Midsummer Marriage
Dizionario Opera

Midsummer Marriage, The (1955)

Midsummer Marriage: Michael Tippett risolse di cimentarsi in un’autentica opera di teatro musicale solo nell’immediato dopoguerra. Figura atipica, si era fatto notare in precedenza soprattutto con l’oratorio A Child of Our Time , ma fu in quest’opera che raggiunse l’esito più alto della sua prima maniera.

La gestazione fu lunga e laboriosa – quasi un decennio – ma non giovò ad assicurare alla nascitura un’accoglienza favorevole. Complice anche un allestimento poco felice, l’opera rimase in un primo momento sgradita al pubblico, poco avvezzo alle pesanti allusioni mitologiche e simboliche del libretto, in cui l’autore aveva fatto confluire una quantità forse eccessiva di esperienze umane e intellettuali: un ventaglio di suggestioni culturali che coniugava l’analisi junghiana con la conoscenza delle religioni orientali,

il Ramo d’oro di Frazer con la Zauberflöte di Mozart, per non parlare dell’eco shakespeariana del titolo stesso. Solo alla fine degli anni Sessanta una nuova produzione del teatro londinese, diretta da Colin Davis, permise di riconoscere nel Midsummer Marriage un autentico capolavoro del teatro inglese del Novecento.

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Atto primo . In epoca presente – o meglio, in nessuna epoca – in una radura su una collina, dove sorge un tempio ligneo, al mattino. Preceduto da una danza rituale delle spade degli amici guidati da Strephon, Mark attende la promessa sposa Jenifer. Ma costei sopraggiunge annunciando che per le nozze Mark dovrà aspettare, poiché quel che le interessa non è l’amore, ma la verità.

Ciò detto i due fidanzati spariscono in direzioni opposte, l’una salendo una scalinata del tempio, l’altro infilandosi in una caverna. Il padre di Jenifer, un prosaico affarista di nome King Fisher, ancor più contrario della figlia a quel matrimonio, arriva seguito dalla segretaria Bella con l’intenzione di sistemare la faccenda a modo suo. Crede Jenifer chiusa nella caverna; Bella suggerisce quindi di chiamare in aiuto il suo fidanzato Jack, un meccanico.

Questi tenta di forzare il cancello, ma una voce dall’interno avverte King Fisher di non immischiarsi. Mark e Jenifer rientrano in scena, trasfigurati dalle relative esperienze, ma in ancor più profondo disaccordo. Di nuovo spariscono, questa volta però Mark su per le scale e Jenifer nella caverna.

Atto secondo . Nel pomeriggio. Strephon dà inizio ad altre danze rituali, cui assistono Bella e Jack. Strephon, mascherato in ciascuna danza da un diverso animale, è braccato da una danzatrice, di volta in volta nelle sembianze del relativo predatore. Quando sembra che Strephon stia per soccombere, la danza si interrompe per le urla atterrite di Bella, a stento consolata da Jack.

Atto terzo . È sera. King Fisher, per ritrovare Jenifer, fa chiamare la sua indovina, che gli sembra più affidabile dell’anziana coppia di sacerdoti. Preceduta da un impostore, che risulta poi essere Jack, finalmente compare la vera Sosostris, velata. Il racconto della sua visione nella sfera di cristallo – Jenifer distesa in un campo di fiori che accoglie il «glorioso leone dell’amore col simbolo eretto» – manda su tutte le furie King Fisher, che arma Jack e gli ordina di trovarla.

Il giovanotto però non ci sta, si ribella al padrone e se ne va con Bella. Infuriato, King Fisher toglie il velo a Sosostris, rivelando così una gemma incandescente da cui sboccia lentamente un fiore di loto; all’interno vi compaiono Mark e Jenifer, stretti in un abbraccio, nelle sembianze delle divinità indiane Shiva e Shakti. King Fisher punta la pistola contro Mark, ma il suo solo sguardo lo uccide all’istante.

Strephon balla di fronte alla coppia la danza rituale del fuoco, finché non crolla spossato ai loro piedi e viene inglobato dal fiore, che accoglie tutto, e brucia nelle sue fiamme. La scena si trasforma nell’alba di un freddo mattino, e Mark e Jenifer, in normali abiti da matrimonio, possono infine avviarsi verso la loro felicità, benedetta dal sole sorgente.

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Se è vero che la ricchezza dell’articolazione drammaturgica non sempre riesce a emergere nella sua espressione testuale, d’altra parte i meriti dell’invenzione musicale riescono, nell’opera, a pareggiare più di un conto. Eclettico per vocazione, Tippett si serve senza schematismi di risorse tecniche di varia provenienza, nell’ambito di un linguaggio che rimane, pur con ampie libertà, tonale.

La vocalità di ciascun personaggio è cesellata con cura in rapporto al flusso psicologico dell’azione, sin dalla prima comparsa dei due protagonisti, con certe frasi di dolce sentimentalismo per Mark (“No man is happier than me”) e di risoluta durezza di Jenifer (“For me the light! For you the shadow”).

Un cenno a parte merita la breve comparsa di Sosostris, che arricchisce in modo significativo il catalogo dei mezzosoprano veggenti. Anche l’orchestra gioca un ruolo importante, sia per certe preziose atmosfere debussiane (come nel momento della calura pomeridiana all’inizio del secondo atto, descritta con le sonorità dell’arpa e dei legni), sia negli slanci ritmici trascinanti delle danze, che non a caso hanno conosciuto una certa fortuna come brani da concerto.

Type:

Opera in tre atti

Author:

Michael Tippett (1905-1998)

Subject:

libretto proprio

First:

Londra, Covent Garden, 27 gennaio 1955

Cast:

Mark (T), Jenifer (S), King Fisher (Bar), Bella (S), Jack (T), Sosostris (A), il sacerdote anziano (B), la sacerdotessa anziana (Ms), Strephon (m); amici di Mark e di Jenifer

Signature:

o.b.

Conclusione: Midsummer Marriage: Michael Tippett risolse di cimentarsi in un’autentica opera di teatro musicale solo nell’immediato dopoguerra

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