Novara, no green pass: sfilano come i deportati di Auschwitz
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Novara, no green pass: i manifestanti sfilano vestiti come i deportati di Auschwitz

Novara: i manifestanti no Green pass hanno organizzato un corteo nella città contro la certificazione verde. I partecipanti hanno sfilato con pettorine, numeri identificativi e filo spinato: agghiacciante la comparazione con la dittatura nazista

Sabato 30 ottobre nella città di Novara è stata organizzata una manifestazione “no green pass”. Da settimane, ormai, vengono organizzate queste proteste da parte di migliaia di persone che richiedono di abolire l’obbligo della certificazione verde sul lavoro. Quella di Novara, però, ha colpito tutti quanti. Inevitabile è la comparazione con la dittatura nazista.

LA MANIFESTAZIONE

I manifestanti si sono presentati con pettorine a righe bianche e grigie, alcune con numeri identificativi proprio come i deportati dei campi di concentramento durante la dittatura nazista. Per rendere di più l’idea i partecipanti hanno marciato nella città di Novara aggrappati ad una corda inframezzata di nodi che ricorda il filo spinato dei campi di concentramento. Inevitabile è quindi la comparazione con la dittatura nazista durante la seconda guerra mondiale. “Giù le mani dai bambini” e “Stop dittatura”. Sono questi alcuni dei cartelli esibiti durante la  protesta shock di Novara.

LE REAZIONI AL CORTEO DI NOVARA NO GREEN PASS

Il sindaco di Novara Alessandro Canelli, dopo quanto accaduto durante il corteo, ci ha tenuto a precisare che “Paragonare una posizione ideologica relativa a un vaccino e a un Green pass alla pagina più tragica della nostra storia e a persone che sono state deportate, umiliate, torturate, annientate psicologicamente e assassinate è a dir poco vergognoso. Esprimere le proprie idee e il proprio pensiero è non solo giusto, ma anche un diritto sancito dalla Costituzione. Quindi nulla da dire sulla possibilità di manifestare il dissenso al Green Pass, ma ci sono limiti che non dovrebbero mai essere superati e soprattutto non attraverso la violenza”.

Anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha deciso di intervenire a “Mezz’ora in più” su Rai 3: “Ho visto immagini nelle ultime ore che mi hanno scioccato, con le manifestazioni che richiamano ai campi di concentramento che sono fuori da ogni grazia di Dio” convinto, inoltre, che “Nel 13% di chi non si è ancora vaccinato, c’è chi ha paura, non sono tutti no-vax. Il modo migliore per convincerli non è insultarli, ma convincerli con dati scientifici”

La manifestazione ha fatto insorgere anche la Comunità ebraica che ha ritenuto la manifestazione un’offesa alla Memoria. “È già successo in altre città italiane ma queste persone non sanno cosa è stata la Shoah. È pazzesco che si manifesti in questo modo. La storia bisogna conoscerla e fatti del genere mi lasciano senza parole”. Così Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità ebraica di Novara e Vercelli ha detto in un’intervista.

Tiziana Ferrario, giornalista, scrive in un tweet “Imbecilli”, condividendo le foto delle persone che si sono presentate alla manifestazione vestite come i prigionieri di Auschwitz. Immagini che hanno suscitato grande rabbia e indignazione.

LA GIUSTIFICAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE DI NOVARA

Giusy Pace, una delle organizzatrici del corteo è stata intervistata e ritiene che nelle accuse ci sia stato un fraintendimento. “Concentramento nel senso di concentrazione: noi ci siamo concentrati in uno spazio, per manifestare il nostro dissenso”. Così la manifestante di Novara giustifica il loro gesto. “Non volevamo accostarci agli ebrei, ma in generale ai deportati. Perché noi siamo una minoranza: ci definiscono terrapiattisti, no-vax, fascisti. Tutte storture”. E ancora: “Non volevamo paragonarci ad Auschwitz, se avessi voluto scegliere un campo avrei scelto Dachau in cui c’erano i politici, tutte le minoranze”. Mentre il filo spinato ritiene che sia stato usato solo come “protezione”.

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