pietro da cortona
Dizionario Arte

Pietro da Cortona

Pittore, architetto, decoratore e disegnatore italiano, Pietro da Cortona fu il più influente pittore italiano della sua generazione; secondo solo a Bernini come genio più versatile di tutto il barocco romano.

Deve il suo nome al paese di nascita, dove probabilmente si formò con il padre, uno scalpellino, prima di stabilirsi a Roma nel 1612 circa. Il primo grande incarico fu un ciclo di affreschi per la chiesa di Santa Bibiana (1624-26), commissionati da Urbano VIII (Maffeo Barberini). La protezione della famiglia Barberini fu determinante nella sua carriera.

Pietro da Cortona e la famiglia Barberini

Per il loro palazzo dipinse la sua opera più famosa, un enorme affresco, Il Trionfo della Divina Provvidenza e il compimento dei suoi fini attraverso il potere spirituale e temporale del papato al tempo di Urbano VIII, sul soffitto del gran salone. Lo iniziò nel 1633, ma interruppe i lavori nel 1637 per recarsi a Firenze, dove dipinse due affreschi commissionati dal granduca Ferdinando II de’ Medici sui muri della sala della Stufa a Palazzo *Pitti; i soggetti sono L’età dell’oro e L’età dell’argento.

Tornato a Roma, completò il soffitto Barberini nel 1639. Opera chiave nello sviluppo della pittura barocca, è un esempio trionfante dell’illusionismo, perché il centro del soffitto appare aperto al cielo e le figure viste dal basso sembrano scendere nella stanza e uscirne al tempo stesso. L’opera dimostra la convinzione di Cortona -esplicitata durante un dibattito con Andrea Sacchi all’Accademia di San Luca intorno al 1636 -che un dipinto storico potesse essere paragonato a uno epico e che potesse fare uso di molte figure; Sacchi, immerso in una semplicità e unità classica, sosteneva l’uso del minor numero possibile di personaggi.

Il ritorno a Firenze

Per la maggior parte degli anni tra il 1640 e il 1647 Cortona lavorò di nuovo a Firenze, continuando a decorare Palazzo Pitti. Prima completò le quattro età dell’uomo nella sala della Stufa con scene dell’Età del bronzo e dell’Età del ferro, poi cominciò una serie di dipinti allegorici sui soffitti di cinque stanze chiamate con nomi di pianeti (furono completati dal suo allievo Ciro Ferri [1634-1689]). Questi dipinti sono accompagnati da sontuosi *stucchi ornamentali, tecnica molto diffusa in Italia e in Francia (Cortona rifiutò l’invito del cardinale Mazarino a visitare Parigi, ma il suo stile fu portato in Francia dal suo allievo migliore, Romanelli).

Dal 1647 fino alla morte lavorò ancora a Roma e le maggiori opere di questo periodo sono un grande ciclo di affreschi per la chiesa di Santa Maria in Vallicella (la Chiesa Nuova, 1647-65), nella quale, come a Palazzo Pitti, dipinti e stucchi si sposano splendidamente. Nel corso della sua carriera dipinse soggetti religiosi e mitologici a cavalletto e anche i cartoni preparatori per alcuni arazzi con le storie di Costantino (1626-41) per Palazzo Barberini (oggi al Philadelphia Museum of Art), completando la serie cominciata da Rubens. Cortona scrisse che l’architettura era per lui poco più che un passatempo, ma è riconosciuto come uno dei maggiori architetti dell’epoca.

La chiesa dei SS. Martina e Luca

Il suo capolavoro è la chiesa dei SS. Martina e Luca a Roma (1635-50), che fu la prima chiesa barocca disegnata e costruita come un unico insieme. Anche se l’architettura mantiene lo stesso vigore dei dipinti, vi è meno corrispondenza tra i due campi di quanto si possa immaginare. Non decorò mai una delle sue chiese e senz’altro non erano progettate per gli affreschi, bensì per creare effetto tramite la grandiosità delle forme più che la ricchezza delle decorazioni. La sua fama sbiadì nel secolo successivo come quella di molti altri artisti barocchi. In un famoso passaggio del suo Dizionario di belle arti (1797) Francesco Milizia scrisse: “Borromini nell’architettura, Bernini nella scultura, Pietro da Cortona nella pittura… rappresentano un gusto malato -che ha contagiato numerosi artisti”.

Nascita: Cortona 1596; Morte: Roma 1669

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