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Libia ancora nel Caos. Scontri a Tripoli e Al-Zawiya

Da circa dieci giorni si susseguono scontri tra le milizie dei rispettivi governi in diverse località della Libia occidentale.

Libia ancora nel Caos. Scontri a Tripoli e Al-Zawiya

Tensione crescente nel Paese dicefalo, dove si fronteggiano gli eserciti, ma sopratutto le milizie affiliate o indipendenti ai due governi, con azioni mirate che potremmo agevolmente definire terroristiche se non fossero inserite in un quadro di violenza talmente sconsacrata da non digerire nemmeno questo appellativo.

Bombe su Al-Zawiya

Ricostruire l’elemento scatenante non è cosa semplice nello scambio di accuse incrociate, quindi partiamo dagli ultimi sviluppi: il governo di Tripoli ha attaccato la periferia della città di Al-Zawiya, città fortino del criminale Abd al Rahman Milad, ufficiale della Guardia costiera libica meglio noto come “Bija” [Fonte: InsideOver], che tuttavia pare non avere un ruolo in primo piano in questi ultimi avvicendamenti, con UAV forse di fabbricazione turca (i tristemente noti Bayraktar TB2).

Il premier del Governo di Unità Nazionale ha additato l’operazione condotta nel porto di Al-Mali e nel villaggio di Al-Ajilat come attività volta al contrasto della criminalità e diretta ad attaccare «i nascondigli dei contrabbandieri di carburante, dei trafficanti di droga e dell’immigrazione clandestina» [Fonte: Ministero della Difesa libico].

Sono state distrutte–secondo il comunicato ufficiale della Difesa, il cui gabinetto è amministrato ad interim dallo stesso premier–«7 imbarcazioni utilizzate per il traffico di esseri umani, 6 basi utilizzate per lo spaccio di stupefacenti, armi e rifornimenti in forze a bande criminali e 9 tank usati per contrabbandare carburante».

L’azione voluta da Dbeibah mira dunque a riaffermare il pugno dell’autorità dopo le proteste dei residenti per le condizioni difficilissime in cui sono costretti a versare e per dei video, non verificati, di presunti migranti subsahariani che vessano individui arabi in circostanze non chiare, nonché per rafforzare il controllo governativo su un centro che è snodo importantissimo per il passaggio del carburante prodotto nella raffineria locale e che rifornisce la capitale.

Al contempo, l’attacco avrebbe anche preso di mira i covi del clan Buzriba, che controlla le barbare milizie della SSA di stanza ad Al-Zawiya (ribattezzate SSF–stability and support forces– per non creare confusione con le “vere” SSA capeggiate da Al-Kikli, a.k.a. Ghneiwa) e che ha anche una rappresentanza politica nel Governo di Stabilità Nazionale, nella persona di Ali Buzriba–fratello del comandante Hassan–il quale sostiene che due persone siano state uccise.

Scontri a Tripoli

Nei giorni precedenti, invece, si erano verificati scontri a Tripoli dopo un susseguirsi concitato di eventi: la Brigata 444, che ha la propria roccaforte nel circondario di Ain Zara e Salah Al-Deen, e che opera in via teorica all’interno del Distretto Militare di Tripoli sotto il controllo governativo, ha arrestato due membri di alto profilo della milizia armata Al-Kanyat, facente capo al defunto Mohammad Al-Kani, responsabili degli eccidi di Tarhouna nel 2014.

Per tutta risposta, le forze speciali di deterrenza (FSD o RADA), anch’esse sotto il controllo (teorico) di Tripoli, del Ministero dell’Interno per la precisione, hanno rapito uno dei comandanti della Brigata, Musab Zreig, mentre si trovava con la famiglia nel centro della capitale occidentale. L’accaduto ha ovviamente portato a scontri tra le due compagini armate che sono stati sedati prima che il GUN lanciasse l’operazione militare ad Al-Zawiya, la cui “prima fase” si è conclusa ieri.

Quest’operazione può anche essere letta come prova di impegno nei confronti dell’Unione Europea, come risposta asimmetrica a quanto sta cominciando a fare il federmaresciallo Haftar, che come riporta InsideOver citando un tweet di Claudia Gazzini, ha per la prima volta dato ordine all’ELN di intervenire contro le partenze: «in particolare, un peschereccio con almeno 500 migranti a bordo è stato bloccato a largo della Cirenaica e ha fatto ritorno a Bengasi».

Naturalmente non è un caso che solo poche settimane fa il colonnello libico fosse stato ricevuto a Palazzo Chigi, e poco casuale appare anche la destituzione, per ora abilmente mascherata, del presidente fantoccio Fati Bashagha.

Globalist, che riprende Nigrizia, riporta il rapido susseguirsi di eventi che di fatto esautora il premier di stanza a Tobruk, ricordando una volta di più, se ci fosse il bisogno, che le decisioni vengono prese a Bengasi e solamente ratificate da parte della Camera dei Rappresentanti nella città portuale.

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