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Le lunghe mani del Movimento 5 Stelle sulla RAI

La rivoluzione della RAI passa per il Movimento 5 Stelle oltre che per la maggioranza.

Le lunghe mani del Movimento 5 Stelle sulla RAI

Fuortes è stato fatto fuori con decreto ad personam, anzi contra personam, che lascia perplessi. Alla scadenza del mandato mancavano pochi mesi e dunque l’urgenza con cui è stato appuntato l’editto di ostracizzazione dalle sedi di Via Mazzini appare precipitoso anche all’interno delle pratiche di lottizzazione del servizio pubblico cui siamo adusi.

Infatti Fuortes non era inviso solo alla maggioranza, che forse avrebbe aspettato: chi proprio non poteva aspettare era Conte, cui, l’ormai ex ad della RAI, aveva chiuso molte porte in faccia. Come scrive Repubblica «l’astensione sul piano simbolico vale come un via libera»: ed Alessandro Di Majo, l’esponente pentastellato nel CdA della tv pubblica, non si è opposto all’avvicendamento anzitempo.

Allo stesso modo, pare che anche Fazio sia stato accompagnato alla porta con il sorriso dagli uscieri del Movimento, in buona compagnia di altri detrattori dell’operato del conduttore dichiaratamente di sinistra, in primis Salvini e leghisti. Poco male per l’uomo, che approda all’emittente privata Discovery, in chiaro sul canale Nove, un po’ peggio per il servizio RAI che rinuncia a 2,5 milioni e mezzo di telespettatori. A puntata.

È ancora prematuro per dare giudizi tranchant e magari il “dopo Fazio” sarà una stagione di indimenticabile successo per il neo amministratore (in pectore) Sergio Roberto e il futuro AD Giampaolo Rossi, ad oggi DG.

Due silenzi assensi che fanno capire quale sia la strategia del Movimento 5 Stelle nella partita per il controllo dell’informazione: sedersi a tavola  cercando di riempirsi la pancia senza creare problemi al servizio e ringraziando per gli avanzi che arrivano. Ogni spazio mediale ritagliato è un punto a favore, dato anche il tracollo che i grillini hanno subito da un punto di vista numerico alle ultime elezioni. La distanza con il PD appare incolmabile anche su questo fronte.

A proposito, il leader del Movimento parla al bacino d’elezione della sinistra tradizionale rilasciando un’intervista a La Stampa in cui (ri)lancia l’idea degli Stati Generali per la tv pubblica, dove naturalmente l’ago della bilancia sarebbe rappresentato proprio dai gialli. Alla domanda diretta se fosse stupito dall’addio di Fazio, “l’avvocato del popolo” se ne esce con: «Direi – risponde Conte – che è uno dei tanti disastri della gestione Fuortes, un manager che non si era mai occupato prima di radiotelevisione. Il risultato si è visto» [Fonte: La Stampa].

Poi chiarisce: Fuortes aveva la possibilità di rinnovare in vigenza di mandato il contratto di Fazio eppure non lo ha fatto esponendolo di fatto al fuoco della maggioranza. Ma nessuno dal canto suo ha difeso Fuortes–che certo ignominiosamente ha abbandonato il ruolo che ricopriva senza colpo ferire– e questo è responsabilità anche se non soprattutto di Conte e del Movimento 5 Stelle.

Senza rancore.

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