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Milanesissimo Miart!

Impressioni dopo il primo giorno di apertura Miart è una fiera milanese. Nel vero senso del termine. E non perché si tiene a Milano, ma perché risulta essere sempre più una palcoscenico dedicato alle gallerie milanesi, cioè quelle che durante il resto dell’anno vivono a pochi chilometri dalla vecchia fiera campionaria.
Giacinto di Pietrantonio, curatore del settore contemporaneo, aveva l’arduo compito e pesante fardello di rilanciare il Miart, che non riusciva proprio a entrare nell’olimpo delle fiere d’arte internazionali, nonostante la vivacità del mercato milanese.
Convinti i grandi nomi come De Carlo e Lia Rumma a tornare ad esporre in fiera, dopo qualche anno di sentita assenza, questa quattordicesima edizione pecca solo per la mancanza delle gallerie internazionali.
Miart è una fiera italiana. E quest’anno lo è davvero molto, non solo per la netta predominante di gallerie italiane – milanesi per lo più – ma per l’evidente e comunque gradita maggioranza di artisti italiani.
Merito o non merito della crisi, fatto sta che quest’anno ci sono davvero tutti. E a detta dei collezionisti il momento di acquistare è buono perché i prezzi sono ridimensionati, proprio grazie alla crisi.

Davvero tanta tanta pittura, che finalmente torna alla ribalta all’interno di stand spaziosi, in un allestimento che quest’anno permette di godere al meglio le opere.
Si respira un clima sereno, quasi surreale, in cui si è cercato meno di stupire e più di consolidare, cioè consacrare gli artisti italiani fino ad ora ingiustamente poco valorizzati, a favore di artisti stranieri. E mai come ora gli artisti italiani godono di ottima salute.
Finalmente torna il bello universale, in una fiera davvero apprezzabile, dove girare per gli stand è quest’anno davvero un piacere.
Alessandro Cappello, direttore di Miart ha recentemente dichiarato che in un momento di crisi mondiale la sfida di quest’anno era puntare sull’eccellenza del mercato, attraverso qualità e selezione. E il bersaglio è stato centrato.

Tra le gallerie meno note, ma molto interessanti, spiccano senz’altro la milanese Fabbrica Eos con Francolino, Reimondo, Felisi, Mastromatteo o la veneziana Jarach che presenta interessanti fotografi come Nicola Vinci o Giorgio Barrera.
Simpatico lo stand dedicato completamente a Laurina Paperina della padovana Perugi arte contemporanea, ironica rappresentazione delle star del mondo dell’arte in tipico stile Paperina.
Tra le gallerie storiche risaltano come sempre – anche per le dimensioni degli stand – Ca’ di Fra’, con i suoi fotografi star come Witkin, Araki, Fontana o la galleria Cardi che espone due serigrafie con polvere di diamanti della superstar Damien Hirst o il Tavolo con mazzo di fiori di Bertozzi&Casoni.

Gli stand più d’effetto? Quello della galleria Pac, dedicato al russo Andrei Molodkin con l’opera monumentale Liquid black e quello di Riccardo Crespi, con l’installazione di disegni a carboncino di Stéphanie Nava.
Attendiamo ora di sapere i risultati delle vendite, preparandoci ad un’altra settimana di vernissage ed eventi dell’attesissimo e mondanissimo Salone del mobile.

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