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Piano di emergenza nucleare, Maurizio Pernice: «Nessuna psicosi o corsa in farmacia»

Piano di emergenza nucleare in Italia: al momento è tutto sotto controllo. Le tre fasi in caso di alert

Piano di emergenza nucleare. Con la speranza che non serva, il Governo italiano ha aggiornato dopo 12 anni il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. Sperando si tratti solo di una forma di precauzione, è un documento che individua le misure necessarie ad affrontare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati oltre la frontiera. Si tratta di impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei.

Per la iodoprofilassi arriva il chiarimento dall’Istituto Superiore di Sanità: non c’è alcun bisogno di prendere farmaci ora né di ricorrere alle pillole di iodio stabile tanto richieste ora in farmacia, evitando il fai da te ingiustificato.

Piano di emergenza nucleare

Piano di emergenza nucleare. La bozza del testo è stata firmata dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Sarebbe proprio la Protezione civile, in caso di allarme, a dare indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi. La firma è arrivata pochi giorno dopo l’attacco alla centrale di Zaporizhzhia, ma l’aggiornamento era iniziato mesi fa.

Cosa succede in caso di emergenza nucleare in Italia: nessuna psicosi

La gestione di un eventuale allarme nucleare in Italia spetterebbe a Maurizio Pernice, direttore dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare. Proprio lui ha spiegato in un’intervista a Repubblica che attualmente è tutto sotto controllo: «Nessuna psicosi ingiustificata, nessuna corsa in farmacia, non c’è davvero motivo di fare incetta di compresse di iodio (che peraltro non ha senso prendere in via preventiva e mai senza controllo medico) né pensare a rifugi blindati. Viste le distanze con l’Ucraina, per noi il parametro di riferimento resta Chernobyl. Nel senso che un eventuale incidente potrebbe avere in Italia le stesse ricadute dell’86, quindi non dirette sulle persone ma sul territorio».

Pernice spiega che in caso di emergenza nucleare in Italia la valutazione degli scenari è legata alle distanze e alle condizioni meteorologiche.

Se la radioattività è minima potrebbe non essere necessario alcun intervento.

piano di emergenza nucleare

Piano articolato in tre fasi

Il Piano si attuerà solo seguendo tre fasi:

  • entro i 200 km: riparo al chiuso, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni
  • tra i 200 e i 1000 km distanza indicativa variabile a seconda delle condizioni meteo, venti e precipitazioni. In questo caso sono previsti interventi indiretti sul territorio, controlli su verdura a foglia larga e frutta, latte, sulla filiera agroalimentare e sulle importazioni dall’estero
  • oltre i 1000 km: controllo dei prodotti in arrivo dall’estero e sul rientro in sicurezza dei cittadini italiani

Iodoprofilassi: la protezione della tiroide

Nel Piano di emergenza nucleare, importante è il riferimento alla iodoprofilassi, necessaria se l’emergenza dovesse verificarsi entro i 200 km. «È una misura efficace di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione». Nella bozza si legge che «il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima, e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione».

Il documento specifica che «risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione» mentre è sconsigliato farlo dopo le 24 poiché questo potrebbe causare più danni che benefici, prolungando, quindi, l’emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide.

La iodoprofilassi è prevista anche per le classi di età 0-17 anni e 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. «Il Ministro della Salute può decidere l’attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate».

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