Moda

La filiera della italiana moda conquista i big del settore lusso

I colossi del lusso scelgono la filiera moda italiana per le loro produzioni, settore che fattura 80 miliardi di euro all’anno e che dà lavoro a più di 50 mila addetti.

Le mosse di Chanel

Chanel ha mosso i primi passi nel mese di luglio quando ha stipulato un accordo con la Conceria Gaiera, che si occupa di pellame, consolidando così il controllo della maison francese sulla filiera di fornitura di pelli. In questo modo Gaiera potrà fare affidamento su un partner solido che gli garantirà visibilità a lungo termine.

Più recente è l’acquisto della quota di maggioranza del ramo produttivo di Ballin Shoes, storico calzaturificio della Riviera del Brenta. Questa partneship coinvolgerà soprattutto il ramo dell’azienda che si occupa della produzione. A seguito di questa alleanza Ballin ha confermato che continuerà a seguire tutti i suoi clienti.

Balenciaga e il centro di produzione di pelletteria e formazione toscano

Anche Balenciaga ha puntato la filiera nostrana e ha annunciato che nel 2021 aprirà il primo centro di produzione di pelletteria e formazione in Toscana. Il ruolo di questo centro, spiega la holding francese, sarà quello di sostenere i piani di sviluppo della maison di alta moda.

La Toscana è, decisamente, al centro di queste acquisizioni; difatti il 2022 vedrà la nascita di Florence: il primo polo produttivo per l’abbigliamento di lusso in Italia. Questa holding è promossa da Vam Investiments e Fii – Fondo italiano d’Investimento e prende forma attraverso l’acquisizione delle aziende toscane: Giuntini, Cimmeci Fashion e Mely’s Maglieria.

Perché si investe nella filiera italiana della moda

Cosa significa investire nella filiera italiana della moda? Innanzitutto, vuol dire tutelarla, in quanto permette l’acquisizione da parte dei grandi gruppi del lusso di fornitori strategici che permettono la produzione di prodotti utilizzando lavorazioni specializzate. In secondo luogo, si tratta di una scelta che ha che fare con la sostenibilità. Luca Solca, senior research analyst, global luxury goods di Bernstein, ha sottolineato il fatto che le aziende se vogliono essere credibili dal punto di vista “green” dovranno integrarsi a monte e gestire direttamente la maggior parte degli impatti che la produzione ha sull’ambiente e sulla società.

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