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L’embargo del petrolio russo e le trattative UE-USA 22

embargo. Dietro al possibile stop alle importazioni di petrolio russo da parte della UE si cela una trattativa con gli USA

L’Unione Europea presenterà in settimana il sesto pacchetto di sanzioni in risposta all’invasione della Russia in Ucraina. Sembrerebbe che varrà messo al bando in forma graduale il petrolio di Mosca a partire dal prossimo 31 dicembre. Le ultime posizioni della Germania fanno credere che l’embargo verrà effettivamente discusso e realizzato. Dietro a questa scelta, però, c’è una presa di distanze dagli Stati Uniti. 

L’embargo del petrolio

Venerdì scorso la Commissione europea ha avviato gli incontri informali, detti “confessionali” con gli stati membri per discutere del sesto pacchetto di sanzioni, e quindi dell’embargo al petrolio russo, che verrà presentato mercoledì. Queste consultazioni sono mirate a coordinare le azioni dei singoli stati e a fornire il tempo necessario per aggiustare la politica energetica. La maggior parte degli stati europei dipendono dalle importazioni russe. La Germania, per esempio, importa il 35,2% del petrolio dalla Russia, i Paesi Bassi il 70% e l’Ungheria quasi la totalità. Ecco perché l’attuazione dell’embargo avverrà in maniera graduale.

Negli ultimi giorni la Germania ha sciolto quasi definitivamente le proprie riserve e ha accettato la via dell’embargo. Il ministro dell’Economia e del Clima tedesco Robert Habeck ha affermato che “la Germania non si contrapporrebbe a un embargo del petrolio, ma ritiene che sarebbe ragionevole che ci fosse un’alternativa”. Ha aggiunto che l’indipendenza (dalla Russia ndr) e sovranità energetica deve essere raggiunta per non essere più ricattabili.

L’obbiettivo dell’UE è quello di limitare il più possibile le importazioni dalla Russia e di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. Recentemente il governo italiano è in missione in Africa per siglare nuovi accordi per il gas. Nel frattempo l’Europa continua con gli investimenti per garantire la transizione energetica con fonti rinnovabili.

Trattative con gli USA

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, si sarebbe verificato un piccolo strappo tra l’UE e gli USA per quanto riguarda la scelta di mettere sotto embargo il petrolio russo. Alcuni fonti anonime hanno affermato che, durante gli incontri primaverili del Fondo Monetario Internazionale dei ministri delle finanze del G7 del 20-21 aprile, il segretario al tesoro USA Janet Yellen avrebbe sconsigliato di mettere al bando il petrolio. Avrebbe suggerito invece di mettere un tetto al prezzo più basso delle quotazioni attuali. Ciò permetterebbe un maggior controllo da parte europea dei prezzi e quindi anche di limitare i guadagni di Mosca.

La ricostruzione del Corriere prosegue affermando che, visto che i russi potrebbero cercare nuovi acquirenti nel mondo come la Cina, gli USA avrebbero adotto lo stesso prezzo del greggio russo deciso dall’Europa e avrebbero sanzionato chiunque avesse provato a pagarlo più di quanto stabilito dai due blocchi occidentali. Questa mossa, secondo la Yellen, avrebbe permesso di continuare con le importazioni ma a un costo più basso. L’embargo invece ha l’effetto contrario.

La proposta non è stata accolta dai leader europei, anche perché alcuni erano assenti agli incontri per multiple ragioni, sostanzialmente  perché non sarebbe andato a genio il supporto europeo nelle azioni extra-territoriali USA. L’Europa cerca sì l’indipendenza energetica dalla Russia, ma questo non vuol dire supportare politicamente il ruolo degli USA di “poliziotto del mondo”. La ricostruzione si conclude affermando che questa divergenza potrà avere dei risvolti negativi in futuro.

 

 

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Editor: Lorenzo Bossola

 

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