Codice da Vinci
Cinema,  Spettacolo

La delusione del Codice da Vinci film 20

Tranquilli, Il Codice Da Vinci è solo un brutto film mascherato da thriller. Una regia trascinata a forza per due ore e mezzo, non degna di un artigiano del cinema come Ron Howard. Anche gli attori non brillano per professionalità. Tom Hanks è sempre più la smorfia di sé stesso, e mai vista una recitazione cosi piatta da parte di Audrey Tautou o da Jean Reno.L’unico che si salva è il grande Ian McKellen, virtuoso in qualsiasi occasione.

il canovaccio codice da vinci

Il canovaccio del Codice da Vinci rispetta il messaggio del romanzo e a questo punto è lecito chiedersi: è giusto credere all’incredibile? Ma soprattutto, chi decide cosa sia credibile e cosa no? Perché i Vangeli ufficiali devono essere «il vangelo» mentre quelli di Filippo e Maddalena no?

La cosa assurda è che quando, sul finale, Hanks svela al pubblico e alla Tautou che lei è la diretta discendente di Gesù Cristo e di Maria Maddalena (cosa che gli spettatori, anche quelli che non hanno letto il libro, hanno capito due minuti dopo l’inizio), in sala è partita una risata collettiva tra la sorpresa e l’incredulità.

Quasi che tutto quello che abbiamo assimilato nel corso del tempo sia l’unica verità accettabile e neghi qualsiasi altra intromissione in materia. La teoria di Dan Brown è stata già espressa in L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, oltre a essere inserita nei due vangeli apocrifi citati. Comunque, il fatto che libro e film abbiano arrabbiare Opus Dei e Vaticano non è di per sé negativo, soprattutto se questo desse il via a un costruttivo dibattito.

il neo della storia

L’unico neo nella storia è la rivalutazione di quei macellai sanguinari dei Templari. Intanto, il cast del film ha fatto la sua sceneggiata viaggiando con un treno speciale, alla soviet, da Londra a Nizza, dove gli attori sono «apparsi» ai fedeli fan, prima di raggiungere Cannes.

Nel frattempo si è già sparsa la voce su quali saranno i film scandalo del Festival. Uno sarebbe Shortbus di John Cameron Mitchell, in competizione, con Justin Bond e Lindsay Baemish. L’altro, molto probabilmente assai interessante, se si tiene conto delle prime immagini, è l’opera collettiva della Semaine de la Critique Descricted, filmata da gente come Larry Clark, Matthew Barney, Gespar Noé, Marco Brambilla e altri.

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