L’interessante AUTUNNO 2024 DEL MUDEC TRA DUBUFFET E NIKI DE SAINT PHALLE
L’arte può davvero cambiare la vita delle persone? Le mostre in programma per l’autunno 2024 del Mudec – attraverso le esperienze di artisti diversi – illustreranno come l’arte possa donare forza e speranza a chi la fa, ma anche a chi la fruisce. Un obiettivo ambizioso che, a partire da ottobre, porterà sulle ribalte milanesi due celebri artisti internazionali che in Italia il grande pubblico ancora non conosce come meriterebbero.
Le mostre in programma per l’autunno 2024 del Mudec
Protagonisti delle mostre autunnali saranno Niki de Saint Phalle e Jean Dubuffet con l’Art Brut, dei quali il Museo delle Culture restituirà, come sempre, un ritratto approfondito e non banale.
Li anticiperà, già dal 13 settembre, la vincitrice del Premio Deutsche Bank Artist of the Year 2023, l’artista indigena argentina La Chola Poblete, con un progetto in linea con la mission del Mudec con il suo programma per la seconda parte dell’anno.
Niki de Saint Phalle
Visitabile dal 5 ottobre al 16 febbraio 2025 e realizzata in collaborazione con la Niki Charitable Art Fondation, la mostra Niki de Saint Phalle ripercorre l’inafferrabile vita di questa pittrice, scultrice, autrice di film sperimentali e performer protagonista del Nouveau Réalisme.
La franco-americana Niki de Saint Phalle visse in prima persona un momento di grande fermento sociale e artistico – specialmente la prima ondata del movimento femminista – da cui mutuò la radicale sfida agli stereotipi che avrebbe espresso per tutta la vita, tra amore per la sessualità e la joi de vivre.
“Donna e artista”, come lei stessa amava definirsi, Saint Phalle sfugge a ogni facile classificazione. Ciò che la rende particolarmente interessante oggi è forse l’aver sfidato gli stereotipi di genere attraverso l’arte, esprimendo nelle proprie opere femminilità, sensualità e amore per la vita come creazione.
Ma c’è di più, e la curatrice Lucia Pesapane è pronta a dimostrarlo. Lungo otto sezioni, l’esposizione esplorerà l’universo variopinto, polimorfo e tondeggiante di Niki, mostrando in controluce una vita personale molto meno colorata e materna, in cui l’artista ha dovuto spesso distruggere per elaborare il dolore, e poi ricostruire, rompendo gli schemi con lavori non convenzionali e messaggi provocatori, per lasciare infine un’impronta duratura nel mondo dell’arte.
Il percorso curato dalla critica d’arte Lucia Pesapane struttura in otto sezioni ben 110 opere – inclusi lavori di grandi dimensioni e naturalmente le iconiche, coloratissime Nanas. Anche una scultura allestita nel cortile esterno – e una selezione di opere su carta, video e vestiti di Dior che ricordano anche il passato di modella dell’artista.
Con la speranza che la mostra, la prima in un’istituzione pubblica italiana, contribuisca a farla riconoscere come una delle protagoniste dell’arte d’avanguardia.
Dubuffet e l’Art Brut
Nata dalla collaborazione del Museo delle Culture con la Collection de l’Art Brut di Losanna, la mostra Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider – visitabile dal 12 ottobre -fa luce su un altro importante fenomeno artistico poco noto in Italia.
Siamo nella Parigi del secondo dopoguerra. Qui, lontano dai musei e dai salotti mondani, emerge una nuova, inaspettata quanto dirompente concezione dell’arte: un’arte ‘grezza’, ‘pura’, ‘non filtrata’, letteralmente, ma non certo nel significato profondo che le dava il suo inventore, l’artista e teorico francese Jean Dubuffet.
Dubuffet iniziò a collezionare opere di artisti non professionisti e autodidatti e di persone spesso in condizioni di disagio sociale che riuscivano, senza preconcetti accademici e filtri culturali, ad andare oltre le convenzioni per raccontare sé stessi e il mondo con sorprendente libertà.
Stati mentali estremi, idee insolite, elaborati mondi di fantasia trovavano piena cittadinanza nelle opere di individui che creavano unicamente per se stessi, con mezzi non codificati e decisamente fuori dagli schemi. Quella di Dubuffet, insomma, fu una presa di posizione radicale contro il sistema dell’arte, ai margini sia rispetto alla tradizione che rispetto alle avanguardie.
A cura di Sarah Lombardi e Anic Zanzi, con il contributo di Baptiste Brun, la mostra del Mudec nasce con l’obiettivo di comunicare al pubblico italiano la straordinaria potenza espressiva dell’Art Brut, da cui molti artisti contemporanei hanno tratto ispirazione. Alla base c’è l’idea “che l’arte sia per chiunque abbia una voce da far risuonare attraverso l’espressione di una bellezza inaspettata”
Conclusione. L ‘autunno 2024 del Mudec ci regala due grandi progetti espositivi che omaggiano artisti e movimenti poco noti al grande pubblico italiano, mentre si promuovono le ricerche delle nuove generazioni. Nel segno dell’arte contemporanea e della fotografia.
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