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Cinema

ORSON WELLES – muore il 10 ottobre 1985. I suoimigliori 5 film

Produttore, attore, regista, drammaturgo e sceneggiatore: Orson Welles, scomparso il 10 ottobre 1985, era l’uomo vitruviano del cinema del Novecento. Ecco i suoi cinque film da non perdere.

1) Quarto potere (1941)

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Quarto potere.
IMDb.

Quarto potere è il primo lungometraggio scritto, diretto e prodotto da Orson Welles, il quale aveva solo venticinque anni. Si basa liberamente sulla biografia del magnate dell’industria del legno e dell’editoria William Randolph Hearst. Il titolo originale del film è Citizen Kane, in riferimento a Charles Foster Kane, il protagonista della storia. Welles stesso interpreta Kane, un personaggio incapace di amare se non “solo alle sue condizioni”, con la conseguenza di creare il vuoto attorno a sé e rimanere solo all’interno della sua gigantesca residenza, dove muore abbandonato da tutti.

L’elemento innovativo e importante risiede nel fatto che la figura di Kane venga delineata solo attraverso i racconti di chi l’ha conosciuto, e mai dal diretto interessato. Un film “giornalistico”, formato inusuale per il cinema dell’epoca. Kane diventa quindi oggetto di una sorta di inchiesta, durante la quale il giornalista Jerry Thompson tenta di comprendere la vera natura del magnate.

Inoltre, la storia gioca su un elemento misterioso, ossia l’ultima parola pronunciata da Kane in punto di morte: Rosabella. Si tratta di una donna? O ha un significato più profondo? Ma l’unica verità è che solo Kane conosceva davvero Kane.

2) Otello (1952)

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Otello.
Parole a colori.

Un film che ha richiesto quasi tre anni di lavoro, ma che ha aperto la strada a Orson Welles come regista in Europa. Nonostante alcune disavventure, tra cui il fallimento della Scalera Film di Roma, casa produttrice della pellicola, l’Otello è stato infine realizzato.

La peculiarità di questo film di Welles è l’uso del montaggio, il quale è riuscito a restituire la dimensione classica dell’opera shakespeariana utilizzando scene ambientate direttamente in luoghi storici. Sebbene, infatti, le sequenze siano state spesso realizzate in momenti diversi, la continuità spazio-temporale risulta efficace.

Girato in esterni a Mogador e Safi (sulla costa del Marocco), a Venezia e a Tuscania, nel 1952 l’Otello di Welles si è aggiudicata la Palma d’oro al Festival di Cannes partecipando come rappresentante del Marocco.

3) Il terzo uomo (1949)

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Il terzo uomo.
Movieplayer.

Ne Il terzo uomo, Orson Welles viene diretto da Carool Reed e interpreta Harry Lime, un trafficante di penicillina nella Vienna del dopoguerra. Welles dichiarerà poi: «Odiavo Harry Lime. Non aveva passioni, era freddo: era Lucifero, l’angelo caduto.» Nonostante ciò, il ruolo si rivelerà fondamentale per Welles, tanto che questi entrerà nella memoria degli spettatori proprio nei panni di Harry Lime.

Come accade anche in Quarto potere, il personaggio di Welles compare in poche scene, ma nel corso della trama si continua a parlare di lui. Harry Lime, di conseguenza, resta sempre al centro dell’attenzione, motivo per cui gli spettatori non si dimenticarono del personaggio e acclamarono il film. La popolarità personale di Welles, dunque, crebbe ulteriormente, essendosi già affermata grazie al matrimonio con Rita Hayworth.

4) L’infernale Quinlan (1958)

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L’infernale Quinlan.
Ciak Magazine.

Orson Welles torna a scrivere, dirigere e interpretare allo stesso tempo: questa volta in L’infernale Quinlan, commissionatogli dalla Universal Pictures. Inizialmente, le ambizioni del film erano modeste, ma poi molti storici ed estimatori del cinema lo giudicarono come un altro capolavoro assoluto di Welles.

L’incipit del film è celebre a tal punto da essere oggetto di studio in tutti i corsi universitari dedicati al cinema. Un lungo piano sequenza introduttivo, infatti, è diretto in maniera così eccelsa da coinvolgere immediatamente gli spettatori.

L’ambiguo poliziotto Hank Quinlan, interpretato dallo stesso Welles, rimane uno dei personaggi più memorabili della sua carriera di attore. È una figura che ha perduto il suo idealismo giovanile e la sua onestà, e si è ridotto a condurre indagini superficiali e sbrigative nelle quali si serve della propria passata esperienza professionale unicamente per costruire prove fasulle allo scopo di incastrare i sospetti che, secondo il suo intuito, sono colpevoli. Insomma: si tratta di un personaggio amorale e negativo in tutti gli aspetti, dalla sua fisicità – è obeso – al suo essere.

Eppure, a suo modo, Quinlan è anche un sentimentale: dietro la sua amarezza e il suo cinico disincanto nei confronti della società, si nascondono profondo dolore, stanchezza e inquietudine. E Welles riesce a impersonare queste emozioni in modo sublime, tanto da affascinare il pubblico.

5) Falstaff (1965)

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Falstaff.
The Independent.

Orson Welles, negli anni ’60, aveva un sogno: tornare a interpretare un’opera shakespeariana. E, grazie ai finanziamenti spagnoli e svizzeri, questo sogno divenne realtà. Welles diede così vita a Falstaff, il personaggio a cui si sentiva più affine.

Alternando la chiassosa cialtroneria alla delicata vulnerabilità, Welles diede una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Il suo Falstaff ama profondamente la vita, il divertimento e le fanfaronate e il suo destino avrà un epilogo malinconico, quando egli verrà disconosciuto dal principe Hal, divenuto re, che è stato suo compagno di tante goliardate e ora rinnega la loro fanciullesca amicizia.

Welles affermò che «più studiavo la parte, meno mi sembrava allegra. Questo problema mi ha preoccupato per tutto il tempo delle riprese… Non mi piacciono molto le scene in cui sono soltanto divertente. Mi sembra che Falstaff sia più un uomo di spirito che un pagliaccio… È il personaggio cui credo di più, è l’uomo più buono di tutto il dramma. Le sue colpe sono colpe da poco, e lui se ne fa beffe. È buono come il pane, come il vino. Per questo ho trascurato un po’ il lato comico del personaggio: ogni volta che l’ho interpretato mi sono persuaso sempre di più del fatto che rappresenta la bontà e la purezza»

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