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Mariupol, cresce il sospetto sulle armi chimiche: Putin ne dovrà rispondere direttamente

Armi chimiche: sono state usate davvero a Mariupol?

“Un drone ha rilasciato una sostanza tossica alle porte di Mariupol, intossicando almeno tre persone”. Questo l’allarme arrivato dal battaglione Azov alle prese con la difesa della città portuale. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è rivolto alla nazione lanciando un allarme: “Potrebbero usare armi chimiche contro i difensori di Mariupol, una minaccia che stiamo prendendo molto seriamente”.

Non ci sono ancora effettive conferme al momento, ma già da settimane le intelligence occidentali e il governo di Kiev avevano preso in considerazione questo pericolo. Una nuova, gravissima escalation nella guerra.

Sospetto armi chimiche: l’intelligence indaga

Proprio negli scorsi giorni, l’intelligence britannica ha fatto sapere che i Russi sarebbero passati all’utilizzo di armi al fosforo nel territorio del Donbass. Proprio le stesse armi che sarebbero state poi lanciate su Mariupol. Il fosforo crea gravi ustioni a chi ne rimane esposto.

Nonostante le voci siano ancora da verificare al momento, il viceministro della Difesa britannico, James Heappey, ha già messo le cose in chiaro. “Tutte le opzioni sono sul tavolo. Se la Russia ha usato armi chimiche, l’Occidente risponderà senza escludere alcuna ipotesi”, ha affermato. Vladimir Putin, dunque, sarà indicato come diretto responsabile in caso di una conferma di questa gravissima escalation della guerra.

Non è la prima volta che Putin autorizza l’uso di armi chimiche, ma è difficile che questa volta il mondo volti le spalle. Infatti, il generale David Petraeus, ex direttore Cia ed ex comandante delle nostre forze armate in Iraq e Afghanistan, ritiene che la Nato potrebbe intervenire direttamente nel conflitto ucraino per questo motivo.

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Il precedente in Siria con le armi chimiche

Sono diverse le armi chimiche che la Russia potrebbe utilizzare. In particolare gli agenti nervini, come Soman, Sarin o Novichock, già utilizzati dai Russi per l’avvelenamento dell’ex spia Skripal nel 2018. Sono gas che vanno ad attaccare le connessioni tra cervello e muscoli, provocando paralisi e danni gravissimi, tra cui spesso la morte.

C’è in particolare un precedente che desta molta preoccupazione. Infatti, in Siria nel 2013 l’esercito russo di Putin aveva sostenuto solidamente il regime di Assad, attaccando più volte i miliziani e la popolazione civile delle roccaforti dei ribelli tramite armi chimiche. Le stime riguardanti le vittime vanno da un minimo di 300 circa a oltre 1700. Uomini, bambini e donne morti sul colpo o nel giro di alcune ore con le funzioni respiratorie totalmente paralizzate.

La Russia ha sempre negato ogni coinvolgimento, così come Assad ha sempre smentito l’attacco.

Armi chimiche a Mariupol: Donetsk nega

Al momento si stanno verificando le ricostruzioni arrivate da Mariupol per capire se effettivamente sia avvenuto l’uso delle armi chimiche. Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha detto che “non possiamo confermare, ma monitoriamo la situazione molto da vicino”. Se le prove lo evidenziassero, si confermerebbero le paure sul possibile uso di armi non convenzionali da parte della Russia.

Il portavoce dei militari separatisti filo-russi di Donetsk, Eduard Basurin, nega l’utilizzo di armi chimiche. Alcune fonti di intelligence riportano una situazione molto complessa per l’esercito di Mosca. I militari sarebbero sempre più demotivati e ribelli, evidentemente non addestrati a dovere per questa operazione di guerra. Da qui si spiega anche la scelta di Mosca di ricorrere ai riservisti.

 

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Editor: Susanna Bosio

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