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Pagamento del gas in rubli: l’Ue non accetta i ricatti di Putin. Il piano di Cingolani

Putin firma il decreto per il gas in rubli. Cingolani rassicura «Ecco il piano per sostituirlo»

Gas in rubli. La situazione rimane tesa per quanto riguarda il pagamento del gas russo in rubli, dopo che Vladimir Putin ha firmato il decreto presidenziale: stop alle forniture a chi non paga con la valuta locale.

Il decreto obbliga Gazprombank, la banca di stato russa, che gestisce i pagamenti per le forniture di gas ai paesi europei, a convertire in rubli la totalità dei pagamenti ricevuti per il gas dai paesi ostili, cioè tutti i paesi occidentali.

Ue: «I contratti devono essere rispettati»

«I contratti devono essere rispettati» così il portavoce della Commissione Europea. «Con i nostri partner del G7 abbiamo chiaramente espresso la nostra posizione: i contratti concordati devono essere rispettati. Il 97% dei contratti in questione prevede esplicitamente il pagamento in euro o dollari. Le aziende con tali contratti non dovrebbero aderire alle richieste russe», ha aggiunto ieri il portavoce della Commissione Ue.

L’Unione Europea, quindi, non vuole piegarsi ai «ricatti» dello zar, ribadendo il no al pagamento del gas in rubli.

Cingolani: «Tre rigassificatori per sostituire la dipendenza da Mosca. Niente allarmi nel futuro prossimo»

Il ministro per la Transazione Ecologica Roberto Cingolani ha rilasciato un’intervista, nella quale cerca di rassicurare gli italiani sulla situazione precaria dell’energia. «Noi abbiamo tre rigassificatori, alcuni lavorano a metà della loro capacità, quindi, possono produrre più gas. Stiamo trattando per acquistarne altri due galleggianti. Per avere un’idea, solo loro possono fornirci 10 miliardi di metri cubi all’anno a fronte di un consumo totale del Paese di oltre 70 miliardi di metri cubi. Possiamo, inoltre, aumentare leggermente il prelievo di gas dai nostri giacimenti esistenti per ulteriori 2 miliardi di metri cubi».

Il governo italiano sta lavorando nel tentativo di sostituire il gas proveniente dal Cremlino, che oggi ammonta al 40% del nostro fabbisogno totale.

«Stiamo comprando gas per riempire le nostre riserve, gli stoccaggi sono buoni e si va verso la stagione più calda. Per arrivare a razionamenti la situazione dovrebbe precipitare» così il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.

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Ma, spiega Cingolani, il punto è il prezzo del gas: «Lo stiamo scoprendo in questi mesi a nostre spese. Lo scorso autunno, non l’altro ieri, il nostro Paese ha proposto acquisti comuni e stoccaggi comuni all’Europa per arginare la corsa dei prezzi. Con la guerra e le speculazioni la situazione è peggiorata e quindi abbiamo proposto poi un price cap europeo, un meccanismo di compensazione per attutire gli effetti del caro energia e della speculazione su imprese e famiglie».

Oggi l’Italia è al centro delle strategie europee: «Forse ne siamo poco consapevoli, ma di questo si sta discutendo in Europa dove non siamo più il problema ma offriamo soluzioni. Dobbiamo ragionare sull’oggi per affrontare la crisi legata ai prezzi e alla guerra ma con lo sguardo sul lungo periodo».

I tre piani di emergenza del governo italiano del gas naturale

Sono tre i piani di emergenza del sistema italiano del gas naturale: preallarme, allarme, emergenza. Dal 26 febbraio l’Italia si trova in fase di preallarme, ovvero, si punta a massimizzare le importazioni di gas e a efficientare i consumi. La fase di allarme, invece, scatta solo in caso di riduzione o interruzione delle forniture di gas. Si finisce in stato di emergenza nel momento in cui il mercato del gas salta.

 

Editor: Vittoria Ferrari

 

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