Dizionario Arte

Lorrain, Claude

 

Lorrain, Claude. Pittore francese, disegnatore e occasionalmente acquafortista, attivo per quasi tutta la sua carriera a Roma; in Francia è spesso chiamato ‘Le Lorrain’ dalla regione d’origine, o anche semplicemente Claude, con una familiarità che riflette la sua enorme fama come maggiore esponente della pittura del paesaggio ideale.

In giovane età (probabilmente prima del 1620) si trasferì a Roma, dove si dice abbia cominciato a lavorare come pasticcere (tradizione artigianale tipica della Lorena). In seguito entrò nella famiglia di Agostino Tassi come domestico, fino a diventare suo assistente di studio, e trascorse anche due anni a Napoli studiando con l’oscuro paesaggista Goffredo Wals (1595-1640); rimase profondamente impressionato dalla bellezza del golfo di Napoli, il ricordo del quale ricorrerà sempre nei suoi dipinti.

La cronologia del suo primo periodo

La cronologia del suo primo periodo è piuttosto vaga, e non è sicuro se la collaborazione con Tassi sia avvenuta prima o dopo quella con Wals; si hanno sue notizie documentate a Roma nel 1623. Nel 1625 tornò in Lorena e collaborò col pittore di corte Claude Deruet agli affreschi (andati distrutti) di una chiesa a Nancy, ma nel 1627 tornò a Roma, dove tranne che per brevi viaggi rimase per tutta la vita. Visse vicino a Piazza di Spagna, una zona prediletta da artisti stranieri, e trascorse una vita tranquilla, cambiando casa solo una volta nella sua lunga permanenza nella città.

Non si sposò mai ma ebbe una figlia illegittima (forse dalla sua governante).
Il primo dipinto datato giunto a noi risale al 1629 (Paesaggio pastorale, Philadelphia Museum of Art), anche se un paio di dipinti potrebbero essere precedenti. Nel 1633 divenne membro dell’Accademia di San Luca, e in questo periodo si stava già creando la fama di uno dei migliori paesaggisti a Roma.

Senza dubbio il suo lavoro attirò

Senza dubbio il suo lavoro attirò presto numerosi imitatori, e secondo il suo biografo Baldinucci fu per preservarsi dalle imitazioni che cominciò a tenere un preciso registro dei suoi dipinti che chiamò Libro di verità (conosciuto anche con il nome latino Liber veritatis), un album di disegni (che oggi si trova al British Museum, Londra) cominciato intorno al 1635 e contenente 195 fogli che attestano ogni dipinto eseguito da quel periodo alla fine della carriera.

Ogni foglio contiene una copia disegnata del dipinto sul fronte e dettagli sul committente sul retro, e grazie a questo l’opera di Lorrain è eccezionalmente ben documentata. Alla fine del 1630 i suoi clienti comprendevano papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) e Filippo IV di Spagna (vedi Asburgo) e non aveva rivali nel primato come miglior paesaggista in Italia. I prezzi delle sue opere erano alti, ma essendo un pittore molto preciso e dedito al lavoro, che faceva tutto da solo, produceva pochi pezzi all’anno e divenne solo moderatamente benestante, non ricco.

Visse molto modestamente,

Visse molto modestamente, occupandosi di vari compiti presso l’Accademia di San Luca ma non prendendo parte agli affari pubblici; il suo amico Sandrart lo descrisse come un uomo “pio e di buon cuore, che non cercava altro piacere che quello tratto dalla sua professione”. Gli effetti della vecchiaia e della malattia (soffrì di gotta e artrite) causarono una riduzione nella sua produzione (il Liber veritas indica che completò un solo dipinto nel 1671, per esempio), ma la qualità del lavoro non si abbassò affatto, certamente anzi produsse alcuni dei migliori dipinti nell’ultimo decennio della vita.

All’inizio della sua carriera Lorrain si poteva identificare essenzialmente nella tradizione nordeuropea della pittura di paesaggio, esemplificata da Bril ed Elsheimer, così come dal suo insegnante Wals, con l’accentuazione di un fascino pittoresco e vivido. Molto presto, tuttavia, smorzò questa tendenza grazie alla tradizione dei paesaggi classici e ideali italiani, iniziata da Annibale Carracci; mantenne il senso di ricchezza e varietà tipico della tradizione nordica, ma le sue composizioni divennero più grandiose (anche se mai austere come quelle di Annibale o di Poussin).

I suoi primi dipinti erano piuttosto piccoli

I suoi primi dipinti erano piuttosto piccoli e alcuni furono eseguiti su rame (materiale spesso usato da Bril, Elsheimer e Wals), ma quando maturò e iniziò ad avere successo cominciò a lavorare su misure più grandi, adatte ai palazzi dei suoi importanti committenti. Allo stesso modo le figure umane nella sua prima produzione tendevano a essere piuttosto anonime e vestite con abiti contemporanei, ma dal 1640 circa si ispirarono a temi religiosi o mitologici (anche se, diversamente dal suo amico Poussin, non provò mai a ricreare queste storie in modo accurato).

Alle due scuole Lorrain aggiunse qualcosa di assolutamente personale: un’eccezionale sensibilità per la luce che dà unità alle sue composizioni e ne crea l’atmosfera. Questa sensibilità derivava da un’amorevole osservazione della natura; Sandrart rammenta che a volte egli trascorreva intere giornate nella campagna circostante Roma, osservando gli effetti della luce, e produceva centinaia di disegni (molti sono conservati presso il British Museum), opere di grande respiro e libertà che registrano tutte le sue impressioni.

Tra il 1640 e il 1650, quando l’opera di Lorrain raggiunse il massimo del suo equilibrio classico, l’atmosfera dei suoi dipinti era tipicamente di grande serenità, con le luci fredde del mattino o con il caldo bagliore della sera, capace di suscitare nello spettatore armonia e pienezza; nelle sue ampie vedute di porti -un tipo di dipinto che fece profondamente suo -spesso rappresenta in particolare l’alba o il tramonto (Porto di mare con imbarcazione della Regina di Saba, 1648, National Gallery, Londra).

Negli ultimi anni lo stile divenne sempre più

Negli ultimi anni lo stile divenne sempre più profondamente personale, le composizioni più aperte e meno rigide nella costruzione, le forme (umane, di alberi o di architetture) allungate ed eteree, i colori di una qualità magicamente argentata e il tono spesso solenne e misterioso. Tutte queste caratteristiche si ritrovano nel suo ultimo dipinto, eseguito nell’anno della morte, l’onirico Ascanio e il cervo (1682, Ashmolean Museum, Oxford).

Fino al XIX secolo la reputazione di Lorrain come il più grande paesaggista fu praticamente inattaccabile, soprattutto in Inghilterra, dove l’aristocrazia non solo collezionava avidamente le sue opere, ma tentava a volte di rendere i paesaggi delle proprie terre simili a quelle dei suoi dipinti, con gruppi di alberi posizionati ad arte, templi classici e così via.

Egli ebbe un forte impatto su Wilson e Turner, e nel 1836 Constable scrisse che “è stato considerato il più perfetto tra i pittori di paesaggio e che merita pienamente questa considerazione”. Tuttavia fu proprio in Inghilterra che subì il primo serio attacco critico: nel 1846 Ruskin definì la sua opera artificiale e priva di inventiva. Dal 1900 la sua reputazione declinò e non recuperò la fama passata fino alla seconda guerra mondiale. (Vedi anche specchio nero.)

Nascita: Chamagne 1604; Morte: Roma 1682

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