SVB e la moda
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La crisi SVB e la moda

Il fallimento SVB è una questione che ha riguardato molti settori, fra cui anche quello della moda. Diverse start-up del comparto, infatti, hanno temuto quando non hanno più avuto accesso ai propri soldi, tanto più sapendo che gli USA avrebbero garantito solamente 250.000 €; entro domenica, però, la Federal Reserve, il Department of the Treasury e la Federal Deposit Insurance Corporation hanno annunciato che copriranno qualsiasi cifra depositata nei conti correnti. Tuttavia, sebbene un effetto immediato del crac della banca americana sul mondo della moda è stato scongiurato e le aziende hanno ancora la possibilità di pagare impiegati e fornitori, potrebbero esserci delle conseguenze a lungo termine.

La questione delle start-up

Fino a 20 anni fa, prima che l’avvento dei social media cambiasse le cose, si preferiva investire sui settori di salute e tecnologia, considerati più sicuri rispetto a quelli di moda e bellezza, strettamente dipendenti dal comportamento dei consumatori. E se si dava poca fiducia ai grandi marchi, figurarsi ad aziende neonate. Per le start-up nate all’interno del comparto moda, quindi, la SVB era un porto sicuro: l’istituto di credito, infatti, offriva a queste aziende di piccola dimensione finanziamenti del debito e linee di credito che altre banche non concedevano loro.

Il crac SVB di qualche giorno fa ha rappresentato dunque un duro colpo per le start-up, che già vivevano una situazione difficile derivante dalla perdita di fiducia da parte del mercato, il quale – soprattutto nell’ultimo anno – non aveva più fiducia nella possibilità di una loro crescita profittevole. É probabile dunque che le conseguenze dell’attuale crisi finanziaria si facciano sentire anche a lungo termine: probabilmente in futuro le start-up dovranno fare i conti con procedure di autofinanziamento oppure creare un mix di banche diversificato che possa sostenerle economicamente.

Se SVB causasse una crisi diffusa?

A tutta prima i mercati hanno lasciato pensare che la crisi SVB potesse interessare interamente il mondo della moda, con titoli – soprattutto americani – che hanno visto flessioni importanti: Allbirds (-8 %), Under Armour (-7,5 %), Nordstrom Inc. (- 7,5%), G-III Apparel Group (-5,2 %), Abercrombie & Fitch (-5 %), Capri Holdings (-4 %). Anche altri grandi nomi, fra cui anche Ralph Lauren, Prada, Karl Lagerfeld, Michael Kors, Jimmy Choo e Versace, avevano visto i loro titoli in calo.

Nei giorni successivi la situazione è rientrata, anche se l’inflazione elevata e gli attuali tassi d’interesse provocheranno probabilmente una contrazione nelle spese dei consumatori, a danno anche del settore della moda.

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Editor: Leonardo Santarelli

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