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Le mafie nella guerra in Ucraina: gli affari illegali tra riciclaggio, armi e tratta di profughi

Il terreno fertile delle mafie nella guerra ucraina

Normalmente i fenomeni della guerra e della criminalità organizzata vanno di pari passo. Traffico di armi, riciclaggio e mercato nero sono solo alcuni degli elementi che hanno in comune. Tutte questioni che ritroviamo inevitabilmente legate alle mafie anche nella guerra in Ucraina.

Il conflitto voluto da Vladimir Putin sta dando vita alle opportunità migliori per la nascita di nuove organizzazioni criminali o lo sviluppo di altre già esistenti. In Russia sta tornando il mercato nero, che, inevitabilmente, trova terreno fertile proprio in Italia.

Le mafie nella guerra ucraina: la prevenzione del governo italiano

La nascita delle mafie è normalmente legata a momenti di cambiamento politico ed economico e all’emergere dei mercati illegali. La stessa mafia russa, ad esempio, divenne vera e propria potenza criminale dopo il crollo dell’Unione Sovietica, durante la caotica transizione dell’economia di mercato.

La nostra ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha spiegato che «il governo è perfettamente consapevole che il conflitto armato può essere un’occasione di aprire un pericoloso varco con gli affari criminali delle mafie». Ma il governo non vuole farsi trovare impreparato.

Gli investigatori di Carabinieri, Finanza e Polizia da settimane hanno preparato un piano di prevenzione per ciò che potrebbe accadere. «Perché le mafie guardano sempre avanti: mentre noi pensiamo a quello che accade oggi, loro lavorano già per quello che succederà domani», ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho.

Business dell’immigrazione, traffico di armi, lavoro sulle criptovalute e riciclaggio di capitali russi in Italia. Sono solo alcuni dei fenomeni che si stanno verificando alla luce della guerra in corso.

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Denaro e armi al centro delle mafie nella guerra in Ucraina

Il primo punto fondamentale all’interno di un conflitto è il denaro. L’Unità di informazione finanziaria di Banca d’Italia ha rilevato alcuni bonifici diretti tra Italia e Russia per un totale di 13 miliardi di euro. Bonifici sospetti, frutto di un possibile lavoro di riciclaggio. Soldi con cui sono stati comprati immobili di lusso, ma anche pacchetti azionari di aziende, alberghi, ristoranti.

Un patrimonio che oggi rischia di essere aggredito. Ma Banca d’Italia ha già invitato tutti gli istituti di credito a segnalare i depositi superiori a 100 mila euro in capo a cittadini bielorussi o russi.

Eppure, al di là del denaro, il vero oro della guerra sono le armi. Un traffico che per i clan mafiosi è visto come una grande opportunità per gli affari illegali. Nicola Gratteri, procuratore antimafia di Catanzaro, ha spiegato che «come il conflitto in Bosnia, che è stata una vera manna per le mafie, anche la guerra in Ucraina si preannuncia una grande opportunità per la criminalità organizzata».

Le mafie nella guerra ucraina: le tratte illegali dei profughi

Non solo. Il network mafioso italiano, tra Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Cammorra, andrà a colpire gli enormi flussi di denaro pubblico in arrivo per garantire l’accoglienza dei profughi ucraini. Nel nostro Paese il governo ha già stanziato 428 milioni di euro, ma arriveranno gli altri 3,5 miliardi dell’Ue che saranno distribuiti tra gli Stati membri in base al numero di rifugiati accolti. Un intero sistema all’interno del quale cercheranno di inserirsi i clan delle più grandi mafie del nostro territorio.

Ma un altro fenomeno ancora più preoccupante è la tratta illegale delle donne e dei bambini che cercano di fuggire dalla guerra. Sono già a centinaia i profughi di cui i familiari rimasti in Ucraina hanno completamente perso le tracce. Difficile capire, ad oggi, se siano stati destinati al mercato della prostituzione, dello sfruttamento sessuale o quello delle adozioni illegali.

«Abbiamo già avvertito dell’aumento di rischi di sfruttamento e traffico illegale», ha detto Federico Fossa dell’UNHCR. E ha aggiunto: «Stiamo incoraggiando le autorità nazionali a stabilire delle procedure di controllo per le aziende private, le organizzazioni e gli individui che offrono supporto ai rifugiati. Abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione per le persone in fuga dall’Ucraina».

 

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Editor: Susanna Bosio

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