spianando la strada a favore di Tim.

La seconda ha a che fare con l’apertura di un dossier sulla vendita di una società di droni militari, Alpi Aviation, da parte di due aziende legate al governo cinese, come si è poi scoperto. L’indicazione è chiara: il mercato è libero, ma non possono esserci ingerenze di Paesi esteri, e soprattutto non alleati Nato, nella nostra sicurezza nazionale.

È così che la Cina sembra avvinarsi alle università italiane. Il tutto senza alcuna forma di regolamentazione. Huawei è il principale sponsor di una collaborazione tra Politecnico di Milano e University of Electronic Science and Technology of China. Inoltre, grazie agli accordi con i nostri atenei, la Cina è già dentro al progetto del cloud europeo, su cui Bruxelles aveva alzato le barricate.

cina università italiane

I rischi del rapporto Cina-università italiane

La questione sui rischi connessi ad accademie, centri di ricerca e think thank finanziati dal governo cinese è centrale in Europa già da tempo. In Italia finora la politica è rimasta piuttosto afona. Ma il problema comunque esiste.

Nel paper “Cooperazione Cina-Italia nell’istruzione superiore” si parla delle sponsorizzazioni cinesi alle università. E si suscitano interrogativi sulle “implicazioni per l’interesse nazionale e la sicurezza dei suoi alleati occidentali”.

Nicola Casarini, responsabile di ricerca per l’Asia orientale dell’Istituto Affari Internazionali, spiega che “i nostri atenei hanno una endemica penuria di fondi e il fatto che ne arrivino da aziende dà la possibilità di proseguire svariati progetti”. Il rovescio della medaglia, come sottolinea, “è che non si tratta di beneficenza: la Cina vuole in cambio tecnologia e know how senza troppi controlli”.

 

Leggi anche:

Come sta cambiando la comunicazione nella moda in Cina

Apple prolunga lo smartworking per l’aumento dei casi Covid: mille dollari a ciascun dipendente

 

Editor: Susanna Bosio

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!