Dizionario Arte

nuova oggettività

Movimento pittorico tedesco che, tra gli anni Venti e i primi anni Trenta del Novecento, rispecchiò il clima di rassegnazione e cinismo del dopoguerra. Il nome fu coniato nel 1923 da Gustav Hartlaub, direttore della Kunsthalle di Mannheim, che lo usò come titolo di un’esposizione organizzata nel 1925, la quale comprendeva artisti che avevano conservato o riguadagnato la fiducia verso una rappresentazione realistica, positiva e tangibile. Il movimento non fu caratterizzato da uno stile unitario né da alcun raggruppamento ufficiale, ma la tendenza generale vide l’impiego meticoloso del dettaglio e una violenta satira volta a rappresentare il volto del male. Continuò così l’interesse per la critica sociale che aveva diffusamente caratterizzato l’ espressionismo, ma la nuova oggettività rifiutava le tendenza astratte del Blaue Reiter, in cui l’espressionismo aveva raggiunto il punto più alto negli anni precedenti alla prima guerra mondiale. Dix e Grosz furono le figure più note del movimento, che si sciolse negli anni Trenta con l’avvento del nazismo. Altri artisti legati alla nuova oggettività furono Conrad Felixmüller (1897-1977), Christian Schad (1894-1982) e Rudolf Schlichter (1890-1955).

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