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Philip Roth: addio a un gigante della letteratura

All’età di 85 anni si spegne Philip Roth, a causa di un’insufficienza cardiaca. Il mondo perde un gigante della letteratura.

Philip Roth: un grande autore contemporaneo

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Lo scrittore Philip Roth

Il New Yorker ha risvegliato il mondo con una triste notizia: Philip Roth è deceduto stanotte, il 22 maggio 2018. Aveva 85 anni e pare che il decesso sia stato causato da un’insufficienza cardiaca. Il suo agente letterario, Andrew Wylie, ha confermato il triste evento. L’autore aveva deciso di smettere di scrivere nel 2012, dichiarando: «La lotta con la scrittura è finita». Forse a causa della frustrazione per non aver mai ricevuto il Nobel per la letteratura, Roth aveva ormai messo da parte la penna.

Nato nel 1933 a Newark (New Jersey), il romanziere era figlio di immigrati galiziani di origine ebraica. Successivamente, si laureò alla Bucknell University e conseguì un master in letteratura anglosassone alla Chicago University. Dopo una carriera come insegnante di scrittura e professore universitario, nel 1991 decise di dedicarsi esclusivamente alla sua grande passione: la scrittura. Una personalità complessa, che non riusciva a scindere la propria vita personale dagli universi che creava nei suoi romanzi. Una parte di lui, infatti, è presente in tutte le sue opere. Per questo motivo, Philip Roth è riuscito a fare arte di una vita ordinaria, contribuendo ad arricchire il patrimonio letterario contemporaneo.

Le opere

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Una scena del film American Pastoral (2016)

Philip Roth esordì con Addio, Columbus e cinque racconti, sei racconti in cui emerge in modo evidente lo stile ironico, coltissimo e influenzato da varie suggestioni culturali dell’autore. Poi pubblicò Lasciarsi andare, un romanzo in cui affronta il tema della convivenza tra ebrei e cristiani. Seguì un altro romanzo, Quando lei era buona, in cui il personaggio di Lucy Nelson è ispirato alla prima moglie dello scrittore.

Ma il successo arrivò con il quarto libro: Lamento di Portnoy, commedia personale e tragedia allo stesso tempo. I temi della psichiatria, del sesso e delle nevrosi suscitarono scandalo, ma il numero delle vendite fu comunque molto alto. Molti altri titoli seguirono a questo: La nostra gang (1971), Il seno (1972), Il grande romanzo americano (1973), Il professore di desiderio (1977), Lo scrittore fantasma (1979), Zuckerman scatenato (1981), La lezione di anatomia (1983). E ancora, L’orgia di Praga (1985), La controvita (1986), I fatti. Autobiografia di un romanziere (1988), e Patrimonio. Una storia vera (1991).

Infine, nel 1997, pubblica l’opera per cui tutti lo conosciamo: Pastorale americana, un romanzo che il New Yorker definì “epocale”. In questa grande opera troviamo un personaggio ricorrente nella letteratura di Roth, cioè Nathan Zuckerman, che incontra un suo vecchio amico. Quest’ultimo gli racconta le vicende di suo fratello maggiore, Seymour Levov detto “lo Svedese” a causa dei suoi lineamenti nordici, in contrasto con la comunità ebraica a cui appartiene. Zuckerman decide quindi di ricostruire una biografia immaginaria di Seymour. Ovviamente, Seymour nasce a Newark, proprio come il suo creatore. Da questo grande romanzo è stato tratto un film nel 2016, American Pastoral.

Philip Roth, dunque, ci ha donato opere letterarie di inestimabile valore. Il mondo oggi dice addio a questo grande autore, che, a prescindere dai riconoscimenti, ha dato il suo volto alla letteratura contemporanea.

 

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