Mame Moda New York Fashion Week settembre 2019, il declino. Lourdes x Gispsy Sport
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NEW YORK FASHION WEEK SETTEMBRE 2018, IL DECLINO

La New York Fashion Week settembre 2018 ha messo in mostra tutte le sue lacune

New York Fashion Week settembre 2018 ossia “Non cercate di beffare. Aspettate che la beffa giunga da sé e vostro malgrado.” Non c’è aforisma migliore, quello espresso da Max Jacob,per manifestare l’essenza del nulla che ha preso il posto di ciò che nel Novecento era definita arte.

Nella Grande Mela è morta ammazzata la moda. Questa ha lasciato il posto alla spettacolarizzazione. Alle chiacchiere che dal bar si sono trasferite sui social perché, dopotutto, per vendere oggi devi far discutere.

Mame Moda New York Fashion Week settembre 2019, il declino. Lourdes Maria
Lourdes Maria in un look firmato Gipsy Sport

Vogliamo forse analizzare il caso Gipsy Sport? Un insieme di accozzaglie blasfeme che nemmeno i giornali online hanno osato pubblicare.

Non fosse altro per Lourdes che ha ben pensato di diventare immagine della collezione spring/summer 2019.

Ebbene si, la primogenita di Madonna debutta proprio in passerella e in grande stile. Però come una sirena della provocazione visto le conchiglie che le coprivano i capezzoli. E ci sta pure visto l’affaire della madre, la pop-star più influente al mondo che ha fatto delle provocazioni la sua chiave di successo.

Un plauso, però, al creatore di questo marchio siamo costretti a farlo, un certo Rio Uribe, molto apprezzato dalle testate giornaliste di casa, dalla comunità gipsy americana e da Donna Karan che, catturata dal suo estro creativo (?) nel 2013 lo chiamò alla corte di DKNY.

I look più imbarazzanti visti alla New York Fashion Week settembre 2018

La stessa scalinata è stata percorsa da modelle estremamente curvy, in vero, obese. Le figlie di un modello americano, fatto di hamburger e coca cola, vita sregolata e cibi in scatola dei peggiori fast food che al confronto, McDonald è una catena di ristoranti firmati da Cracco.

La moda lanciata in passerella non è per tutte. Non è flessibile o generosa.

Se sei grassa non potrai mai indossare abiti bustier e crop top. Minigonne o caftani. Una provocazione bella e buona. Giusta. Una missiva che va contro le case di moda affermate, con le loro taglia 38 che costringono le ragazze ad emulare tale magrezza.

Non va bene, dopotutto, nemmeno a Calvin Klein. Il pluripremiato Raf Simons si è assoggettato alle regole del mercato creando una collezione priva di alcun senso logico. Il gioco complesso dell’unisex, oggi tradotto moda gender, ha coinvolto uno dei marchi più apprezzati del fashion biz con il risultato che il passo dall’effetto Wow al ridicolo è breve (qui la review sulla collezione).

Il totale disinteresse sulla manifestazione newyorkese risulta abbastanza evidente dalla quasi totale assenza di informazioni sul web.

La passata manifestazione si era svolta al grido del #Metoo che ha coinvolto non solo la cinematografia ma anche la moda, visto l’addio sulle passerelle di Marchesa, uno dei marchi di maggiore interesse nella settimana della moda di New York.

L’America si riscopre, così, bigotta. Mancano i grandi nomi e crolla un impero.

Pesano le grandi assenze e non bastano i grandi eventi delle uniche griffe ben ancorate in un oceano tempestoso per dare una boccata d’ossigeno.

E allora, c’è da pensare che anche Marchesa ha la sua caratura, così come Alexander Wang e Victoria Beckham che hanno tradito la bandiera a stelle e strisce per migrare nella propria terra d’origine (nel caso dell’ex Posh Spice, sia chiaro).

 

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