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Moda

LATTE The Label: il brand italiano di intimo sostenibile che celebra la normalità dei corpi

L’altra faccia dell’intimo: intervista a Giorgia Ferrais e Sonia Benassi. Le fondatrici di LATTE The Label, ci raccontano come nasce il progetto e perché la normalità è ancora rivoluzionaria

LATTE The Label nasce dalla celebrazione della normalità dei corpi e dal desiderio di creare un prodotto funzionale. Nel mondo della moda, dove tutto è a prova di “wow!”, parlare di normalità può sembrare strano, invece è rivoluzionario. Nell’intimo poi, dove si è sempre troppo sexy o troppo banali, si sono perse di vista le esigenze del corpo. Lo sanno bene, Giorgia Ferrais e Sonia Benassi, due giovani imprenditrici che nel 2022 hanno fondato LATTE The Label, un brand di intimo sostenibile e interamente Made in Italy. Debuttano sul mercato con quattro pezzi (due mutande e due reggiseni) timeless, minimal e con taglie dalla S alla XL. L’obiettivo del marchio? Creare un immaginario in cui sentirsi a proprio agio, indossando prodotti etici, senza dover necessariamente conformarsi a quell’universo quasi etereo che solitamente si associa al mondo della moda green. «Crediamo che una cosa comoda e sostenibile non sia solo cool ma possa essere anche molto sexy.» hanno dichiarato le due imprenditrici.

Sonia Benassi e Giorgia Ferrais founder di LATTE The Label
Sonia Benassi e Giorgia Ferrais founder di LATTE The Label

Raccontatemi un po’ di voi. Cosa c’è dietro Latte The Label?

Non veniamo dal mondo della moda. Ci siamo conosciute nel 2018, lavoravamo nello stesso ufficio stampa nel settore del beauty. Poi con la pandemia son cambiate molte cose, abbiamo cambiato lavoro. Nella primavera del 2021, ci siamo ritrovate a chiacchierare e ci siamo rese conto che non c’era l’intimo normale. Sul mercato puoi trovare intimo sexy, con pizzi, perline, decori ma se vuoi un intimo normale, semplice, performante, da tutti i giorni, devi andare a comprare da grandi brand che però non rappresentano a pieno la nostra personalità e le nostre esigenze. Così abbiamo iniziato a pensare ad un progetto che ci rappresentasse, che fosse alla portata di tutti. Questa è stata l’idea che ci ha guidato fin dall’inizio: essere cool ma non inarrivabile. L’ispirazione viene dalla donne ed è per tutte le donne. Il nostro prodotto vuole essere camaleontico per tutti i corpi e le personalità.

Come avete scelto il nome del marchio? Perché proprio LATTE The Label?

Paradossalmente la parte creativa, di immagine del marchio è stata quella a cui abbiamo pensato per prima. Eravamo in una fase di brainstorming e quasi per caso ci è venuta in mente la parola “latte”. Semplice, breve  ma allo stesso tempo rassicurante perché fa parte della quotidianità di tutti. In termini commerciali invece, abbiamo anche pensato all’estero, è una parola facile, conosciuta in tutto il mondo. Poi è un termine unisex perché non vogliamo escludere alcuna fetta di mercato. Non è nostra intenzione essere solo per donne.

Il colore dei capi ricorda proprio il latte. C’è un nesso tra il nome e il colore di questa prima capsule?

In realtà l’idea originaria era creare intimo con la proteina del latte, ma abbiamo dovuto desistere perché volevamo lavorare con un derivato animale quando ci sono alternative più sostenibili. Il colore del latte comunque è rimasto perché rappresenta bene il nostro immaginario e per il lancio cercavamo qualcosa di neutro, sempre per restare in ambito funzionale: una capsule, chiamata appunto “Basic Latte”, tutta in bianco pensata per essere timeless.

Cosa vi ha spinto cambiare settore e a debuttare nella moda proprio con un marchio di
intimo?

Non trovare qualcosa che cercavamo, che soddisfacesse le nostre esigenze è stato ciò che ci ha spinto principalmente ad intraprendere questo percorso. Ci siamo rese conto che nel mercato mancava un intimo funzionale, comodo, Made in Italy, sostenibile e che non fosse l’intimo basic da nonna. C’era un gap tra l’intimo super sexy, erotico e un altro super banale e noi abbiamo voluto colmarlo in modo intelligente. Quello di LATTE The Label è un intimo che ti fa sentire a tuo agio. Non tira, non crea irritazioni, non costringe e si modella sulle forme del corpo senza fatica, celebrandole.

Oggi si parla molto di sostenibilità nella moda. Tutti improvvisamente sembrano o vogliono essere green, è facile cadere nella retorica del marketing e nel greenwashing. Voi perché avete deciso di fare un prodotto sostenibile e in che modo pensate di essere sostenibili?

Crediamo che nel 2022, la sostenibilità è un aspetto imprescindibile. È impossibile però definirci completamente sostenibili perché creiamo comunque nuovi prodotti. Ma tutto quello che facciamo, lo facciamo prestando molta attenzione all’ambiente e alle persone. Non vogliamo più indossare una cosa che dura poco, confezionata da lavoratori senza diritti. Noi, in primis, stiamo educando noi stesse a comprare meno e meglio. Il nostro immaginario ideale è riempire i cassetti di persone come noi con pochi pezzi ma fatti per durare, di qualità. Ci affidiamo ad una confezionatrice esperta che gestisce un azienda in provincia di Bergamo a conduzione familiare. Ci piace anche l’idea di essere solidali tra donne. Siamo persone che lavorano con persone e teniamo al lavoro di chi collabora con noi.

Inoltre, abbiamo lavorato a lungo su ricerca e sviluppo del prodotto. Abbiamo incontrato dei produttori tessili di Biella che ci hanno proposto il bamboo. Ci siamo da subito rese conto delle qualità straordinarie della fibra che calzavano a pennello con le esigenze. È un tessuto morbidissimo, antibatterico, anti odore, anti irritazione ed è certificato OEKO-TEX e FSC. Ha un costo sicuramente più elevato del cotone ma più performante e più sostenibile anche nella coltivazione. Dura più a lungo e si smaltisce più facilmente.

Voi puntate molto sulla normalizzazione dei corpi e sull’inclusività. Qual è la vostra idea?

Andiamo molto fiere di ciò che abbiamo prodotto fin ora perché le nostre taglie e i nostri modelli sono davvero inclusivi. Non facciamo retorica. Sia i modelli dei reggiseni, sia quelli della mutande sono pensati per stare bene davvero su tutte le taglie. A noi non basta mettere in campagna pubblicitaria una modella plus size per dire che siamo inclusivi, ci interessa invece che anche alla modella plus size il nostro prodotto piaccia perché indossandolo si sente bene.

Slip e triangolo Latte the label
Soy Slip e Almond triangle, LATTE the Label

Ma si parla poco di inclusione dei corpi a 360 gradi, soprattutto quando si tratta di corpi maschili. Voi cosa ne pensate a riguardo? Avete in mente qualche progetto anche per l’uomo?

Noi promuoviamo la normalizzazione dei corpi perché ci crediamo e ci crediamo per tutti, nessuno escluso. Per questo stiamo lavorando a nuovi progetti, ma non possiamo ancora dire molto. Siamo partite dall’intimo femminile semplicemente per una questione di prossimità. Siamo partite dalle nostre esigenze, è stato anche abbastanza intuitivo capire cosa volevamo e cosa ci aspettavamo dal nostro prodotto. Ci hanno sorpreso comunque le richieste arrivate dagli uomini. Forse potremmo dire che è un mercato che non ha ancora sviluppato questo tipo di sensibilità, in cui si hanno anche pochi feedback per sviluppare al meglio un prodotto, ma è sicuramente molto interessante.

Pensate quindi di ampliare la linea?

Si, c’è una novità in arrivo già nei prossimi mesi e tanti progetti entro fine anno. Stiamo lavorando anche su nuove colorazioni. Questo è un passaggio più impegnativo di quanto si possa pensare, soprattutto realizzando piccole produzioni e con l’esigenza di lavorare con tinture naturali. Non è facile trovare colorazioni che soddisfino i nostri criteri di sostenibilità. Abbiamo in mente molti progetti ma dobbiamo muoverci con cautela, un prodotto ben fatto richiede tempo. Poi il momento storico che stiamo vivendo rende molto difficile la produzione a causa del costo delle materie prime.

Cosa significa per voi stare bene con sé stessi?

Sonia: Sentirmi a mio agio con quello che indosso fa metà del lavoro. Che non vuol dire per forza essere in ghingheri, ma sentirmi allineata con la situazione e con il mio umore. Poi diventa un circolo virtuoso: mi piaccio, sono più sicura di me e tutto diventa più facile.

Giorgia: a metà settembre, mi sono rotta la caviglia. Ho subito un’operazione, ho tenuto il gesso per tre mesi. Quando abbiamo fatto il fitting dei primi prototipi, non appena li ho indossati mi sono sentita di nuovo bella, nonostante tutto. È stata una sensazione di indipendenza, un po’ perché mi sono rivista bene come sempre, un po’ perché ho toccato con mano il frutto del mio lavoro e ho capito che l’obiettivo dell’intimo di LATTE The Label era reale, fa sentire davvero bene.

Cosa vi augurate per il futuro?

Vorremmo crescere e sbarcare all’estero. Nel frattempo, siamo davvero molto orgogliose dell’entusiasmo che stiamo ricevendo e dei continui feedback positivi da parte di chi ha acquistato i prodotti. La sincerità paga, anche nella moda.

di Flavia Iride

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