Milano

L’INCONTRO DELL’ARTE CON LA SCIENZA: LE OPERE DI HEINZ HAJEK- HALKE

 

Manipolazioni di forma, luce e movimento, sono immagini vintage stampate fra gli anni Trenta e Settanta quelle di Heinz Hajek-Halke. L’artista, nato a Berlino nell’ormai lontano 1898, poco conosciuto al grande pubblico  arriva in Italia alla Galleria Carla Sozzani di Milano. 

Ereditata la passione per l’arte dal padre Paul Halke, suo primo maestro, pittore e vignettista, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti. I suoi insegnanti furono Emil Orlik e Hans Balusche, quest’ultimo più amato, era meno convenzionale, più in linea con lo spirito anarchico di Hajek-Halke. Finiti gli studi di pittura capì che la sua strada era la fotografia.

Dai classici scatti di reportage passò alla sperimentazione: collage, fotomontaggi, doppie esposizioni sono i lavori che esprimono al meglio la sua espressività. Inizialmente ricreava macrocosmi attraverso ingrandimenti di microcosmi, per poi passare a concentrasi sul lavoro in camera oscura seguendo le orme di Man Ray e László Moholy Nagy. Attraverso reazioni chimiche di acidi, solventi o vernici su oggetti come vetri, stoffe, liquidi e plastiche, produceva direttamente negativi su vetro. Mentre con i giochi di luce dava forma a figure definite “Lichtgrafik”. Per Heinz Hajek-Halke era un continuo lavorare di chimica e fisica, in un confine in cui arte e scienza si incontrano per dare vita a un’immaginario nuovo, in cui la fotografia si fa astratta per allontanarsi dalla convenzione.

 

Heinz Hajek-Halke

Fino al 3 aprile

Galleria Carla Sozzani, Milano

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