fausto melotti
Dizionario Arte

Melotti, Fausto

Melotti, Fausto. Scultore italiano. Studiò fisica e matematica all’Università di Pisa, per poi laurearsi in ingegneria elettronica presso il Politecnico di Milano; contemporaneamente coltivò studi musicali, assecondando una molteplicità di interessi che si sarebbe rivelata decisiva nella sua attività.

La formazione artistica iniziò presso lo scultore Pietro Canonica a Torino, e proseguì a Brera, dove Melotti si diplomò nel 1928 sotto la guida di Adolfo Wildt.

Suo compagno di studi a Milano fu Lucio Fontana, con il quale aderì, nel 1935, al gruppo dell’astrattismo milanese del Milione; nelle sculture di questo periodo è ravvisabile l’eco delle frequentazioni musicali, e in particolare della tecnica contrappuntistica, ripresa nell’articolazione dello spazio.

Emergeva già in questa fase

Emergeva già in questa fase, dunque, l’attenzione per la poesia del vuoto, della pausa ritmica, che avrebbe caratterizzato l’intera produzione di Melotti. Un simile linguaggio non fu immediatamente apprezzato in Italia, mentre riscosse favori in Svizzera e negli ambienti parigini legati a Léonce Rosenberg.

Dopo un biennio romano (1941-1943), dedicato per lo più alla poesia, decise, nel dopoguerra, di dedicarsi all’attività di ceramista, per la quale ottenne ampi consensi; di questi anni i cosiddetti Teatrini di ceramica, nei quali Melotti, riprendendo in parte un’operazione già tentata in precedenza, da Alberto Giacometti, rileggeva la spazialità scultorea come simbolica: l’opera stessa consiste tanto nel suo contenitore che nel suo contenuto, dando così valore poetico imprescindibile al vuoto che ne stabilisce i rapporti.

 

Questo studio del vuoto fu portato

Questo studio del vuoto fu portato avanti da Melotti negli anni Sessanta, quando, ormai acquisito lo status di maestro, formulò il suo linguaggio maturo; sua intenzione principale era di liberare la scultura dalla necessità di esprimersi per masse, considerandola invece una definizione poetica dello spazio.

La materia scultorea, quasi sempre un sottile filo d’ottone, era ridotta a una sorta di linea di contorno, e piegata alla costruzione di strutture prive di peso, di fatto costituite dal vuoto che andavano a delimitare; fondamentale, ancora una volta, il riferimento alla musica, della cui ritmicità e immaterialità queste opere volevano essere una sorta di equivalente visivo tridimensionale.

A partire dalla metà degli anni Settanta, Melotti riprese la spazialità dei teatrini, proponendo un nuovo approccio al problema, con le figure filiformi degli anni precedenti che andavano a collocarsi su sfondi piatti, similmente a un bassorilievo.

Nascita: Rovereto 1901; Morte: Milano 1986

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