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Lega e M5S al tracollo dopo le elezioni comunali

La Lega perde la sfida con Fratelli d’Italia anche al nord che diventa primo partito di destra. Il Movimento 5 Stelle si ferma al 2.1%

Le elezioni dei 971 comuni chiamati al voto certificano il crollo di Lega e Movimento 5 Stelle (M5S). Salvini perde la sfida interna con la Meloni anche nelle città una volta considerate feudi. Contemporaneamente, il M5S targato Conte sparisce dal territorio ottenendo in media il 2.1%. Il Partito Democratico di Letta consolida i consensi (primo partito nei comuni con più di 15000 abitanti) ma perde Palermo. Forza Italia rimane stabile. Nei Capoluoghi la coalizione di centrodestra arriva al 46.2%, quella di centrosinistra al 44.3%.

Il crollo della Lega alle elezioni

Le elezioni hanno confermato ciò che gli analisti dicevano da tempo cioè che Fratelli d’Italia avrebbe superato la Lega. E così è stato. Matteo Salvini paga l’appoggio a un governo Draghi mal sopportato da una parte dell’elettorato italiano e paga la sua ambiguità nei confronti della Russia di Putin. Anche nei territori dove storicamente la Lega ha fatto bene, soprattutto al nord, la Meloni si è presa il primo posto. Fratelli d’Italia è infatti avanti a Parma, ad Alessandria, all’Aquila, a Piacenza, a Belluno, a Como (FdI 11%, Lega 6%), a Verona (Meloni 11%, Salvini 6%), a Monza, a Genova e a Palermo.

Salvini minimizza la sconfitta ma la realtà è tutt’altra. La sua leadership nel centro destra è in discussione e anche il progetto di una Lega nazionale, forte su tutto il territorio italiano, è da rivedere.

Il M5S è sparito

Se la Lega ha subito un brutto colpo il M5S esce da queste elezioni a pezzi. È anche vero che il movimento fondato da Grillo non è mai andato bene alle elezioni amministrative ma a questa tornata sono proprio spariti: 2.1% di media. A Parma il Movimento non si è neanche presentato, per far capire la gravità del problema. Solo nella Taranto di Conte il candidato sindaco sembra poter essere riconfermato, ma solo grazie alla lista civica e non grazie all’appoggio del M5S che ha preso solo il 4,3%.

“Non sono qui per nascondermi. I dati che emergono sono dati che non ci soddisfano”, così ha commentato Conte in un’intervista rilasciata a La Stampa. “L’avvocato del Popolo” dunque ammette la sconfitta ma attacca sulle irregolarità di Palermo: “se ci saranno gli estremi, faremo ricorso”. L’analisi della sconfitta per Conte incomincia dai i dissidi interni con l’attuale ministro degli Esteri Luigi di Maio e con i suoi sostenitori che non hanno permesso la costruzione di una base territoriale. Per colpa loro – dice Conte – “non abbiamo ancora avviato la costituzione dei gruppi territoriali e dei referenti territoriali. Non abbiamo nemmeno un’anagrafe degli attivisti”.

Il tracollo del M5S non avrà ripercussioni a livello nazionale: il supporto al governo rimane, e non verrà neanche messa in discussione l’alleanza col PD. Al contrario, è proprio il PD che si ritrova alleato di governo con un partito che non conta più niente, la cui leadership “carismatica” non è bastata a ottenere i risultati sperati.

 

 

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Editor: Lorenzo Bossola

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