Dizionario Arte

Millet, Jean-Fran

Pittore, disegnatore e autore di stampe francese, nato in Normandia in una ricca e acculturata famiglia di coltivatori. Dopo aver studiato con pittori locali si trasferì a Parigi nel 1837 e per due anni continuò a formarsi con Delaroche alla École des Beaux-Arts. Le sue prime opere furono ritratti e poi piccole scene mitologiche e pastorali, ma con Il vagliatore (National Gallery, Londra), esposto al Salon nel 1848, si volse alla pittura di quelle scene di vita rustica alle quali ora il suo nome viene indissolubilmente legato. Il vagliatore coglieva perfettamente lo spirito del tempo: agli inizi di quell’anno era stato deposto il re Luigi Filippo, ed era quindi il momento adatto per sviluppare un gusto per le rappresentazioni di gente comune come in questo quadro (che infatti fu acquistato da un ministro del nuovo governo repubblicano). I critici del tempo tendevano a interpretare il lavoro di Millet secondo la loro ideologia sociale, così che i repubblicani ritenevano che intendesse mostrare con spirito progressista la dignità della classe lavoratrice, mentre i conservatori interpretavano i suoi quadri come rozzi e sovversivi, considerando i contadini una fonte potenziale di conflitti civili. Millet, dal canto suo, considerava i suoi lavori in termini più estetici e personali piuttosto che politici, e il senso di solenne tristezza che così spesso li caratterizza è espressione del suo temperamento malinconico. Nel 1854 commentò: "Devo confessare, a rischio di essere scambiato per socialista, che è il trattamento della condizione umana la cosa che più mi tocca nell’arte… Non vedo mai il lato gioioso; non so dove lo si possa trovare perché non l’ho mai visto. La cosa più felice che io conosca è la calma silenziosa che si può piacevolmente sperimentare in una foresta o nei campi". Questa "calma silenziosa" egli riuscì a esprimere attraverso figure di grande forza e dignità che riflettono la sua ammirazione per gli antichi maestri e Poussin.
Nel 1849 Millet si trasferì a Barbizon, dove rimase per il resto della vita salvo il periodo della guerra franco-prussiana (1870-71), quando si rifugiò a Cherbourg. Negli ultimi tempi si rivolse sempre più al puro paesaggismo, influenzato da Théodore Rousseau, uno dei suoi più cari amici. Rousseau aiutò spesso Millet economicamente, perché questi passò parecchi anni in condizione di povertà, ma intorno al 1860, quando il suo lavoro cominciò a essere molto meno controverso, si avviò verso un successo internazionale e divenne particolarmente noto tra i collezionisti americani. Quando morì era una figura molto celebrata anche se non ancora finanziariamente stabile (infatti il generoso Corot mantenne la sua vedova), ed ebbe considerevole influenza nell’arte del tardo XIX secolo. Seurat, per esempio, ammirò molto la grande semplicità del suo disegno, e Van Gogh realizzò riproduzioni del suo lavoro per imparare la tecnica del disegno. Insieme al grande rispetto tra i colleghi artisti Millet ebbe anche un grande sostegno di pubblico, soprattutto con L’Angelus, che mostra un contadino e sua moglie che fanno una pausa nel lavoro per pregare mentre le campane di una chiesa suonano l’Angelus serale (1859, Musée d’Orsay, Parigi), probabilmente l’opera più riprodotta del XIX secolo. Ciò ebbe un effetto negativo sulle sue fortune critiche perché fu archiviato per la maggior parte del XX secolo come un fornitore di pio sentimentalismo. Le famose esposizioni delle sue opere a Parigi e Londra nel 1975-76 sono state un momento cruciale della sua riabilitazione critica. Nascita: Grouchy 1814; Morte: Barbizon 1875

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