Milano c’è: la moda è davvero tornata a casa?
La Milano Fashion Week 2022 è finita: la moda è una dicotomia
Cinque giorni pullulanti di eventi, sfilati e ospiti da tutto il mondo. Si chiude oggi la Milano Fashion Week della rinascita. Era da tempo ormai che la città non respirava questa vibrante aria di creatività e frenesia. Kim Kardashian da Fendi, Rihanna e Asap Rocky da Gucci e tutto il carrozzone della moda arrivato in città. E poi chi ha fatto della moda il proprio mestiere: Anna Wintour di Vogue, Vanessa Friedman del New York Times e Suzy Menkes, insomma giornalisti e buyer che contano.
Poi però la guerra. Un netto contrasto che ci invita a riflettere e a porci delle naturali domande: è giusto continuare come nulla fosse? Le influencer, gli ospiti arrivati da tutto il mondo, le cene esclusive mentre non tanto lontano dai noi la gente vive la guerra. Una dicotomia che mette i brividi. Bisogna però tenere a mente che il mondo della moda non è solo quello scintillante dei party esclusivi, del lusso e del glamour, ma è anche un industria che genera lavoro per un milione e duecentomila lavoratori solo in Italia, con un giro d’affari che nel 2021 ha sfiorato gli 80 miliardi di euro. Ecco perché il settore non può permettere di fermarsi.
I numeri della moda a Milano
Secondo il report di Confindustria Moda, I numeri sono ottimisti e parlano di una ripresa nel settore, che tuttavia non è tornato alla sua età dell’oro. Persiste un gap del -6 %, circa 5 miliardi di euro, per raggiungere i livelli pre-pandemia. La crisi quindi è ancora in atto. Tuttavia una quota di aziende, pari all’81%, ha registrato una crescita nelle vendite rispetto al 2020. Si tratta però di una crescita a macchia di leopardo che chiarifica ancora una volta quella che sembra essere la vera tendenza nel mercato della moda di lusso: la polarizzazione.
Da un lato i grandi gruppi, le holding che controllano i brand più forti sul mercato. Dall’altra tante piccole realtà ricche di creatività e maestria artigianale, ma povere di risorse economiche. Le prime sono destinate a crescere nel 2023, le seconde fanno ancora fatica a tornare ai livelli del 2019. Sempre secondo Confindustria poco più della metà delle aziende di piccola dimensione, il 53%, fattura meno di 5 milioni di euro e necessità quindi di un maggiore aiuto per risollevarsi. Inoltre, la caduta di queste piccole e medie realtà, ricchezza e parte costituente del nostro sistema moda, avrebbe delle ricadute importanti anche per i grandi del sistema.
Come influirà la questione Russia-Ucraina?
La decisione della Russia di procedere con l’invasione dell’Ucraina rimischia le carte. La Russia vale, infatti, il circa 2,2 % dell’export della moda, esportazioni che nel 2021 sono cresciute di oltre il 17%, forza trainante della ripresa del settore. Cirillo Marcolin, presidente di Confindustria Moda, sulle pagine del Corriere della Sera riflette sulle conseguenze della questione Russia-Ucraina.
Siamo uno dei Paesi che maggiormente importa gas dalla Russia, un ulteriore aggravamento dei costi dell’energia, specialmente per le aziende più energivore a monte della filiera avrebbe un impatto gravissimo. Sicuramente da questa lezione impariamo ancora di più quanto investire nella transizione ecologica sia importante, ma è utopistico pensare che la trasformazione possa completarsi in tempi rapidi e che possa risolvere tutti i problemi di approvvigionamento energetico.
Secondo Marco Granelli, presidente di Confartigianato, c’è il rischio che si ripetano le conseguenze del conflitto Russo-Ucraino del 2014 che portò a perdite pari al 41,8% nel settore.
Milano Fashion Week 2022: esordi, debutti e conferme
La polarizzazione di cui abbiamo parlato si riflette anche nella creatività. Da una parte i grandi che dettano tendenze, dall’altra i nuovi talenti che puntano all’identificazione e ai messaggi sociali. Ma d’altronde la moda non è questa? Una dicotomia continua. Desiderio di diversificazione e emulazione. Forme, colore ed estetica, ma anche media per veicolare messaggi.
Questa Milano Fashion Week è stata l’edizione dei ritorni, degli esordi e dei debutti. Ritorno in calendario, come Gucci e il suo show distorto. Tanti esordi di brand emergenti e non che hanno scelto le passerelle di Milano, e poi i debutti. Quello fisico di Glenn Martens da Diesel, quello di Matthieu Blazy da Bottega Veneta e quello del duo berlinese che risveglia Trussardi dal sonno. Chiude questa importante edizione Giorgio Armani, commosso e commuovente, che in segno di vicinanza alla situazione ucraina decide di far sfilare la sua moda in religioso silenzio. Solo il rumore dei passi e lo struscio degli abiti che ci ricordano che anche il silenzio parla. La moda torna a Milano, e si prepara per Parigi.
Di Michela Frau
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