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caso Genovese. La video inchiesta di Carlo Bonini

Il team di Carlo Bonini ha realizzato un’inchiesta video su ciò che è accaduto a Terrazza Sentimento

In una video inchiesta di quasi 10 minuti, il giornalista e il suo gruppo hanno approfondito gli avvenimenti della orribile notte degli abusi a casa di Alberto Genovese.

Caso Genovese, la video inchiesta

“È il 7 novembre quando la polizia bussa alla porta di Alberto Genovese”. Si apre così la videoinchiesta dal titolo “Terrazza Sentimento. La notte degli abusi”, coordinata dal giornalista Carlo Bonini per La Repubblica, di cui è inviato ed editorialista.

A realizzarla insieme a lui i giornalisti Laura Pertice, Antonio Iovane, Sandro De Riccardis, Andrea Lattanzi (anche videomaker) e Valeria D’Angelo (per il montaggio). Un team di esperti di cronaca giudiziaria per raccontare in maniera quanto più dettagliata possibile quanto accaduto la notte dell’11 ottobre nella casa milanese di Genovese. Vi raccontiamo i punti salienti in questo articolo.

Alberto Genovese è accusato di violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni gravissime ai danni di una ragazza. Interrogato per oltre 4 ore, la sua difesa appare grottesca sin da subito, motivando il suo comportamento dando la colpa alla droga. Nel video si racconta brevemente della carriera imprenditoriale del quarantatreenne, fondatore insieme al suo socio di assicurazione.it (diventata nel 2010 facile.it), venduta poi nel 2014 a un fondo inglese per 100 milioni di euro.

Quasi alla mezzanotte del 7 novembre accade però qualcosa. La polizia arriva a casa di Genovese: dopo quasi un mese, una ragazza lo accusa di stupro, avvenuto nel suo appartamento nel centro di Milano, ribattezzato Terrazza Sentimento. Viene intervistato l’avvocato della vittima, Saverio Macrì, che racconta come la diciottenne non avesse idea del pericolo delle feste organizzate dall’uomo, frequentate anche da personaggi di un certo livello. Al party dell’11 ottobre sono presenti ragazze tra i 18 e i 20 anni, e uomini tra i 30 e i 40. In ogni stanza della casa c’è una videocamera, e all’arrivo tutti i cellulari vengono messi da parte. A disposizione degli invitati ci sono droghe di vario tipo, anche psichedeliche.

Video inchiesta su Genovese: le parole del bodyguard

Musica assordante e schiamazzi portano una vicina a chiamare gli agenti, che si recano a Terrazza Sentimento per invitare il proprietario, che acconsente, ad abbassare il volume. Ma subito dopo l’uomo, irritato, si legge dal verbale, invita la diciottenne nella sua camera da letto, dove viene sequestrata. Qui la lega, la ammanetta, e mentre lei si trova in uno stato di incoscienza la violenta più volte. Le viene somministrata una quantità enorme di sostanze stupefacenti, e ai tentativi di ingresso nella stanza da parte dell’amica della ragazza, che non può contattarla per telefono, il buttafuori lì davanti, Simone Bonino, risponde che non è permesso entrare.

simone bonino bodyguard genovese

La guardia del corpo dice di non aver sentito nulla, a causa dell’alto volume della musica; afferma di non aver avuto idea di ciò che stesse accadendo in quella camera e di averlo appreso anche lui dai giornali. Se avesse saputo, sarebbe intervenuto immediatamente per salvare la ragazza.

Continuano gli schiamazzi, e a chiamare nuovamente la polizia è il primo ballerino Roberto Bolle, residente nell’appartamento di sotto. All’arrivo degli agenti viene riferito che la festa è terminata e questi vanno via.
Ma intanto gli abusi sulla ragazza continuano, il suo legale parla di un “buco nero” dalle 22.30 alle 17.00, dunque di 19 ore.

A quell’ora la diciottenne riesce finalmente a recuperare il telefono e contattare un’amica, affermando di trovarsi in una situazione di grave pericolo, e di tenersi pronta a chiamare la polizia perché temeva per la sua vita. Riesce a divincolarsi e fuggire dal suo predatore e dalla sua casa, seminuda e con una sola scarpa, alle 21.30 del giorno dopo. Sono passate quasi 24 ore. Quando Genovese se ne accorge chiede a un suo collaboratore di cancellare le riprese che testimoniavano il fatto commesso.

L’arresto di Genovese

Sotto casa sua la vittima trova l’amica e un altro ragazzo ad aspettarla. Fermano una volante che l’accompagna in una clinica, dove la prognosi è di 25 giorni per lesioni su tutto il corpo. Genovese inizia ad essere sorvegliato, richiede un passaporto e dice alla madre di voler andare in Sud America col suo jet privato, col quale “non ha problemi per gli spostamenti”.

La polizia capisce che l’uomo vuole scappare e lo arresta. A quel punto appare confuso, sostiene “se l’ho fatto”, confessando poi di essere dipendente dalla cocaina da 4 anni.

Alle accuse della diciottenne si aggiungono poi quelle di un’altra ragazza che afferma di aver subito le stesse violenze a luglio nella casa di Genovese a Ibiza, Villa Lolita. Il GIP incaricato delle indagini parla di un “assoluto disprezzo – dell’indagato – per la vita umana, soprattutto quella delle donne”. Terrazza Sentimento viene perquisita, e nella cassaforte vengono trovati droga, migliaia di euro, e delle manette. La polizia recupera anche i filmati degli abusi.

Per Alberto Genovese, tutto inizia e finisce su una terrazza.

Autore: Chiara Anastasi

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