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Arte

La Pietà Rondanini, intera e intensa, all’Ospedale degli Spagnoli

“Era un progetto bellissimo e sembrava che non ci fosse niente da cambiare”. Così l’architetto Michele De Lucchi ricorda il primo “No” col quale aveva risposto alla proposta del Comune di Milano di ripensare a una nuova installazione per la Pietà Rondanini di Michelangelo.
Ma quando vide l’Ospedale degli Spagnoli, sempre al Castello, “ho capito che si poteva fare qualcosa”.
Non si parla della vecchia installazione della BBPR all’anteprima stampa, se non con un’allusione del Presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti che dice: “Era in un buco, in un posto funebre, che nessuno andava a vedere”. Ma si festeggia un’inaugurazione, di un nuovo museo e insieme di un nuovo modo di esporre l’opera più dibattuta di Milano di questi ultimi anni.
Il lavoro tecnologico e scientifico di Comune, Ministero, Politecnico e Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro ha reso l’Ospedale degli Spagnoli un luogo sicuro e accogliente per l’ultima opera di Michelangelo, ruvida e sofferente, ma altrettanto potente e affascinante nella sua incompiutezza.

E così, entrando nella stanza ripulita ed essenziale, si vede la schiena curva della Madonna, affaticata nel sorreggere il figlio morto. “Si può vedere l’opera per intero”, continua De Lucchi, “come la vedeva Michelangelo, che l’ha fatta per sé stesso. Si può capire cosa sentiva l’uomo davanti alla scultura, che prese a martellate, che voleva buttare e rifare”. Ora sta lì, dove un tempo vi era l’altare verso il quale i malati dell’Ospedale pregavano, a farsi ammirare da tutti e criticare da qualcuno. “Ma va bene”, conclude l’architetto, “perché la statua comunica. È un pezzo di pietra che parla e tutti lo capiremo”.

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