la mossa di Draghi
Editoriali

La mossa di Draghi sorprende Lega e M5S. “Serve più coraggio”

La mossa di Mario Draghi attacca la legge di stabilità comprendendo la delicatezza del momento politico

La mossa di Draghi. Mario Draghi, reduce dal G20 attacca la legge di stabilità comprendendo la delicatezza del momento politico ,  condizionato dalla sfida per il Colle.  Cita Ugo La Malfa come monito per i partiti: «Serve il coraggio delle riforme». Un metodo che accontenta  tutti, scontenta  tutti.   Escluso il Carroccio dal vertice tecnico sulla manovra di martedì – convocato per facilitare grillini e al Pd – ha approvato ieri un decreto contro le frodi sul super bonus che ha irritato i 5S.
Draghi ha subito percepito l’odore stantio dei metodi della vecchia politica come la difesa ad oltranza di licenziamenti, che pretende favori, difese corporative, ostentare i merito di riforme che in recente passato hanno portato gravissimi,

Salutati come la fine della povertà (il reddito di cittadinanza)e un milione di nuovi posti di lavoro (quota cento) sono tutte e due miseramente cadute sull’attuazione, rivelatasi disastrosa per entrambi.

Ora per non sottostare ala politica più becera

Ora per non sottostare ala politica più becera, Draghi si muove sulla legge di stabilità avendo compreso la delicatezza del momento politico, ormai condizionato dall’imminente sfida per l’elezione del presidente della politica. Draghi cita Ugo La Malfa per avvisare i partiti: «Serve il coraggio delle riforme». Accontenta un po’ tutti, scontenta un po’ tutti. E così, dopo aver escluso il Carroccio dal vertice tecnico sulla manovra di martedì – convocato per venire incontro ai grillini e al Pd – ha approvato un decreto contro le frodi sul super bonus che ha messo in difficoltà  i 5S.

Draghi ottiene dopo tavoli tecnici tra ministeri la “nuova” manovra,  ritoccata ampiamente rispetto al testo precedentemente licenziato durante la riunione di governo del 28 ottobre. , gli articoli salgono da 185 a 219. La novità è la decisione di non  E senza un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri. Una scelta che non tiene conto di alcune richieste della maggioranza. Tanto che un draghiano come Giancarlo Giorgetti avrebbe espresso informalmente dubbi sulla scelta, per una ragione di «metodo»

La mossa di Draghi capo dell’esecutivo porta a casa dopo tavoli tecnici tra ministeri la “nuova” manovra.

 Il capo dell’esecutivo porta a casa dopo tavoli tecnici tra ministeri la “nuova” manovra. “Nuova” perché ritoccata ampiamente rispetto al testo licenziato durante la riunione di governo dello scorso 28 ottobre. In 14 giorni, gli articoli salgono da 185 a 219. La novità è di non passare nuovamente in Consiglio dei ministri. Valutazione che non tiene conto di  richieste della maggioranza. Tanto che persino  Giancarlo Giorgetti avrebbe espresso informalmente dubbi sulla scelta, per una ragione di «metodo».
. Draghi non accetta di farsi risucchiare nel pantano. Evita di concedere alle forze di maggioranza il pretesto per distinguo di bandiera che bloccherebbero l’azione di governo. Ad esempio ieri, sul nodo del superbonus. Fin dal mattino, il presidente del Consiglio insiste sulla necessità di mettere un freno immediato alle frodi.
Nel vertice tecnico – e poi in cdm – il Movimento chiede di evitare ulteriori controlli per non appesantire la misura: «Potremmo intervenire con un emendamento alla manovra». Il premier dissente e spiega che bisogna muoversi rapidamente. «Occorre evitare che i bonus edilizi perdano credibilità come accadde negli anni ‘70 per gli aiuti allo sviluppo».

La mossa di Draghi La linea dura era stata sfoderata anche 24 ore prima

La linea dura era stata sfoderata anche 24 ore prima, però verso la Lega. Draghi va incontro al Pd su “opzione donna” e asseconda i 5S sul reddito. Riceve i capidelegazione dei due partiti. La Lega viene esclusa. All’ultimo Palazzo Chigi chiama Brunetta, in rappresentanza del centrodestra.
Poco, per Salvini. Che è insoddisfatto: «Non faccio io gli inviti di Palazzo Chigi, ma la Lega è il perno del governo e certe dimenticanze stupiscono». Per ritorsione verso i 5S, insiste  «Chiederò a Draghi se dopo la cabina di regia sui furbetti del superbonus possiamo farne una sul reddito». E infine rilancia: «Taglio delle tasse e flat tax».
Draghi denuncia il rischio del «non-governo», a cui va contrapposto «il coraggio delle riforme economiche e sociali». L’orizzonte migliore, aggiunge, è «un’azione paziente ma decisa, che eviti gli sterili drammi degli scontri ideologici».

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