Parità salariale
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Parità salariale spiegata per punti: cos’è, cosa prevede e cosa cambia

Il 13 ottobre è stata approvata all’unanimità dalla Camera (393 voti favorevoli, zero contrari) una proposta di legge sulla parità salariale tra i generi. Lunedì 26 ottobre il Senato ne ha licenziato all’unanimità e definitivamente il testo, a firma di Chiara Gribaudo (deputata del Pd). Tutte le forze hanno espresso la propria soddisfazione. Si aggiorna così una normativa contenuta nel Codice delle Pari opportunità del 2006.

 Parità salariale, cos’è e che obiettivo ha la legge

La legge è il frutto di un testo unificato a partire da proposte delle diverse forze politiche, che rafforza le disposizioni relative all’applicazione della legislazione circa la parità e pari opportunità sul lavoro. Il provvedimento, infatti, punta a ridurre il cosiddetto “gender pay gap”, ossia la differenza di salario tra donne e uomini, e a far emergere ulteriori discriminazioni in ambito lavorativo. Vediamo ora nei dettagli che cosa contiene il testo approvato e quali sono nello specifico le misure messe in campo.

Quanto pesa il divario salariale in Italia?

  • Stipendio netto mensile a cinque anni dal conseguimento della laurea magistrale: la differenza è di oltre 500 euro tra uomini e donne, 1.969 contro 1.403 euro
  • Anche a parità di mansioni lo stipendio lordo annuo delle donne è inferiore dell’11,5% rispetto a quello degli uomini
  • Lo scarto tra gli stipendi cresce con l’aumentare del livello di istruzione. Il gap salariale è del 5,4% tra i diplomati delle scuole professionali, sale al 10,4% tra i non laureati e al 30,4% tra i laureati, per raggiungere il 46,7% tra chi ha conseguito un master
  • Per quanto riguarda l’occupazione in generale invece, l’Italia è tra i Paesi Ue con il più alto divario occupazionale di genere (ossia la differenza tra gli occupati uomini e donne), pari al 19,6 per cento, contro una media europea pari a meno del 12 per cento.
Parità salariale
Approvata la legge sulla parità salariale uomo-donna con 393 voti favorevoli e 0 contrari.

Legge sulla parità salariale, cosa prevede e cosa cambia

La proposta di legge, presentata con un testo unificato dalla relatrice Chiara Gribaudo del Partito democratico, è il risultato di una serie di proposte di legge avanzate nel corso di questa legislatura. La prima risale al 2017, ma in questi quattro anni tutti i partiti hanno contribuito. Ma che cosa stabilisce la legge sulla parità salariale appena approvata a Montecitorio?

Il testo unificato, approvato dalle Commissioni parlamentari, si compone di sei articoli che propongono delle modifiche al Codice delle pari opportunità adottato nel 2006 e altre disposizioni sul gender gap in ambito lavorativo.

Articolo 1, modifica dell’articolo 20 del codice pari opportunità

Redigere ogni due anni una relazione di monitoraggio sulla disparità di genere in ambito lavorativo.

Articolo 2, modifica l’articolo 25 del codice

Aggiunge tra le discriminazioni indirette (cioè quei comportamenti apparentemente neutri che possono mettere le donne in quanto tali in una posizione di svantaggio) «la modifica delle condizioni e dei tempi di lavoro che sfavoriscono in ragione del sesso e delle esigenze familiari».

Articolo 3

Per le aziende con più di 50 dipendenti (prima era 100), la redazione, almeno ogni due anni, circa l’andamento aziendale sulla base di diversi parametri 

Articolo 4, inserisce nel codice l’articolo 46-bis

Instituisce la «certificazione della parità di genere», un sistema che servirà ad attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere. Gli sgravi fiscali fino a 50 mila euro per le aziende che ottengono tale certificato sono descritti all’articolo 5.

Articolo 5

Gli sgravi fiscali fino a 50 mila euro per le aziende che ottengono le “certificazioni sulla parità di genere” richieste dall’articolo 4 

Articolo 6

Dispone l’equilibrio di genere negli organi delle società pubbliche non quotate, in base al quale il genere meno rappresentato deve ottenere almeno due quinti degli amministratori eletti.

Insomma, tra le novità introdotte dalla legge sulla parità salariale ci sono nuovi strumenti per la lotta alla discriminazione di genere sul posto di lavoro. Viene inoltre introdotta la “certificazione della parità di genere”, che comporterà sgravi fiscali per le aziende meritevoli, e il principio di equilibrio di genere negli organi delle società pubbliche.

Parità salariale
Chiara Gribaudo, deputata del PD che ha firmato la legge per la parità salariale

Politica: commenti positivi da tutti gli schieramenti

I partiti hanno commentato favorevolmente il passaggio della legge alla Camera, votato favorevolmente da tutti i 393 deputati presenti in Assemblea.

Gribaudo nel suo intervento alla camera prima della votazione, ha voluto sottolineare come questa nuova legge sia il frutto di un lavoro congiunto da parte di tutte le forze politiche «a dimostrazione che, quando si dà spazio al Parlamento e al dialogo, i risultati possono arrivare». Rivolgendosi alle sole donne, invece Gribaudo he affermato:

a tutte le donne pagate meno dei colleghi uomini, alle donne che hanno i titoli ma non il sesso giusto per essere dirigenti. La democrazia comporta fatica ma può consentirci di costruire diritti e futuro.

Conclusioni

Dopo quattro anni dalla prima bozza di questa legge, finalmente il Ddl sulla parità salariale è stato approvato. Questo decreto dunque, non solo è importante in quanto riconosce un diritto fondamentale: la parità di genere;  è importante anche perché frutto dell’unanimità dei partiti sulla necessità di tutelare questo diritto. Questa legge è nata lentamente dal dialogo e dal lavoro svolto con un obiettivo finale comune, non da una rigida presa di posizione; la speranza è che questo mindset dei partiti possa essere riutilizzato anche in futuro.

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