Arte

PITTURE COME RACCONTI, ANNA CONWAY

 

MoMA PS1, American Academy of Arts and Letters, Kemper Museum of Contemporary Art, Galerie Rudolphe Janssen. Queste, solo alcune delle istituzioni in cui la pittrice Anna Conway ha esposto nella sua carriera. Classe ’73, nata in Colorado, vive e lavora a New York, ammirata moltissimo dalla critica, poche sono le testate che ancora non le hanno dedicato un articolo. Vincitrice di numerosi premi, tra cui il John S. Guggenheim Award, espone fino al 31 luglio a Reggio Emilia alla Collezione Maramotti.

Per la prima personale europea la Conway ha realizzato quattro nuove opere. Pitture precise, metodiche e analitiche pensate appositamente Purpose, integrate da un altro dipinto realizzato nel 2013: It’s not going to happen like that, che rispetto agli altri è difficile da collocare in uno spazio temporale. L’interno è senza finestre, solo un trompe-l’oeil, un paesaggio sulla parete. Non è un luogo è lo specchio di un riflesso mentale. Diversamente da Devotion, Determination, Perseverance e Potential, qui è rappresentata un’unica giornata in quattro diverse location per quattro diversi abitanti.

Alba, metà pomeriggio, crepuscolo e notte. Sono piccoli racconti o sceneggiature di un film in cui le vite dei suoi personaggi si intrecciano come nei primi film di Alejandro González Iñárritu. Da una finestra si intravedono i grattacieli di New York è Determination, mente l’unico segno di vita in Perseverance è un’immagine delle statuette enigmatiche dell’isola di Pasqua, oggetti di un ufficio semi-vuoto. In Devotion si percepisce la presenza umana, e un’enorme nave da guerra diventa protagonista di Potential, non è attraccata in mezzo nell’oceano, ma in un mare verde, in un prato. Non si sa chi l’abbia messa lì, non sappiamo neanche se si trovi davvero lì. È una scena fantastica (probabilmente) perché va oltre la quotidianità, nonostante la forma visuale la faccia apparire come vera.

 

Anna Conway. Purpose
Fino al 31 luglio 2016
Collezione Maremoti, Reggio Emilia

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