Dizionario Opera

Liebesverbot, Das

Seconda opera in ordine di composizione dopo Die Feen (Le fate), Das Liebesverbot fu il primo titolo di Wagner mai rappresentato, risalendo la ‘prima’ di Die Feen soltanto al giugno 1888. Ma fu un battesimo tutt’altro che confortante per il compositore, in un ambiente provinciale e a lui ostile, con un cast inaffidabile e un’orchestra insufficiente nell’organico e poco preparata. Già alla prima replica, essendo intervenute solo tre persone in teatro, l’opera fu ritirata; e dovette attendere fino al 1923 prima di essere ripresa. Nonostante l’ambientazione italiana e il programmatico riferimento allo stile operistico nostrano, nemmeno nella Penisola essa ha goduto, se possibile, di miglior fortuna; la prima e sinora unica rappresentazione italiana ha infatti avuto luogo il 7 maggio 1991, per la stagione del Teatro Massimo di Palermo. Wagner scrisse il libretto tra il giugno e il dicembre 1834 e redasse la partitura tra il gennaio del 1835 e il marzo dell’anno successivo; in quegli anni si trovava a Magdeburgo, impegnato come Kapellmeister del teatro locale. La circostanza è determinante, se si vuole giustificare l’inconsueto stile da opera buffa italiana che caratterizza la partitura più di tutti gli altri che pure vi sono compresi (l’opera, secondo Alfred Einstein, sarebbe «una sfacciata e impudente imitazione»; per Robert Gutman, «un guazzabuglio di Beethoven, Hérold, Auber, Rossini, Bellini, Marschner e Meyerbeer»). Proprio l’attività direttoriale aveva infatti permesso a Wagner di meglio conoscere e apprezzare le partiture di Rossini, Donizetti e del prediletto Bellini, richieste dal pubblico locale assai più delle opere francesi di Auber e di quelle tedesche di Spohr, per dire dei titoli che circolavano con maggiore frequenza nei teatri tedeschi e che anche Wagner aveva precedentemente avuto occasione di dirigere. Il libretto è tratto assai liberamente da Measure for Measure di Shakespeare: tra le numerose varianti, la più significativa è quella di aver riportato l’azione nella città di Palermo, così come era nel racconto tratto dagli Ecatommiti di Gian Battista Giraldi Cinzio, che è tra la fonti del lavoro shakespeariano. Collocando l’azione in una città dell’Europa meridionale, anziché nella Vienna immaginaria della commedia di Shakespeare, con la sua cornice etica e sociale, Wagner intese porre l’accento sull’intrigo e, come scrisse egli stesso nel suo Diario , sul contrasto tra «la glorificazione della libera sensualità mediterranea contro l’ipocrisia puritana dello spirito teutonico».

Atto primo . Palermo, XVI secolo. La città è in subbuglio perché, in assenza del re, il vicario Friedrich ha vietato i tradizionali festeggiamenti di carnevale e ha condannato a morte il giovane Claudio, nobile siciliano reo di aver disonorato una fanciulla. Claudio istruisce l’amico Lucio: si rechi a informare la sorella Isabella, novizia nel convento delle Elisabettiane, che è l’unica persona in grado di far recedere il vicario dal suo proposito. Isabella, informata da Lucio, esce dal convento, lasciandovi la sconsolata Mariana, la moglie un tempo ripudiata da Friedrich. Intanto, presso l’osteria di Danieli, lo sbirro Brighella è indeciso se far rispettare l’ordinanza del vicario, come è suo dovere, o se cedere alle lusinghe di Dorella, la cameriera di Isabella che ora presta servizio presso l’osteria. L’inflessibile Friedrich sta per confermare la condanna per Claudio, quando giunge Isabella a chiedere e ottenere un solitario colloquio con lui: il vicario promette di accordare la grazia al fratello solo in cambio dell’amore di lei. Dopo un momento di rabbia, indecisione e smarrimento, la giovane novizia finge di accettare e dà appuntamento al prepotente per l’indomani notte.

Atto secondo . Isabella raggiunge il fratello nel giardino del carcere per comunicargli le intenzioni di Friedrich, ma non lo stratagemma che ha escogitato, ossia di mandare Mariana al suo posto all’appuntamento con il vicario; Claudio dichiara di preferire la morte al disonore. Lasciato il fratello, Isabella consegna a Dorella due lettere, da recapitare al vicario e a Mariana. Giunge intanto Lucio, che rivolge parole d’amore a Isabella, esortandola a non riprendere la via del convento una volta ottenuta la grazia per il fratello; Dorella, un tempo amata da Lucio, è furente, ma si reca ugualmente presso il palazzo di Friedrich. Quest’ultimo apprende dunque che a mezzanotte dovrà trovarsi sul corso, mascherato; Dorella è fermata da Brighella, e riesce a liberarsene solo in cambio della promessa di un appuntamento notturno presso il corso. È notte: tutta la città ha disatteso l’ordine del vicario e festeggia il carnevale; Lucio intrattiene gli astanti con una canzonetta licenziosa. Irrompono Brighella e gli sbirri, e sta per avere inizio una colluttazione, ma Lucio convince il popolo a disperdersi per le vie della città; anche Brighella, cui è sembrato di vedere la maschera di Dorella, si allontana in cerca di lei. Giungono, mascherate in modo identico, Isabella e Mariana, mentre anche Friedrich, a sua volta mascherato, si aggira in cerca di Isabella: finalmente la trova, ignaro che si tratti di Mariana, mentre Dorella blocca Lucio, intenzionato a sbarrare il passo al seduttore della presunta Isabella; Lucio non trova altro modo di liberarsene che baciarla appassionatamente, ma la scena suscita la gelosia di Brighella e della vera Isabella – entrambi nascosti – rispettivamente per Dorella e per Lucio. Il quartetto che si origina è interrotto dal sopraggiungere di Ponzio, diretto al carcere per consegnare a Claudio, come convenuto, la lettera di grazia del vicario; Isabella la intercetta e scopre che Friedrich ha in realtà firmato un atto definitivo di condanna. Furibonda, si mette a gridare fino a quando non accorre tutto il popolo; prende allora ad esortarlo alla ribellione contro il vicario. Ponzio, nel frattempo, ha catturato due coppie di maschere, ree di atti licenziosi: davanti a tutto il popolo vengono così smascherati Friedrich, che si intratteneva con la sua ex moglie Mariana, e Brighella, che aveva finalmente vinto la resistenza di Dorella. Questo era dunque il ‘divieto d’amare’? Spontanea sorge la ribellione e Claudio, liberato dal carcere, viene condotto in trionfo. Perdonati Friedrich e lo sbirro Brighella, si forma un corteo festoso nel quale tutte le coppie sfilano a braccetto; tra di esse vi è anche Isabella, che ha infine rinunciato al convento per Lucio.

La musica del Liebesverbot non è «atroce, abominevole, nauseante», come il Wagner maturo l’avrebbe poi giudicata, ma certamente fatica a dominare la macchinosità, la vacuità e la prolissità di un libretto che mescola senza apparente controllo tratti buffi e drammatici, patetici e tragici. Das Liebesverbot è insomma il classico esempio di un lavoro di apprendistato, che difficilmente sarebbe conosciuto e rappresentato per virtù propria, se non appartenesse al catalogo di colui che sarebbe diventato uno dei più grandi compositori nella storia del teatro d’opera: rappresentò allora niente di più che un traguardo utile al giovane compositore, bisognoso di acquisire un modello prima di rigettarlo e di indirizzare altrove le proprie energie creative; oggi non rappresenta niente di più che un documento utile allo studioso wagneriano, che in filigrana vi può ritrovare i germi (la trama dei Leitmotive, il cromatismo di talune linee melodiche e la loro configurazione motivica) della futura grandezza.

Type:

oder Die Novize von Palermo (Il divieto d’amare) Grande opera comica in due atti

Author:

Richard Wagner (1813-1883)

Subject:

libretto proprio, da Measure for Measure di Shakespeare

First:

Magdeburgo, Nationaltheater, 29 marzo 1836

Cast:

Friedrich, vicario di Sicilia (B); Luzio e Claudio, giovani nobili (T); Antonio (T) e Angelo (B), loro amici; Isabella, sorella di Claudio, novizia nel convento delle Elisabettiane (S); Mariana, novizia (S); Brighella, capo degli sbirri (B); Danieli, oste

Signature:

e.g.

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