Arte

L’ARTE CONTRO GLI SCHEMI, CENTO ANNI DI DADA

 

 

Cento anni e non sentirli. Il movimento nato nel 1916 a Zurigo nel leggendario Cabaret Voltaire, il Dada, festeggia il suo primo secolo. Attuale allora, come oggi, ha attaccato i falsi valori del progresso borghese, ne ha rotto gli schemi e le certezze, ha destrutturato la razionalità. Ha contribuito a sovvertire le barriere fra arte, letteratura, teatro e musica, e ha demolito i canoni estetici imposti, li ha stravolti e ne ha creati di nuovi.

Volutamente irrispettosi, stravaganti, i dadaisti, utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili per le loro opere. Distanti dal manierismo, combattevano l’arte con l’arte. Si esprimevano con manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni di periodici e letteratura, con tematiche che toccavano anche la politica, disillusi dalle conseguenze della prima guerra mondiale. «Sono contro l’azione, per la contraddizione continua e anche per l’affermazione, non sono né favorevole né contrario e non do spiegazioni perché detesto il buon senso. Dada non significa nulla», citava il manifesto a opera di Tristan Tzara.

Fra i suoi più importanti animatori fu Marchel Duchamp, il “Michelangelo dell’arte moderna”, precursore e ispiratore di gran parte dei movimenti che sono giunti fino ai nostri giorni: dal Neodada alla Pop art, dall’arte concettuale al Fluxus, dalla Net e Mail art. Dal 25 marzo in mostra insieme ad altri del suo tempo (e oltre) al Museo Comunale d’Arte Moderna, Ascona. Opere dissacranti come la Gioconda di Leonardo da Vinci con barba e baffi, la celebre Boîte-en-valise (1941), il Nu descendant un escalier (1911/1937), i primi ready- made come Il pettine (1916/1964), a quelli più tardi come i Tabliers de la blanchisseuse (Grembiuli della lavandaia) del 1959. Accanto a opere di George Maciunas, Nam June Paik, Ben Patterson, Dick Higgins, Philip Corner, Daniel Spoerri, Ben Vautier, e altri Fluxys.

In un percorso espositivo che si presenta come un gioco, in cui il senso dell’umorismo diventa essenziale per intaccare gli schemi visivi consolidati della cultura. Ne è un esempio l’opera di Al Hansen, pioniere della performance e dell’happening art, con  la serie di collage ispirati all’immagine di Venere: la Streichholz Venus del 1992, composta da fiammiferi e la Zoo Venus del 1995, realizzata con un assemblaggio di animaletti in plastica. Così il Fluxus Altar di Geoffrey Hendricks, dove romantiche immagini del cielo fanno da sfondo ad altri oggetti. E ancora le famose boîtes di Duchamp riprese in nuove varianti, nell’assemblaggio collettivo della Fluxus Virus Box (1992), nella scatola Autoritratto (1986) di Emmett Williams. Opere d’are, ispirazioni. Il dada è vivo, il dada non muore mai.

 

MARCEL DUCHAMP. DADA E NEODADA
Dal 25 marzo al 26 giugno 2016
Museo Comunale d’Arte Moderna, Ascona

 

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