Milano Fashion Week 2023. Gucci
Gucci non manca mai di far parlare di sé. La casa di moda è finita sulla bocca di tutti due anni fa, quando l’uscita del film House of Gucci ha raccontato al mondo i retroscena dell’omicidio di Maurizio Gucci su mandato della moglie Patrizia Reggiani. Pochi mesi fa è stata la fine della collaborazione con Alessandro Michele e la sua sostituzione con Sabato De Sarno a far tornare i riflettori sull’azienda. E venerdì scorso, in occasione della sfilata alla Milano Fashion Week 2023, l’ufficio stile interno ha approfittato dell’occasione per ripercorrere la storia stilistica della maison, attingendo direttamente agli archivi storici. milano fashion week. gucci
Un momento di transizione
Questa edizione della MFW ha rappresentato un momento di transizione per Gucci, che non si avvale più della collaborazione del vecchio direttore creativo e non si avvale ancora di quella del suo successore.
Presso il Gucci Hub, quindi, è stato l’ufficio stile a proporre una collezione che si pone come obiettivo quello di ripercorrere i codici stilistici della casa di moda, per lasciar conversare le differenti visioni creative che hanno contribuito a costituire l’immaginario di Gucci nel mondo e per riattualizzarle in una dimensione presente che le comprenda tutte e sappia costituire una nuova dimensione nell’eredità della maison. Il risultato è un mix eclettico, anche se meno eccentrico rispetto agli ultimi anni, corredato di alcuni pezzi presentati nella loro foggia originale, come scarpe e borse, fra cui anche la famosa Jackie 1961.
Il gruppo creativo, consapevole del proprio patrimonio stilistico, pur esaminando tutte le epoche dello stile Gucci, si è soffermato soprattutto sugli anni a cavallo fra i due secoli, in cui l’importante lavoro di Tom Ford ha rilanciato un marchio che stava vivendo un periodo di rapido declino. A livello visivo, tale scelta si è palesata nell’adozione di colori sgargianti, come il viola, l’azzurro, il rosso e il giallo lime, e di tessuti ormai emblematici, come l’organza trasparente, la seta e il velluto. Da quegli anni provengono anche l’abitudine a trasparenze assolute che lasciano i tanga neri a vista e reggiseni che coprono il minimo indispensabile. E ancora: occhiali a mascherina, collant colorati, collari bondage, paillettes e maglioni oversize.
A questi elementi si aggiungono accessori esagerati (come il colbacco di piume), lustrini e look-gioiello: anche questi tornano dagli anni 2000 e confermano, come destinazione privilegiata dell’abbigliamento Gucci, un mondo esclusivo e prevalentemente notturno. Anche le silhouette, per quanto ridimensionate nei volumi, conservano la commistione, tipica dell’epoca, fra capi estremamente voluminosi e altri tanto leggeri e aderenti da sembrare quasi impalpabili.
Nonostante queste caratteristiche e nonostante la presenza quasi costante del trend della vita bassa, che vent’anni fa lasciava vedere parte degli slip e oggi invece mostra l’elastico delle calze, si è lasciato spazio anche all’operato, più recente, di Alessandro Michele, che si vede soprattutto nella mescolanza di capi tradizionalmente maschili e femminili e nella presenza di soprabiti in pelo di colori sgargianti.
Leggi anche:
È in uscita la capsule collection Gucci Palace
Allegra Gucci: la verità su mio padre
Quarta giornata della Milano Fashion Week 2023
Editor: Leonardo Santarelli
NEWSLETTER
Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.