Dizionario Arte

Léger, Fernand

Pittore e disegnatore francese. Dopo essere passato attraverso varie influenze stilistiche, nel 1909 si volse al cubismo. Anche se viene considerato una delle più grandi figure di questo movimento, rimase sempre abbastanza indipendente: separava le forme ma non le frammentava come Braque e Picasso, preferendo forme nitide e tubolari (per un certo periodo fu conosciuto come ‘tubista’). Durante la prima guerra mondiale fu geniere in prima linea, poi portaferiti, e tali esperienze furono, come raccontò, “una totale rivelazione, come uomo e come pittore”: allargarono il suo sguardo mettendolo in contatto con persone di differente classe ed estrazione sociale e misero in evidenza la sua istintiva passione per la bellezza della macchine. Da quel momento in poi ebbe l’ambizione di creare un’arte accessibile a tutte le classi della società moderna. Intossicato dal gas, trascorse più di un anno in ospedale e fu congedato dall’esercito nel 1917. Durante i pochi anni successivi il suo lavoro mostrò il suo sentimento per le forme meccaniche e persino le figure umane vennero rappresentate quasi come dei robot (La Ville, 1919, Philadelphia Museum of Art). Nel 1920 incontrò Le Corbusier e Ozenfant, che condivisero il suo interesse per l’estetica della macchina, e a metà degli anni Venti la sua opera divenne più netta e stilizzata, in linea con lo stile *purista. Utilizzò contrasti netti di forma e colore, con forti contorni neri e grandi superfici di colore piatto e uniforme. Negli anni tra le due guerre oltrepassò la pittura da cavalletto dedicandosi ai murali (talvolta completamente astratti) e a scenografie per il teatro e il cinema. Inoltre insegnò e viaggiò ampiamente, visitando per tre volte gli Stati Uniti negli anni Trenta. I contatti instaurati durante tali viaggi gli giovarono quando, nel corso della seconda guerra mondiale, si trasferì in America.
Le opere degli anni di guerra comprendono raffigurazioni di acrobati, ciclisti e musicisti, e dopo il ritorno in Francia Léger si concentrò più sulla figura umana che sulla macchina. Appena rientrato in Francia aderì al partito comunista francese e predilesse soggetti proletari (alcuni dei quadri di questo genere erano molto grandi, specialmente La grande parata, 1954, Guggenheim Museum, New York). Nell’ultima parte della carriera lavorò molto anche per grandi commissioni decorative, specialmente per vetrate e arazzi per la chiesa di Audincourt (1951), e un mosaico in vetro per l’università di Caracas (1954). Anziano, gli furono tributati molti onori, compreso il Grand Prix alla Biennale di San Paolo nel 1955. Poco prima della morte acquistò una grande casa a Biot, un villaggio tra Cannes e Nizza, e qui la sua vedova costruì un museo a lui dedicato, aperto nel 1960.
Nel catalogo della mostra ‘Léger and Purist Paris’ (1970, Tate, Londra), John Golding scrisse: “Nessun altro grande artista del Novecento seppe rispondere, e riflettere, a una così vasta gamma di correnti artistiche e movimenti. fauvisme, cubismo, futurismo, purismo, neoplasticismo, surrealismo, neoclassicismo, realismo sociale: la sua arte ha sperimentato tutto. Ciò nonostante la sua personalità artistica è rimasta assolutamente indipendente”. Tuttavia, a dispetto della centralità di Léger nell’arte moderna, Edward Lucie-Smith pensa che “sia un artista ancora sottostimato, più rispettato che amato. La sua opera possiede una premeditata durezza che respinge molti spettatori” (Lives of the Great Twentieth Century Artists, 1986). Certamente, non raggiunse mai la popolarità che desiderava presso la classe lavoratrice. Nascita: Argentan 1881; Morte: Gif-sur-Yvette 1955

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