Caso Navalny, nuovi sviluppi: la visita della madre al corpo del politico
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Navalny, nuova condanna dal tribunale di Mosca: 19 anni di carcere

La Russia di Putin condanna ancora Navalny

Nella luce sintetica delle cellule fotoelettriche che lo circondano tra le sbarre della prigione, si fa fatica a riconoscere Aleksej Navalny in quella figura smagrita e allucinata che si alza in piedi nella tuta nera dei reclusi, per ascoltare la sentenza che lo condanna a 19 anni di carcere a regime speciale per “estremismo”. Una pena che è un’esclusione perpetua dalla vita civile della Russia per l’uomo di cui Vladimir Putin non pronuncia mail il nome, ma che è ormai da anni il suo vero oppositore, più ancora l’elemento di contraddizione del suo potere, comunque il nemico pubblico numero uno del Cremlino.

Il tribunale di Mosca ha condannato Alekseij Navalny a 19 anni di carcere. Il leader numero uno dell’opposizione russa è stato giudicato colpevole di “frode su larga scala” e di “oltraggio alla corte”. La procura aveva proposto 13 anni. Navalny sta già scontando al momento una pena di due anni e mezzo in un campo di prigionia in Russia perché avrebbe violato la libertà vigilata.

Nel 2020 era stato avvelenato con un agente nervino durante la sua campagna elettorale in Siberia. Al ritorno in Russia, nel 2021, era avvenuto poi il suo arresto immediato.

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Condannato Navalny, oppositore numero uno di Putin

Il verdetto di colpevolezza a Navalny apre un nuovo capitolo nella vicenda riguardante il principale oppositore di Vladimir Putin. Ennesima dimostrazione della dura campagna di repressione condotta in Russia, che abbiamo visto inasprirsi con le manifestazioni contro la guerra ucraina.

Il Rosfinmonitoring, servizio federale russo per il monitoraggio finanziario, ha recentemente inserito Navalny all’interno della lista di terroristi ed estremisti. Lo scorso gennaio era scattato anche l’arresto del fratello Oleg.

Quando nell’agosto del 2020 Navalny era stato vittima di un avvelenamento, le analisi degli specialisti avevano trovato tracce di neurotossina sulla bottiglietta d’acqua offertagli nell’hotel dove alloggiava a Tomsk.

Si rischiava ogni giorno la demagogia, naturalmente, e anche la condanna sommaria. Ma si abituava anche la società russa a considerarsi per la prima volta autonoma, capace di iniziative proprie, distinta dal potere e capace di sorvegliarlo, attraverso i “criceti” volontari che spaventavano la nomenklatura di comando, abituata nei decenni a considerarsi “classe eterna”.

Per Navalny diventa naturale andare un passo più avanti. Compra un pugno di azioni di società di Stato finite agli oligarchi vicini al Cremlino, va in assemblea dopo aver letto i bilanci, fa le domande che nessuno si è mai sognato di fare, e soprattutto filma tutto e trasmette sul sit

o nel nuovo territorio perde l’equilibrio, inciampa. «Non era abituato a questo show quotidiano contro la malversazione. E io mi sono trovato all’improvviso a far politica, senza averlo deciso». Succede all’incrocio tra la nuova popolarità e la libertà sconosciuta: qualcuno chiede a Navalny cosa pensa di Russia Unita, il partito di Putin, lui risponde che è «un partito di ladri e di malfattori», il giudizio filmato corre sul web, si gonfia nelle Rete, diventa una bomba mai sperimentata in Russia, e un certificato politico alternativo.

 

Mentre raccontava, Navalny si sentiva inafferrabile, quasi invulnerabile. Teneva su una sedia del suo ufficio la borsa del galeotto, con il necessario da portarsi in galera nel caso di un arresto improvviso, come spesso accadeva. Ma aveva scoperto la “quarta dimensione”, conosceva la porta magica da attraversare per raggiungerla, e dunque niente poteva fermarlo. Era quasi come fuoruscire dal proprio corpo, che gli Organi braccavano.

 

Navalny, nuova condanna dal tribunale di Mosca: 19 anni di carcere

«È un conflitto tra vecchio e nuovo mondo. In poco tempo l’esperienza quotidiana ci ha fatto capire che non potevamo usare nessun mezzo fisico, nessuno strumento classico per farci conoscere, nessun sostegno materiale per farci propaganda, perché la polizia è abituata a sorvegliare i corpi, le case, gli scritti, gli oggetti, i comizi, le manifestazioni e i cortei. Così abbiamo rinunciato completamente a volantini, manifesti, giornali, luoghi fisici, tutte cose che gli Organi controllano facilmente. È stato naturale spostarci nello spazio virtuale della Rete. È questa la quarta dimensione, dove loro non riescono a seguirci perché hanno un addestramento fisico, un obiettivo materiale, una cultura corporale. In quel mondo, abbiamo sfruttato la nostra libertà».

 

Ma in realtà c’è molto di più. Perché inconsapevolmente Navaln

 

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Le motivazioni della condanna a Navalny

La giudice Margarita Kotova, figura molto vicina al presidente russo, ha giudicato Navalny colpevole fin dall’inizio della lettura della sentenza. «Navalny ha commesso un’appropriazione indebita, ovvero il furto di proprietà altrui da parte di un gruppo organizzato», ha affermato. La pubblica accusa sostiene, infatti, che l’oppositore di Putin abbia sottratto milioni di rubli in donazione alle sue organizzazioni anticorruzione, che avrebbe poi speso per “attività estremiste e bisogni personali”.

Il 45enne è anche stato dichiarato colpevole di oltraggio alla Corte per insulti rivolti ad un giudice durante una delle udienze. Il giudice ha stabilito che dovrà saldare una multa da 1,2 milioni di rubli.

I legali di Navalny hanno definito le accuse come costruite ad arte per tenerlo il più possibile dietro le sbarre. Su richiesta dell’accusa, avverrà il suo trasferimento in un carcere a regime severo, in una struttura ancora più lontana da Mosca dove le condizioni di detenzione sono molto dure.

Le voci a sostegno di Navalny

Alekseij Navalny ha respinto le accuse definendole infondate e false. In sua difesa si è pronunciata la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che in un tweet ha ribadito: “Siamo al fianco suo e di tutti i Russi che si oppongono alla corruzione, al dispotismo e alla guerra”.

 

 

 

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Editor: Susanna Bosio

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