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Spettacolo,  Opera

Eroine di Puccini: Madama Butterfly e le altre

La tragica protagonista della Madama Butterfly è solo uno dei grandi personaggi femminili dell’Opera pucciniana. Tosca, Mimì, Turandot e altre: tragiche e sentimentali figure da sogno. eroine di puccini

Figure fragili e decise, vittime di contrasti etici e culturali, principesse glaciali e regine da operetta: non emerge solo la sfortuna e la tragicità di Madama Butterfly nel folto pantheon di eroine pucciniane. Il compositore di Lucca è passato alla storia, per alcuni, come il più delicato lettore e interprete del mondo femminile; per altri, come un sadico celato in guanti di seta. Questa seconda lettura della sua arte è giustificata dalla fine terribile che designa per molte delle sue protagoniste: morte di tisi e consunzione, infelicità, disperazione.eroine di puccini

L’avversione per l’ottimismo

Splendida parodia di questo ritratto ‘sadiano’ di Puccini viene da una delle meravigliose ‘Interviste Impossibili’, serie di trasmissioni radiofoniche andate in onda negli anni settanta, una delle quali mette a confronto Alberto Arbasino con un immaginario Giacomo Puccini in un’intervista in cui l’autore di Fratelli d’Italia stuzzica il lato più oscuro e infantilmente distruttivo del musicista, inducendolo a redarre un goduto e grottesco resoconto delle torture con le quali ha piegato o avrebbe voluto piegare i suoi personaggi femminili e a confessare la sua avversione per qualsiasi tipo di bonario ottimismo, come quello del contemporaneo De Amicis.

Le eroine di Puccini

Madama Butterfly

Cio Cio San (Madama Butterfly) non è solo la geisha tradita e sacrificatasi per amore. La sua storia è anche allegoria del matrimonio fallito tra Oriente e Occidente. Tra il volgare pragmatismo americano rappresentato dall’ufficiale Pinkerton e la delicata cultura dei kimoni e delle cerimonie del tè del Sol Levante. Butterfly è vittima delle perversioni del librettista e del compositore? Certo su di lei crolla un mondo di certezze, ma il suo personaggio è preservato dalla volgarità implicita in un’altra figura dell’ottocento a cui è spesso frettolosamente paragonata: Madame Bovary di Monsieur Gustave Flaubert. eroine di puccini

Manon Lescaut

rappresentata per la prima volta da Puccini nel 1893, è la prima delle sue opere ‘maggiori’. La storia da cui è tratta è significativamente ribaltata nei toni: se nel romanzo settecentesco di Prevost Manon è un’arrampicatrice sociale opportunista, nell’opera esordisce sin dalle prime battute come figura sentimentale dal destino tragico, umile e idealista: ‘ eppure lieta, assai lieta un tempo io fui! La quieta casetta risuonava di mie folli risate…ma di gaiezza il bel tempo fuggì…’. Un curioso rimescolamento delle carte e revisione decisa del sottotesto tipicamente libertino del settecento. Manon verrà “punita” per la sua passione: morirà estenuata tra le braccia del suo amore.

Bohème

Si racconta che Andy Warhol, nei momenti di crisi, si nascondesse in un angolo per ascoltare, tra le lacrime, le romanze dell’opera più nota di Giacomo Puccini. Forse la meno fosca delle sue, se non altro per il fatto che i protagonisti sono giovani, puri e colmi di ideali. Mimì è la ‘fanciulla sacrificale’ per eccellenza di Puccini: pura e mansueta, vicina all’amore e crudamente sottratta al destino felice con lo squattrinato Rodolfo. Sacrificata al seduttore di turno, la sua presenza è bilanciata da quella della più energica Musetta, ma è lei l’emblema dell’opera: un colpo di tosse, alla fine del quarto quadro, e addio ai sogni di gioia, perché quelli di gloria erano già andati via da un pezzo, delegati all’ambizioso pittore che le è rimasto appresso nella lancinante e celeberrima chiosa.

Tosca

La più dinamica e drammatica delle opere di Puccini, rispecchiata dalla fine della protagonista. Tosca, la rivoluzionaria, che muore come ha vissuto, per analogia, come Mimì:  in fuga, buttandosi dagli spalti di un castello. Tosca è la vertigine, la furia, l’emblema della forza e della vitalità nel panorama dei caratteri pucciniani. Una fine da valchiria di Wagner, compositore amatissimo dall’artista di Lucca.

Turandot

Tralasciando gli atroci tormenti di Lauretta nel Gianni Schicchi (una delle opere del cosiddetto ‘trittico’), ecco Turandot. La magnetica, spietata e inafferrabile figlia dell’imperatore cinese. Turandot non è sacrificata al presunto sadismo pucciniano come le altre eroine, ma in qualche modo lo incarna. Questa volta, gli sventurati sono gli uomini che passano sotto le attenzioni del suo boia. Tutti a parte Calaf, il  principe ignoto che riuscirà finalmente a sedurla. Ma la vera vittima dell’opera c’è anche qui. Liù, la schiava innamorata del principe al quale si sacrificherà. Il momento della sua morte è significativamente l’ultimo scritto dal compositore, che morirà senza poter concludere la sua ultima opera.

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