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Moda

Modella Gucci, Armine e la parabola, storpia, del body shaming

Speculazione e marketing: le accuse a Gucci per Armine, la modella troppo brutta per i webeti internauti

Armine è una modella fuori canone, accigliata, brutta. “Un modello di scimmia“, avrebbe detto Paolo Villaggio se l’avesse incrociata per strada. La modella di Gucci, scelta da Alessandro Michele, non è instagrammabile. Omologata. Gonfiata. Torniamo indietro a quanto ho scritto prima. Armine è una donna, non una bambola. Non è un oggetto di marketing. Non è il solito bel viso chirurgicamente modellato. È una DONNA, ripeto.

I vostri canoni di bellezza. Cretini, state sbagliando qualcosa.

Un essere umano è una creatura estetica prima ancora che etica,” scrisse il noto saggista e drammaturgo russo, Joseph Brodsky. Una volta, gli schiavi costruivano piramidi o erano prigionieri nelle piantagioni di zucchero americane. Oggi, invece, sono dominati dall’estetica che spesso si tramuta in estetismo. È vergognoso, tutto questo. Fermatevi un attimo a pensare. Se voi foste intelligenti capireste che state sbagliando tutto.

L’evoluzione dell’estetica. Perché la modella Gucci è bersaglio degli insulsi

Pensate a Marilyn Monroe, alla sua bellezza curvy. Silhouette a clessidra, altezza medio/bassa. Per gli anni Cinquanta e Sessanta, il canone di bellezza era proprio questo.

La donna era un oggetto remissivo dell’uomo. Diversamente da quanto accadde negli anni Venti quando la donna brama maggiore libertà e indipendenza e anche il fisico diventa asciutto. Lo sguardo a ritroso nel tempo ci insegna che l’estetica vive di movimento ondulatorio: mode che vanno, mode che vengono. Negli anni Duemila, ad esempio, è di tendenza il fisico filiforme.

Aprite bene gli occhi e non scandalizzatevi per quello che state per leggere: i culi che oggi esibite con perizoma, su Instagram (alla Kim Kardashian, per essere ancora più chiari), erano definiti culacchioni da vacca. Nel primo decennio del XXI secolo, se voi aveste postato anche solo una foto ritoccata con i fianchi burrosi, sareste state massacrate come Armine.

La chirurgia estetica non è rimedio al vostro essere brutti.

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Scusate se sono stata brutale (o bruta) ma, per un solo momento, ho voluto provare a vivere lo stesso odio che covate voi, webeti, verso l’essere umano.

La bellezza non è nella qualità delle cose essa esiste soltanto nella mente che le contempla ed ogni mente percepisce una diversa bellezza.” Ad affermarlo è David Hume.

Il filosofo scozzese scrisse, a suo tempo, il Trattato sulla natura umana, pubblicato tra il 1739-1740. Con esso sarebbe stato possibile comprendere l’uomo in tutti i suoi molteplici aspetti, centro stesso della natura e del mondo. Prevale, in questa ottica, l’istinto e il sentimento a scapito della ragione. Si impongono, infine, le percezioni (idee e impressioni).

Avete compreso?

Quale percezione, abbiamo oggi, di ciò che ci circonda? Quanto valore diamo, in questo momento, all’etica e alla morale piuttosto che all’essere esibito?

Che idea abbiamo noi della bruttezza? Quale impressione abbiamo sulla bellezza? Esiste una bilancia tra oggettività e soggettività?

L’omologazione, i visi snaturati a causa di un eccessivo uso della chirurgia estetica vi ha reso un prodotto di omologazione. Siete voi, giudici imperfetti su ciò che è bello o brutto a determinare una cattiva strategia di marketing, non il contrario. Armine Harutyunyan non è brutta.

Quella di Gucci non è un’operazione di marketing ma è una necessità frutto del vostro atteggiamento errato. È la determinazione di sostenere la diversità. Si intenda, la diversità non è un handicap come molti di voi fanno passare, ma è un valore aggiunto che ci rende diversi dagli altri.

 

Scusate il mio, di body shaming.

Stefania

 

 

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