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L’Italia condanna il riconoscimento del Donbass: a un passo dalla guerra, ma prudenza con le sanzioni

L’Italia condanna il riconoscimento del Donbass da parte di Putin

Così come i suoi partner europei, anche l’Italia fa sentire la sua voce per condannare il riconoscimento del Donbass di Vladimir Putin. «Un grave ostacolo alla ricerca di una soluzione diplomatica», ha affermato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Fin dall’inizio il nostro governo si è dedicato alla diplomazia. Da un lato, difendendo la sovranità di Kiev, ma dall’altro mantenendo un canale aperto con Mosca. Oggi alle 13.30 ci sarà una riunione alla Camera per discutere degli ultimi sviluppi della crisi russo-ucraina.

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Draghi conferma la condanna dell’Italia al riconoscimento del Donbass

Il premier Mario Draghi è intervenuto sulla crisi in Ucraina. «Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina», ha dichiarato. Inoltre, ha confermato di essere in contatto con gli alleati per evitare una guerra nel cuore dell’Europa. «Il dialogo è essenziale – ha puntualizzato – ma stiamo già definendo misure e sanzioni nei confronti della Russia».

La prima dura critica a Mosca è arrivata da Luigi Di Maio. “La decisione delle autorità russe – ha scritto in un post – di riconoscere le cosiddette Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk è da condannare in quanto contraria agli accordi di Minsk”. Ha inoltre ribadito che “l’Italia continua a sostenere l’integrità e la piena sovranità dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti”.

Anche Enzo Amendola, sottosegretario agli affari europei, ha espresso la sua condanna. “Putin – ha detto – vuole riscrivere la storia e imporre le sue ambizioni sullo stato di diritto, quindi la condanna deve essere ferma perché non possiamo accettare sfere d’influenza sotto la minaccia delle armi”.

Il riconoscimento dei separatisti filo-russi ha scosso il Parlamento. Sono intervenuti, infatti, alcuni dei leader della maggioranza, tra cui Enrico Letta e Giuseppe Conte.

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Le sanzioni Ue e Usa

In queste ore stanno arrivando le prime reazioni dei leader mondiali. L’Unione Europea e gli Stati Uniti sono pronti ad intervenire con sanzioni dirette. La Nato, invece, ha detto che questa scelta “mina ulteriormente la sovranità e l’integrità territoriali dell’Ucraina, erodendo gli sforzi per una soluzione del conflitto”.

Ma tra gli stati Ue ci sono già le prime divisioni. Infatti, le reazioni informali a Putin non sono state per niente allineate tra loro. In base ai primi colloqui, l’intenzione di Bruxelles sarebbe stata quella di affiancarsi a Biden per un’immediata reazione forte. Ma gli Europei, soprattutto il convoglio di testa Francia-Germania-Italia, hanno frenato l’azione. Il loro programma, infatti, prevede dei provvedimenti più duri solo in caso di un vero e proprio attacco.

Biden, infatti, ha da sempre messo in conto di procedere contro la Russia con un colpo forte in caso di mosse sbagliate. Ma ciò determinerebbe misure economiche estremamente dolorose. Non solo per i Russi, ma anche e soprattutto per noi Europei.

L’Italia condanna il riconoscimento del Donbass: le conseguenze?

La settimana scorsa a Bruxelles, Mario Draghi aveva detto con chiarezza che l’Italia avrebbe partecipato al pacchetto di sanzioni contro Mosca in caso di aggressione contro l’Ucraina. A patto che venisse escluso il settore energetico, considerata la nostra grande dipendenza dalle forniture di gas russo. Purtroppo, però, è molto probabile che le sue aspettative verranno deluse.

Per quanto riguarda l’energia, gli Uffici della Commissione Europea stanno valutando un piano di emergenza in caso di un blocco delle forniture. Il sistema europeo di scorte dovrebbe essere in grado di reggere all’interruzione. E a quel punto, scatterebbe un meccanismo, ovviamente volontario, di solidarietà. E forse proprio l’Italia che ha le scorte maggiori dovrebbe cedere gas ad altri Paesi Ue.

 

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Editor: Susanna Bosio

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