L’Organizzazione per la Cooperazione Islamica ha invitato la Cina
Per la prima volta l’Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC) ha invitato la Cina al vertice dei ministri degli esteri
Il ministro degli esteri cinese Wang Yi si è recato lunedì scorso al vertice tra i ministri a Islamabad, capitale Pakistan. Durante la 48esima sessione del consiglio dell’OIC, ha affermato che “la Cina e il mondo islamico hanno il forte desiderio di costruire una partnership per l’unità, la giustizia e lo sviluppo”, come riporta il tabloid di stato cinese Global Times.
L’OIC è la più grande organizzazione dei paesi musulmani con sede a Rabat in Marocco e conta 57 membri disseminati per tutto il mondo.
La partecipazione di Wang Yi all’evento dimostra che la Cina è sempre più influente nel mondo islamico e che i legami con tali paesi sono sempre più intricati. Global times riporta che i negoziati per gli accordi di libero scambio tra la Cina e i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Persico) progredisco. Inoltre, pare che il presidente cinese Xi Jinping farà una visita in Arabia Saudita, proprio nel periodo in cui stanno i due paesi stanno trattando la vendita del petrolio in Yuan, la moneta cinese, anziché in dollari.
Lo scontro Pechino-Washington
Perpetrators of human rights abuses must continue to face consequences. The United States has taken action to impose visa restrictions on PRC officials for attempting to intimidate, harass, and repress dissidents and human rights defenders inside and outside of China.
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) March 21, 2022
Lunedì scorso il segretario di stato americano Antony Blinken ha annunciato che gli Stati Uniti sanzioneranno i funzionari cinesi che, con le loro azioni, hanno represso le minoranze etniche e religiose sia in Cina che fuori. Questa è l’ultima delle sanzioni che gli USA hanno emanato per combattere la repressione cinese della comunità musulmana degli Uiguri nello Xinjiang, provincia del nord-ovest della Cina. Il governo cinese ha sempre respinto ogni accusa di violazione dei diritti umani. La repressione cinese di quest’etnia è da parecchi anni al centro del contenzioso tra Pechino e Washington. L’attuale amministrazione Biden, come quella precedente, continua a dichiarare che le politiche nello Xinjiang sono un genocidio da combattere. Il governo cinese, però, ha sempre descritto queste politiche come indispensabili per combattere il terrorismo che ha colpito la regione negli anni passati.
L’occidente condanna la vicenda, anche boicottando le aziende che operano in Xinjiang. Contemporaneamente, nessun paese islamico (Turchia a parte), ha mai criticato la Cina per gli abusi. Molti analisti pensano che i legami commerciali ed economici con la Cina abbiano fatto chiudere più di un occhio. Durante il vertice dell’OIC, Wang Yi ha affermato che:” i legami con il mondo islamico non sono stati minati nonostante gli Stati Uniti diffondano continuamente disinformazione e rumors sullo Xinjiang“. “Questo dimostra ulteriormente che la stragrande maggioranza dei paesi musulmani non cade nella trappola organizzata da Washington”, ha aggiunto.
Cina e paesi islamici come mediatori della guerra in Ucraina
La partnership tra Cina e mondo islamico potrebbe svilupparsi ulteriormente.
Il primo ministro pakistano Imran Khan durante i lavori del vertice ha affermato che la Cina e i paesi dell’OIC potrebbero svolgere il ruolo di mediatori tra Russia e Ucraina. “Vorrei discutere su come, l’OIC assieme alla Cina, noi tutti possiamo intervenire per fermare il conflitto che avrà, se continua in questa maniera, gravi conseguenze per il resto del mondo”, come riportato da Reuters.
Il 24 febbraio, giorno dell’entrata delle truppe russe su suolo ucraino, il premier Khan era a Mosca per un incontro ufficiale con il presidente russo Putin. Khan ha espresso preoccupazioni per le ripercussioni dell’invasione ma non ha mai condannato ufficialmente la Russia. Il Pakistan è uno di quei paesi, come la Cina, che si è astenuto durante le votazioni dell’ONU del 25 febbraio e del 2 marzo per ratificare la condanna russa.
Bisogna ricordare che il premier Khan ha sempre sostenuto le politiche cinesi in Xinjiang. “Ciò che dicono dei loro programmi in Xinjiang, noi lo accettiamo”, ha affermato. Bisogna altresì ricordare il piano cinese da circa 60 miliardi di euro per lo sviluppo del Corridoio Economico Cina-Pakistan.
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