Arte: Munari, Bruno. Ritratto fotografico
Dizionario Arte

MUNARI, BRUNO

Indice

L’arte di Bruno Munari

Munari, Bruno (Milano 1907-Milano 1998) Pittore, scultore, designer e teorico italiano. Cresciuto nelle campagne del Polesine, nel 1926 fece ritorno a Milano, dove entrò in contatto con l’ambiente del cosiddetto Secondo Futurismo, facendone parte senza avvallarne a fondo l’ideologia; fin da subito le sue “macchine” furono caratterizzate dalla sostituzione della componente poetica a quella utilitaristica, secondo una tendenza che avrebbe portato, tra anni Quaranta e Cinquanta, alle Macchine inutili e alle Aritmie meccaniche. L’innato senso dell’ironia e della libertà creativa lo portarono a mantenere il medesimo distacco rispetto all’avanguardia astrattista del Milione, di cui pure fece parte.

Negli anni Quaranta iniziò la pubblicazione di volumi, in un primo momento “illeggibili”, ossia privi di stampa e fruibili solo con il tatto. Contemporaneamente il convinto sostegno a una fluidità tra arti tradizionali e arti applicate lo vide tra i fondatori del Movimento Arte Concreta milanese (1948).

In questo ambito realizzò i Negativi Positivi, dipinti in cui l’instabilità percettiva costringeva lo spettatore ad interagire con l’opera. La poetica del progetto fu perseguita, nei primi anni Sessanta, con il sostegno all’Arte programmata e nel 1966 con il volume Arte come mestiere.

Negli anni Settanta Munari intensificò l’attività rivolta ai bambini, fino a istituire il laboratorio (1977), una sorta di scuola d’arte volta a coltivare la creatività e la capacità di lettura delle opere.

L’arte di Bruno Munari

 

L’arte di Bruno Munari appare come un eccezionale complesso di pittura, scultura, sperimentazioni nelle tecniche più varie e innovative; e ancora grafica, design, editoria, fino a giungere a quella dedizione verso i laboratori per bambini in cui va riconosciuto un precoce superamento dell’opera d’arte chiusa a favore della fluente processualità del fare.

Alla produzione pratica si aggiunge, inoltre, una produzione teorica altrettanto ricca e di rara lucidità. In tutto ciò Munari ha saputo riflettere, fino a trarre conseguenze che suonano tutt’oggi radicali, sulle nuove responsabilità che l’avvento della società di massa affida agli artisti. Questi devono lasciarsi alle spalle le ambizioni individualistiche per mettere il proprio talento al servizio della collettività.

L’utilizzo di metodologie oggettive e trasmissibili ha come obiettivo ultimo quello di porre chiunque nella condizione di comprendere i processi creativi e avvalersene in prima persona. Al proposito sono quanto mai attuali alcuni interrogativi posti da Munari quasi cinquant’anni fa: «L’arte, che un tempo era privilegio di pochi uomini sta diventando una espressione possibile a ciascuno di noi? Si sta riducendo positivamente la distanza tra l’artista e l’uomo normale?» (Artista e designer, 1971).

 

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