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Matteo Messina Denaro la vita non così segreta del boss

Una vita apparentemente normale nel trapanese ha protetto il super latitante

Matteo Messina Denaro la vita, in particolare degli ultimi anni, del boss mafioso arrestato ieri in una clinica privata di Palermo dopo 30 anni di latitanza, non sembrerebbe quella di un fuggiasco braccato dalle forze dell’ordine.

Infatti, il super latitante ha trascorso almeno l’ultimo anno a Campobello di Mazara, paesino a meno di dieci chilometri dal suo paese d’origine, Castelvetrano, tra abiti di lusso, scarpe e orologi da 35 mila euro. Nessuno ha mai sospettato nulla, nonostante assomigliasse perfettamente all’identikit fornito dalle autorità. In definitiva era così segreta la vita di Matteo Messina Denaro?

La vita non così segreta di Matteo Messina Denaro

Gli inquirenti subito l’arresto di Messina Denaro si sono precipitati alla ricerca del covo del boss per evitare che venisse distrutto come accaduto in passato.

Emblematico fu il caso dopo l’arresto di Totò Riina. L’individuazione del luogo in cui ha trascorso gli ultimi anni di vita non serve solo per trovare dei documenti utili per le indagini e per accertare la responsabilità del boss stesso per le stragi di Capaci e di via d’Amelio, ma anche per capire come ha fatto a sfuggire alle autorità per così tanto tempo.

Il covo è stato individuato in meno di 24 ore e si trova nel centro di Campobello di Mazara, paesino a meno di dieci chilometri dal suo paese d’origine, Castelvetrano, vicino a Trapani. L’appartamento in cui Messina Denaro ha risieduto negli ultimi tempi, dunque, si trova nel centro di un paese di circa 10 mila abitanti. Nessuno dei vicini e degli abitanti è riuscito a individuarlo, nonostante lo vedevano spesso in giro come da testimonianze delle ultime ore.

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A indicare il covo è stato Andrea Bonafede, l’uomo che ha presto l’identità al boss per permettergli le cure e che ha comprato l’immobile qualche tempo fa. Come sottolineano le forze dell’ordine e gli esperti di mafia, Messina Denaro non è mai stato una persona dal basso profilo e non ha cambiato abitudini in latitanza.

“Abbiamo elementi per ritenere che Messina Denaro vivesse in una condizione agiata. La clinica in cui si recava è una assoluta eccellenza e vestiva con abiti di pregio”, dice l magistrato Paolo Guido in conferenza stampa.

Oltre al Franck Muller da 35 mila euro al suo polso, il boss era sempre ben curato. Al collo portava una sciarpa Yves Saint Lauren” e indossava camice da centinaia di euro, come riferisce un dipendente della clinica di Palermo intervistato da La Repubblica.

Nel paese usciva, andava al bar, andava a fare la spesa, andava in pizzeria e “conduceva una vita molto, molto normale”, come affermato dal Comandante della Polizia Municipale del Comune trapanese Giuliano Panierino. Il sindaco Giuseppe Castiglione invece nega che il boss girasse per il paese. “Io stesso non l’ho mai visto”, ha affermato.

Ma quindi come ha fatto a nascondersi in bella vista per tutto questo tempo? La prima risposta è che il territorio l’ha protetto tutto questo tempo. E con territorio si intende sia la sua cerchia più ristretta di uomini sia le persone della zona. “C’è stata certamente una fetta di borghesia che negli anni ha aiutato Messina Denaro”, ha sottolineato il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia.

Inoltre, l’appartamento si trova nel paese dell’autista di “U Siccu” (soprannome del boss), Giovanni Luppino, ed è il sintomo che il suo feudo trapanese l’ha protetto fino a ieri. Come racconta il giornalista Roberto Saviano, la protezione attorno al boss era così forte che Messina Denaro veniva informato di chiunque arrivasse nelle “sue” terre e “chi tradisce sa già che pagherà”.

 

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Il boss evidentemente non riteneva di rischiare la cattura, tanto era forte il suo senso di sicurezza. “Abbiamo le nostre riserve sul fatto che possa essere passato inosservato a Campobello di Mazara”, afferma il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia. “Non c’è molta differenza tra le immagini che avevamo a nostra disposizione e l’uomo che abbiamo individuato e poi arrestato. Ma non abbiamo ricevuto alcun segnale dal territorio, del resto non ci aspettavano gare in questo senso”, continua de Lucia.

Infine, l’ex latitante ha potuto condurre una vita “normale” perché lo Stato non l’ha mai veramente cercato. Sempre secondo Saviano, solo recentemente le forze dell’ordine hanno compiuto un “investimento vero” per scovarlo. Per circa 20 anni non lo Stato guidato da una certa politica non ha mai avuto le forze o la volontà per arrestarlo. Sempre secondo Saviano, il rapporto tra il Messina Denaro e la politica sia regionale che centrale è ampiamente dimostrato e questo gli avrebbe garantito uno spazio di manovra in cui passare decenni di latitanza.

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Foto di copertina: La Repubblica

 

Editor: Lorenzo Bossola

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