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McDonald’s chiude definitivamente in Russia dopo 30 anni: 850 attività in vendita

McDonald’s e Renault chiudono in Russia: le conseguenze economiche

Dopo 32 anni, McDonald’s ha annunciato che lascerà definitivamente la Russia, vendendo tutte le attività ad un acquirente locale. Una decisione, dopo la chiusura dei ristoranti dello scorso marzo, che arriva come conseguenza dell’invasione in Ucraina.

I locali, dunque, non utilizzeranno più il nome, il logo e il marchio americani. Putin ha già pensato a sostituire McDonald’s con un “clone” del tutto sovietico: Uncle Vanja (Zio Vanja). Un nome che rimanda al dramma di Cechov, anche se il logo ricorderà molto nella forma e nel colore quello della catena americana, proprio allo scopo di attirare i cittadini.

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La chiusura di McDonald’s in Russia

Il ceo del gruppo, Chris Kempczinksi, ha confermato la notizia: “L’annuncio di oggi è estremamente difficile. Tuttavia siamo impegnati verso la nostra comunità globale e dobbiamo rimanere irremovibili sui nostri valori. E questo vuol dire che non possiamo più mantenere le nostre attività in Russia”.

McDonald’s era arrivato in Russia il 31 gennaio 1990, con il primo ristorante in Piazza Pushkin a Mosca. Fu un evento fortemente simbolico che segnò la vittoria consumistica dell’Occidente sul blocco sovietico. Il primo giorno di apertura si recarono 31 mila clienti in fila per prendere un hamburger. “Se non puoi venire in America, vai da McDonald’s”, diceva così lo slogan dell’inaugurazione. Anche il presidente di allora, Boris Eltsin, venne immortalato ai tavolini del celebre fast food.

All’epoca, dopo gli anni della Guerra Fredda, aprire un tipico ristorante americano in territorio sovietico sembrava un grosso azzardo. Fu l’imprenditore canadese, George Cohon, a credere in questa impresa. Dagli anni ’90 in poi, grazie ad un investimento di 50 milioni di dollari, cominciò l’espansione del “Mc” in tutta la Russia, che ottenne circa 850 punti vendita.

Con l’addio dal mercato russo, McDonald’s prevede di registrare un onere non monetario di circa 1,5 miliardi di dollari per cancellare tutti gli investimenti in Russia. Negli accordi di vendita cercherà di mantenere la continuità occupazionale dei 62 mila lavoratori del fast food. Sul territorio ucraino, invece, il personale continuerà a percepire lo stipendio, ma i ristoranti resteranno chiusi.

Non solo McDonald’s: anche Renault lascia la Russia

Nella stessa giornata, anche Renault ha annunciato la vendita delle proprie attività in Russia, dopo svariati mesi di chiusura dei siti produttivi a causa del conflitto in Ucraina. In questo caso si tratta di un processo di vendita già molto avanzato. In una nota, la società ha spiegato di aver approvato all’unanimità la vendita del 100% delle azioni di Renault Russia alla città di Mosca.

Nel contratto, tuttavia, emerge che per i prossimi sei anni Renault potrà rientrare nel mercato russo e riacquistare le quote cedute. Non è stato specificato quanto l’azienda otterrà dalla vendita delle attività russe. Il fatto che i beneficiari della vendita siano delle entità pubbliche, fa di questa operazione la prima nazionalizzazione di una grossa azienda occidentale da parte del governo russo. Di certo la cessione delle attività russe avrà conseguenze economiche notevoli per l’azienda e per i circa 45 mila dipendenti.

 

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Editor: Susanna Bosio

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