Anno che a Roma Fu Due Volte Natale
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L’Anno che a Roma Fu Due Volte Natale, recensione del romanzo

L’Anno che a Roma Fu Due Volte Natale, il romanzo di Roberto Venturini candidato allo Strega: la recensione di MAM-e

Fra le dodici opere candidate all’edizione 2021 del Premio Strega c’è spazio anche per autori giovani e con una breve carriera letteraria alle spalle. È il caso di Roberto Venturini, romano classe 1983, autore di L’Anno che a Roma Fu Due Volte Natale, romanzo edito da SEM proposto per la competizione da Maria Pia Ammirati. Venturini in realtà ha già esordito nel 2017 con Tutte le ragazze di una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera. Il libro ha vinto il Premio Bagutta Opera Prima ed è stato il soggetto della premiata serie web omonima, visibile su YouTube. Con il nuovo romanzo, l’autore approfondisce il suo stile, regalando un’opera peculiare con un intreccio unico nel suo genere.

Roberto Venturini
Roberto Venturini

L’Anno che a Roma Fu Due Volte Natale – trama del libro

Le vicende del romanzo si svolgono a Torvaianica, frazione a mare di Pomezia, alle porte di Roma. In un villino di fronte al Tirreno vive Alfreda, un’anziana donna un tempo affascinante ma ormai oppressa dall’obesità e dalla demenza senile, accumulatrice compulsiva e ancorata a ricordi passati. Vive con lei il figlio Marco, un ragazzo apatico la cui unica occupazione è coltivare e fumare marjuana quando non si occupa della madre. Entrambi, da quando il padre di famiglia, Mario, è deceduto, conducono un’esistenza sospesa in un limbo, in attesa di una risoluzione o di un’epifania.

Ed è proprio un’apparizione a dare una svolta improvvisa alla monotonia delle loro vite. Dopo l’allucinazione di una conversazione con Sandra Mondaini nel dormiveglia, Alfreda convince il figlio a trafugare i resti del defunto Raimondo Vianello dal cimitero del Verano per portarli a Lambrate, dove riposa proprio la consorte. Il ricongiungimento delle due salme diventa una vera e propria missione, in cui vengono coinvolti due amici di famiglia, il pescatore Carlo e il travestito Er Donna.

Premio Strega 2021
Ugo Tognazzi a Torvaianica

L’Anno che a Roma Fu Due Volte Natale – Un presente intrappolato dal passato

La migliore sintesi del libro è data dalle parole di Maria Pia Ammirati, giornalista che lo ha candidato al Premio Strega 2021:

Un dramma dall’inizio alla fine con al centro però la sorpresa di una grande scena dai rapidi lampi di comicità. Non un paradosso, ma una tecnica combinatoria che fa della narrazione di Venturini una vera e propria miscela di generi, dove la tragedia si combina al grottesco.

I personaggi delineati nel libro sono allo stesso tempo bizzarri e incredibilmente ordinari, simbolo del vivere lento e senza meta delle periferie metropolitane. Ciascuno di loro, a modo suo, è ancorato ad un passato irrecuperabile e incapace di proiettarsi nel futuro. L’emblema di tale condizione è Alfreda, donna un tempo bella ma abbruttita dagli anni, che vive circondata di ricordi, nel senso letterale del termine. La sua villetta è invasa da oggetti della sua vita passata, dalla gelatiera Simac ai pacchiani soprammobili regalati dal defunto marito Mario. Una condizione che è però anche, e soprattutto, mentale:

Dal serbatoio della sua memoria continuavano a fluire immagini impossibili da contenere, come il cielo immenso che vedeva attraverso il finestrino (p. 108).

La stessa decadenza si respira nel paese di Torvaianica, un tempo meta di villeggiatura di celebrità quali Tognazzi, Villaggio e Gassmann e ora dimenticato e grigio angolo di periferia.

Il ricongiungimento delle salme dei Vianello, impresa folle quanto macabra, assume per i protagonisti un significato quasi salvifico. Per Alfreda, è un modo per reiterare in eterno il rapporto d’amore con il marito, interrotto bruscamente e incompiuto. Per Marco, una missione da compiere per uscire dalla vanità quotidiana.

Una surreale storia popolare

Venturini abbraccia totalmente la forma mentis dei personaggi e del contesto, senza la pretesa di raccontarli da un punto di osservazione privilegiato e distaccato. La voce narrante cammina con i protagonisti, condividendone preoccupazioni, obiettivi, linguaggio e immaginario. I dialoghi sono sputati fuori in un dialetto crudo e mai edulcorato, le riflessioni sono schiette e disilluse, un fluire continuo di immagini e rimandi alla cultura pop. Si va dai film di Verdone ai Marò, passando per i classici DisneyPulp Fiction e Patty Pravo. Il risultato è un caotico e vibrante quadro della contemporaneità. Allo stesso tempo, è sempre percepibile la voce autoriale, presente come un commento ironico e tagliente alle vicende. L’intero intreccio appare quindi come uno scenario grottesco e a mezza via fra serio e faceto.

Nel complesso, lo stile personalissimo di Roberto Venturini, forse più di una trama surreale e sospesa, rendono L’Anno che a Roma Fu Due Volte Natale un pretendente interessante al Premio Strega 2021.

 

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