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Mariupol: da 27 giorni il Battaglione Azov tenta di resistere allo sterminio dei Russi

Mariupol: il Battaglione Azov difende i civili dalla pulizia etnica

A Mariupol il Battaglione Azov ucraino resiste ai combattimenti in strada contro le truppe russe e cecene da 27 giorni. Uno scontro impari che si fa sempre più duro da sostenere. Gli Azov, legione di neonazisti sorta in Ucraina dopo l’annessione della Crimea, sono oggi integrati nell’esercito del Paese, ma seguono le proprie logiche marziali, basate su brutalità e violenza.

Ora Mariupol ha perso l’80% dei suoi palazzi residenziali, tra complete distruzioni e danneggiamenti.

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La pulizia etnica a Mariupol

Cresce il sospetto che proprio qui, a Mariupol, stiano avvenendo prove di pulizia etnica. Una forma di “de-ucrainizzazione” in stile staliniano voluta da Putin. Il sindaco, Vadym Boichenko, che secondo molti non si troverebbe più in città, ha denunciato forme di deportazione da parte dei Russi. «I nemici hanno costretto più di mille persone a partire. Si nascondevano dai bombardamenti nelle cantine di una palestra e sono state deportate», ha dichiarato.

Le forze russe sono arrivate a controllare già molti quartieri della città, così lasciano partire i civili di cui non hanno più bisogno. Diventa, quindi, una pulizia nazionalistica: chi accetta l’evacuazione in Russia, soprattutto donne e bambini, viene poi deportato in regioni remote (come fecero i Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale). Chi, invece, sceglie di restare, deve rassegnarsi alla presenza di Mosca. I Russi li costringono a indossare la fascia bianca sul braccio, segno delle loro truppe. Un trucco che permette di infiltrare soldati russi in borghese.

Mariupol: i duri scontri tra Azov e Russi

Gli scontri brutali tra la Brigata Azov e i Russi stanno sfociando in un vero e proprio assedio medievale. Gli edifici più alti sono l’obiettivo da distruggere, per colpire quei luoghi dove si dirige per di più il tiro dell’artiglieria. Mosca è tornata ad applicare i metodi sovietici, con aerei che radono al suolo gli edifici dove si pensa vi siano comandi o depositi. Ma anche l’artiglieria che bersaglia le finestre sospette.

Il Battaglione Azov si trova ora in prima linea nella difesa di Mariupol, divenuta per loro una sorta di quartier generale dove hanno eretto un santuario pagano dedito all’adorazione della divinità slava Perun.

Già nel 2014 furono i nazionalisti Azov, allora paramilitari finanziati dagli oligarchi ucraini, a distinguersi per la riconquista di Mariupol assediata dai separatisti filorussi del Donbass. Per volontà del ministro dell’Interno Arsen Avakov, furono integrati nella Guardia Nazionale.

Oggi, il comandante del Battaglione, Denis Prokopenko, fa il punto della situazione sul campo di guerra. Le vittime tra i civili crescono di giorno e giorno e ora supererebbero le 3.000 persone. «Ma nessuno può dire il numero esatto dei morti, perché le persone vengono sepolte in fosse comuni e senza nome. Molti cadaveri rimangono insepolti nelle strade. Altri restano intrappolati sotto le macerie», ha fatto sapere.

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La guerra civile a Mariupol con il Battaglione Azov in prima fila

Mariupol, seconda città portuale dopo Odessa, è considerata dai Russi un punto strategico per le sorti del conflitto. Da settimane è sotto assedio e anche i civili ne risentono, finendo vittime dei bombardamenti. Fonti ucraine riportano che le bombe cadono ogni dieci minuti e l’Alto Rappresentante Ue per gli affari esteri, Josep Borrell, l’ha definita una città “completamente distrutta“.

Difficilmente si potrà trattare per una tregua. Tra le forze d’invasione vi sono i kadyrovtsy ceceni, in cerca di vendetta e gloria. Il loro leader Ramzan Kadyrov ha offerto una taglia da 500.000 dollari per “la testa di ciascuno degli ufficiali” del Battaglione Azov.

Un conflitto caratterizzato sempre più da dinamiche fratricide e tipiche delle guerre civili. Su questo fronte la guerra non conosce armi tecnologiche, si è come ritornati alle lotte umane. E Putin si è affidato, non a caso, ai Ceceni, che non hanno pietà neanche di fronte ai civili in fuga.

 

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Editor: Susanna Bosio

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