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Migranti: Salvini “disgustato” ma applica le “regole della vergogna”

Per Salvini è “disgustoso solo pensare che la guardia costiera lasci morire i migranti” ma una sua direttiva limita l’intervento delle forze predisposte al salvataggio

Questa mattina in un’intervista a 24 Mattino su Radio 24 il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha definito “disgustoso” il pensiero che la guardia costiera lasci morire in mare i migranti.

Salvini si dichiara disgustato

“Solo pensare che i 10.200 marinai e marinaie della Guardia costiera possano deliberatamente scegliere di non salvare qualcuno mentre stanno facendo un lavoro straordinario è qualcosa di disgustoso”, ha affermato questa mattina Matteo Salvini, a 24 Mattino su Radio 24. Salvini, inoltre, spera “che la politica ritrovi una sua dimensione e anche un suo limite nelle accuse e nella polemica”. Il vicepremier respinge al mittente tutte le accuse che lo vedono come uno dei responsabili politici del disastro di Cutro, dove sono morte decine di persone. “Pensare che qualcuno pensi a Salvini che chiama di notte l’Ammiraglio Carlone, comandante della guardia costiera: ‘no mi raccomando è partito un barcone, lasciali affondare, è una roba da deficienti'”, ha aggiunto.

Sempre durante l’intervista Salvini scarica la responsabilità della tratta migratoria e dei soccorsi. “Con la Tunisia che è nel caos e la Libia che non trova pace i controlli che c’erano maggiormente quando ero ministro, che ci permettevano di avere morti e partenze assolutamente inferiori. O se ne fa carico la comunità internazionale, o l’Europa anche qui si sveglia. Ma penso anche la Nato”, ha detto.

“Le regole della vergogna”

Salvini potrà ritenere “disgustoso” l’attacco alla Guardia costiera e indirettamente alla sua persona ma è proprio lui ad aver voluto una stretta ai soccorsi nel 2019. La Repubblica, in esclusiva, ha ricostruito le regole di ingaggio, definite dal quotidiano come “regole della vergogna”, seguite dalla Guardia costiera per giustificare il mancato intervento in soccorso del barcone naufragato vicino a Cutro.

“Monitorare il barcone, soccorso solo in caso di pericolo imminente”. Questa è la prima direttiva operativa firmata nel 2005 dall’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu del governo Berlusconi che è stata riesumata da Salvini nel 2019. Le regole presenti nel documento (“Accordo tecnico-operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare”, questo il nome) di Pisanu non sono mai state applicate veramente dalla Guardia Costiera. Infatti, le forze predisposte operavano in piena autonomia e consideravano evento SAR qualsiasi imbarcazione di migranti.

Nel 2019, però, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini ha chiesto ai vertici delle forze dell’ordine di “attenersi scrupolosamente alle indicazioni operative al fine di prevenire l’ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale”. Le “nuove” regole, se applicate rigidamente, prevedono l’intervento della Guardia per quella che è stata catalogata come operazione di polizia (law enforcement), di fatto limitando i poteri della Guardia costiera che è chiamata a intervenire con un’operazione di soccorso solo se si apre un evento SAR.

Infatti, “i mezzi in pattugliamento devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio (possibilmente in forma occulta) dei movimenti del natante stesso” e posso intervenire quando “le condizioni meteomarine pongono in serio ed immediato pericolo di vita gli occupanti del natante”. Ecco che a fronte della segnalazione di un natante in “buone condizioni di navigabilità” da parte di Eagle 1 di Frontex, le regole di ingaggio decise dal ministero dell’Interno prevedono che debba scattare un’operazione di polizia e non di soccorso, per altro aspettando l’imbarcazione all’ingresso delle acque territoriali italiane.

Ma cosa succede se il natante è effettivamente in pericolo anche se soggetto a un’operazione di polizia e non di soccorso? Il documento dice che se “un mezzo aeronavale constata il serio ed imminente pericolo di vita per gli occupanti del natante stesso, a prescindere dal fatto che si trovi in acque territoriali o internazionali, è obbligato ad intervenire per prestare immediato soccorso dandone immediata conoscenza ai competenti comandi del Corpo delle capitanerie di porto”. Inoltre, in questo caso, non si tratta più un’operazione per il contrasto all’immigrazione clandestina, ma come operazione di soccorso a tutti gli effetti. Tuttavia, “i competenti comandi delle Capitanerie di porto devono dare immediata comunicazione dell’attività condotta alla Direzione centrale e ai rispettivi comandi”.

 

 

Foto di copertina: La Repubblica 

 

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Editor: Lorenzo Bossola

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