cravatta in iran
Fashion,  Moda

La cravatta in Iran: un simbolo di libertà

La cravatta in Iran torna a essere indossata dagli uomini: era stata bandita dall’ayatollah Khomeini nel 1979.

Quando la moda fa politica: la cravatta in Iran

Nonostante le accuse di futilità che le si muovono, la moda è un fenomeno culturale capace di riflettere da vicino i mutamenti della società e di comunicarne i valori.

É accaduto dopo la Rivoluzione Francese, quando le donne, in nome della libertà, hanno iniziato ad abbandonare corsetti e crinoline, mentre in nome dell’uguaglianza si è individuato un unico tipo vestimentario maschile, indossato nei decenni a venire – pur se con fattura e materiali differenti – dai membri di qualsiasi classe sociale.

É accaduto dopo la contestazione giovanile del 1968, quando gli stessi ideali di uguaglianza e libertà hanno abolito – anche se temporaneamente – le differenze di genere nell’abbigliamento e l’uso esclusivo di quel completo che tanto aveva significato due secoli prima.

Oggi accade in Iran, dove è ancora una volta l’ideale di libertà a guidare le proteste delle donne contro l’imposizione del velo e la scelta degli uomini di tornare a indossare la cravatta.

Il bando dopo la rivoluzione islamica

Era il 1979 e l’ayatollah Khomeini, dopo la rivoluzione che aveva portato alla deposizione dell’ultimo scià Reza Pahlavi, annunciava il bando della cravatta dall’abbigliamento maschile: era un simbolo della decadenza occidentale, perciò malvista dal regime. Sebbene il bando non fu mai preso sul serio – complice la revoca dello stesso sotto la presidenza riformista di Khatami (1997 – 2005) – si ricordano episodi in cui la polizia intimò ai proprietari dei negozi di toglierle dalla vetrina, pena la chiusura dell’attività, o chiese a un sindacato di modificare il proprio logo, poiché raffigurava proprio una cravatta.

L’abbigliamento formale del paese, che prevede una camicia a collo alto in stile Mao, non fa sentire la necessità della cravatta. Eppure oggi si sta tornando a indossarla, soprattutto nei ricchi quartieri a nord di Teheran, dove uomini d’affari e giovani in cerca di nuove mode vi vedono un simbolo di eleganza e di prestigio.

Ebrahim Raisi
Il Presidente iraniano Ebrahim Raisi in abiti formali.

La cravatta in Occidente

Nella nostra moda la cravatta è parte integrante di quella manifestazione vestimentaria eminentemente occidentale che è il completo. Uno status symbol che ha sancito, almeno fino agli anni ’70, l’appartenenza al mondo degli affari e la condivisione dei suoi valori, quali la serietà e la distinzione fra i sessi (fino all’introduzione dei tailleur, infatti, il completo era l’unica forma di abbigliamento che permettesse una chiara distinzione di genere). Dopo il 1968, quando la contestazione giovanile ha messo in discussione suddetti valori, la cravatta ha visto un progressivo declino.

La moda quindi, al di là delle sue diverse manifestazioni geografiche, permette all’uomo – come sosteneva Sartre – di «assumere la sua libertà», di essere ciò che ha scelto di essere: libero, in Occidente, senza cravatta; libero, in Iran, con la cravatta.

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